Un sottotenente della Folgore scrive a Mattarella / “L’obbedienza cieca è un vizio, non una virtù. Il certificato verde è un’infame pratica ritorsiva”
“L’obbedienza militare leale e consapevole è una virtù, quella cieca e assoluta un vizio”.
Vanno lette con attenzione le parole che il sergente maggiore Ciro Scognamiglio, del 187° Reggimento paracadutisti Folgore, rivolge in una lettera al presidente della Repubblica Mattarella. Sospeso dalla retribuzione per gli effetti del decreto legge 26 novembre 2021 n.172, il sottufficiale ricorda che “anche ai militari viene riconosciuto il diritto della libertà di manifestare il proprio pensiero”.
Togliere lo stipendio a chi non ha altre risorse è come uccidere, ma “per fortuna non si è ancora arrivati a sopprimere la coscienza intellettuale e soprattutto lo stato di diritto, in quanto sono principi fondamentali della Costituzione italiana”.
“L’obbedienza militare leale e consapevole è certamente una virtù, quella cieca e assoluta può considerarsi un vizio, una specie di neo sulla cute della democrazia”.
“Occorre avere l’onestà intellettuale ancor prima del coraggio di dirlo apertamente, senza perifrasi e senza timori: il certificato verde (lasciapassare verde) o passaporto vaccinale che dir si voglia è una infame pratica ritorsiva. Si tratta a tutti gli effetti di una pratica discriminatoria oscena, che merita il massimo disprezzo e la massima opposizione da parte di tutti i cittadini che non sono disposti a piegarsi allo squallore infinito del nuovo Leviatano tecno-sanitario, che sta tentando di soffocare i valori fondamentali di democrazia e di libertà, protetti dalla Costituzione”.
“Giova rammemorare – prosegue il sottotenente Scognamiglio – ciò che è ovvio nel tempo della menzogna universale: i diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione, dal diritto di movimento a quello di assemblea, non sono in alcun modo vincolati e vincolabili a presunti passaporti verdi, gialli, fucsia o color guano”. E chi cerca di giustificare tale abominio in nome della scienza è “un criminale”.
“Non vi è virus al mondo che possa disporre in congedo le libertà, i diritti e la Costituzione. Una scienza che ce lo chiedesse non sarebbe scienza, ma squallida ideologia proprio come l’infame dottrina della razza nel 1938 o l’aberrante dottrina eugenetica”.
Quando a Primo Levi chiesero come furono possibili i lager nazisti, rispose: con l’indifferenza, con il silenzio, la passività.
Ormai la mistificazione terapeutica è chiara. La società è stata trasformata in una clinica, i cittadini in pazienti sottomessi a norme repressive. “Non vi sono più cittadini autonomi, soggetti di diritto, che – come è proprio delle democrazie – decidono della propria esistenza: in luogo dei cittadini soggetti di diritto vi sono pazienti da curare, della cui vita decidono gli esperti in camice bianco dei media mainstream”.
Il libero cittadino è stato sostituito dal malato, che dipende in toto dalle cure del nuovo Leviatano tecno-sanitario. Del resto, non è la prima volta nella storia che la medicina si fa ancella ideologica della politica.
“Siamo sudditi della nuova lockdown society”, nella quale “il cittadino deve sempre essere pronto a esibire i propri certificati in regola”. Che si tratti di pass vaccinali o di tamponi negativi, “siamo stati privati dei diritti inalienabili”. Infatti, “non v’è quasi più diritto che non possa essere sequestrato in nome della protezione sanitaria”.
“Anche i cittadini in armi hanno gradualmente preso coscienza del fatto che il certificato verde costituisce un palese strumento di discriminazione che collide con i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico militare e non, considerati intangibili dalla Costituzione repubblicana”.
“Il Green Pass esclude dalla vita economica e sociale ed ora anche lavorativa della nazione quei cittadini che sostengono convinzioni ed evidenze diverse da quelle imposte dal governo”.
“Signor presidente, il sottoscritto non è giurista, tuttavia la normativa che istituisce il certificato verde a mia modesta opinione si pone in netto contrasto con l’art.3 della Costituzione, secondo cui ‘tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’. Il Green Pass, spingendo surrettiziamente i cittadini alla vaccinazione, aggira il divieto sancito dall’art.32 della Costituzione, secondo cui ‘Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario obbligatorio se non per disposizione di legge’. E se anche una legge del genere fosse adottata dal governo (sotto le spoglie di un decreto legge) o autonomamente dal Parlamento, questa legge, sempre ai sensi dell’art.32 della Costituzione, non potrebbe ‘in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana’ “.
Anche sul piano internazionale “il Green Pass si pone in contrasto con alcune dichiarazioni di principio sancite da strumenti giuridici di natura programmatica, quali la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, secondo cui ‘a ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione’. Analoghe dichiarazioni si rinvengono in accordi internazionali giuridicamente vincolanti, di cui l’Italia è parte contraente, quali la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950, secondo cui ‘il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione’ “.
È arrivato il momento di dire – scrive ancora il sottotenente – che “bisogna opporsi, nei limiti e con i modi stabiliti dalla Costituzione e dalle leggi, a questo subdolo strumento di discriminazione che mira a creare fazioni e schieramenti, a instillare l’odio sociale, a distruggere le fondamenta stessa della Costituzione repubblicana”.
Tutti coloro che si sono arruolati volontariamente nelle forze armate e nei corpi armati italiani hanno giurato fedeltà attraverso la seguente formula:
“Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina e onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”.
La giustificazione secondo cui ci si limita a “eseguire gli ordini” non regge. “Un domani non molto lontano i nostri figli ci chiederanno conto di tutto questo, ci imputeranno di aver tradito il patto tra genitori e figli e di non aver avuto coraggio di opporsi a questo abominio liberticida”.
“Signor presidente della Repubblica, le rivolgo sentito e doveroso saluto militare, affermando fedeltà alla Repubblica italiana”.
Fonte: comedonchisciotte.org
* * * * *
Sei un lettore di Duc in altum? Ti piace questo blog? Pensi che sia utile? Se vuoi sostenerlo, puoi fare una donazione utilizzando questo IBAN:
IT65V0200805261000400192457
BIC/SWIFT UNCRITM1B80
Beneficiario: Aldo Maria Valli
Causale: donazione volontaria per blog Duc in altum
Grazie!