Niente Comunione a Nancy Pelosi. Giusto. Ma c’è una lunga lista di politici “cattolici” ai quali andrebbe negata
di John Horvat
È stata una sorpresa leggere che l’arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone ha impedito a Nancy Pelosi di ricevere la Santa Comunione per il suo fanatico sostegno all’aborto procurato.
Su questo tema i sostenitori della vita sono da tempo abituati ai tentennamenti ecclesiastici. Troppo spesso, nei confronti di politici ostinati e induriti nel loro sostegno all’aborto, i rappresentati ufficiali della Chiesa hanno impiegato la deplorevole tattica del dialogo, dell’accompagnamento e dell’ascolto interminabili. Sono passati anni mentre la strage degli innocenti continuava senza sosta.
Quando la lettera dell’arcivescovo è stata resa pubblica, i fedeli hanno potuto apprezzare una rara e ben mirata determinatezza. Si è trattato di una condanna. Vale a dire, un atto che dichiara senza riserve che qualcuno è riprovevole, sbaglia o è in malafede. È un’affermazione che il bene e il male esistono e che ci sono delle conseguenze. In un’epoca di relativismo morale, un atto del genere equivale a un terremoto politico.
Una condanna confortante
È stato confortante vedere la Chiesa agire come dovrebbe e non menare il can per l’aia. Una boccata d’aria fresca è stato constatare che altri vescovi hanno sostenuto l’arcivescovo di San Francisco o addirittura esteso il suo divieto. Il vescovo di Santa Rosa, Robert Vasa, nella cui diocesi la signora Pelosi avrebbe una casa estiva, ha detto che il divieto si applica anche nella sua giurisdizione: “Il nuovo Canone chiarisce che fornire sacramenti a qualcuno a cui è vietato riceverli [ha] le sue possibili sanzioni”.
È stato come se un oscuro incantesimo fosse stato finalmente spezzato. Per troppo tempo il male è avanzato perché esponenti ufficiali della Chiesa hanno adottato la linea farsesca, tipica di padre James Martin, di “costruire ponti” con il peccato1 che tutti i cattolici devono odiare in quanto peccato (distinguendolo dai peccatori, che i cattolici devono amare e aiutare a tornare alla fedeltà).
L’arcivescovo ha scritto: “Dopo numerosi tentativi di parlare con il presidente della Camera Nancy Pelosi per aiutarla a capire il grave male che sta perpetrando, lo scandalo che sta causando e il pericolo per la sua stessa anima che è a rischio, ho deciso che lei non sarà ammessa alla Santa Comunione”.
L’arcivescovo ha infranto altre regole progressiste menzionando la nozione di peccato, persino “grave”, e la possibile dannazione dell’anima. Ha denunciato lo scandalo e ha insinuato la necessità di essere degni per poter ricevere la Santa Comunione. Queste sono misure disciplinari a lungo dimenticate, “politicamente scorrette”, sebbene pastorali ed efficaci, che i cattolici fedeli hanno chiesto in preghiera per decenni.
Un rimprovero meritato
La presidentessa della Camera merita il rimprovero. Non solo sostiene l’aborto procurato, ma si è messa in prima linea in questa battaglia, appoggiando ogni iniziativa in questa direzione. Ha confuso le acque dottrinali dicendo di non trovare contraddizioni tra questa orribile posizione e la fede cattolica. Le è stata data ogni opportunità di ritrattare. Tuttavia, continua ad agire pubblicamente contro l’insegnamento della Chiesa.
“L’idea stessa che si indichino alle donne le dimensioni, i tempi o qualsiasi altra cosa riguardanti le loro famiglie, (una cosa così) personale, è spaventosa, e lo dico da devota cattolica”, ha recentemente dichiarato al Seattle Times.
Dunque, diventa motivo di gratitudine e di elogio pubblico che qualcuno prenda posizione, come ha fatto l’arcivescovo.
Perché ci è voluto tanto tempo?
È eccellente che qualcuno parli. Tuttavia è anche motivo di riflessione. Perché ci è voluto così tanto?
Il movimento pro-vita ha atteso per cinquant’anni altri pronunciamenti come questo. Molti rappresentanti della Chiesa condannano l’aborto come principio astratto. Tuttavia, sono stati pochi quelli che, con il loro pastorale in mano, hanno fatto nomi e cognomi e sanzionato pubblicamente quei politici e giudici cattolici che promuovono in modo svergognato il massacro di milioni di americani. Quanti milioni di vite innocenti sarebbero state salvate se i rappresentanti della Chiesa avessero mostrato coraggio morale e avessero punito prima i promotori dell’aborto!
Una considerazione molto più seria riguarda ancora l’amore di Dio. Molte comunioni sacrileghe avrebbero potuto essere evitate se a questi individui fosse stato impedito di ricevere il Santissimo Sacramento. I cattolici devono considerare questa grave offesa a Dio e le sue conseguenze per la nazione. Dio non può benedire una nazione che lo offende costantemente in questo modo.
Ci vorrebbero molte altre condanne
C’è un’altra considerazione da fare. Nancy Pelosi non è certo l’unico funzionario governativo cattolico a promuovere l’aborto procurato. Migliaia di personalità pubbliche cattoliche difendono spudoratamente questo massacro di innocenti, affermando di essere, come la Pelosi, “cattolici devoti”.
Anche queste persone devono essere sanzionate. Avvertite per mezzo secolo, ora dovrebbero essere aggiunte alla lista. Per troppo tempo i rappresentanti ufficiali della Chiesa hanno mancato al loro dovere permettendo che questo scandalo oltraggioso continuasse e rifiutandosi di difendere efficacemente i nascituri innocenti.
Infine, questa stessa disciplina della Chiesa dovrebbe essere applicata alla più alta autorità della nazione, cioè al presidente Joe Biden. Egli è la figura cattolica più visibile e il più ardente e radicale promotore dell’aborto che rivesta una carica pubblica. Non risparmia alcuno sforzo per promulgare leggi e fornire finanziamenti a questa nefasta causa, pur affermando di essere un fedele cattolico.
La scandalosa complicità del progressismo cattolico
Tutte queste considerazioni evidenziano la grave crisi interna alla Chiesa. Nulla di questa tragedia apocalittica sarebbe possibile se non fosse per la complicità e il comportamento scandaloso di vescovi e sacerdoti progressisti. Essi sostengono il presidente, il presidente della Camera Nancy Pelosi e tanti altri ancora, dando loro la Santa Comunione nonostante lo scandalo pubblico che ciò provoca. Il cardinale Wilton Gregory, arcivescovo di Washington, ha persino annunciato pubblicamente che non negherà la Santa Comunione al presidente Biden.
Da tempo il progressismo cattolico ha strumentalizzato a scopo propagandistico il Santissimo Sacramento, dando consapevolmente la Santa Comunione a questi individui e pur rendendosi conto del vantaggio politico che così viene offerto a politici i quali, pur sbagliando, vogliono apparire come cattolici. I funzionari della Chiesa che assecondano lo scandalo ne sono complici, favorendo sia l’offesa a Dio sia il danno ai fedeli.
La condanna di Nancy Pelosi è un buon inizio e merita un plauso. Occorre fare molto di più e molto presto, per evitare che sia troppo poco e troppo tardi.
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[1] Padre James Martin S.I., autore del libro Un ponte da costruire, è il grande fautore della “pastorale LGBT”.
Fonte: LifeSiteNews