A proposito di recenti interviste al papa
Ultimamente a Santa Marta c’è un via vai di giornalisti e cameraman che sembrano scambiarsi il testimone di una staffetta senza fine. Eppure la Domus Sanctae Marthae era stata voluta da Giovanni Paolo II per ben altri scopi. Dopo aver concesso una intervista a puntate all’agenzia di stampa britannica Reuters, Francesco parla ai microfoni di Televisa-Univision. Intervistato dalle giornaliste messicane María Antonieta Collins e Valentina Alazraki il Papa ha detto: “Non ho intenzione di dimettermi. Se ciò dovesse accadere vorrei essere chiamato vescovo emerito di Roma”.
L’intervista
Francesco ha riferito: “Amo molto il popolo cubano. Ho avuto buoni rapporti umani con il popolo cubano e confesso anche che con Raúl Castro ho un rapporto umano. Sono stato felice quando è stato raggiunto quel piccolo accordo con gli Stati Uniti, voluto all’epoca dal Presidente Obama e accettato da Raúl Castro, ed è stato un buon passo avanti, ma ora si è fermato”.
“Al momento stiamo conducendo colloqui esplorativi per colmare il divario. Cuba è un simbolo, Cuba ha una grande storia, mi sento molto vicino, anche ai vescovi cubani”, ha chiarito.
Poi ha fatto riferimento ai media, dopo che gli è stato chiesto cosa pensa quando viene definito “comunista”. “Alcuni gruppi nei media sono molto ideologizzati e si dedicano a ideologizzare la posizione degli altri. A volte non sanno distinguere il comunismo dal nazismo, dal populismo e dal popolarismo. Quando mi accusano di comunismo, rispondo: “Che cosa antiquata”. Quelle accuse sono passate, le considero superate. Sono fatte da piccoli gruppi ideologici” ha detto il Papa.
Francesco è tornato a parlare della guerra e ha messo in guardia dal rischio che il mondo si precipiti verso una terza guerra mondiale, affermando che “guerre selvagge di distruzione” come quella che imperversa in Ucraina sono in corso da anni. “Da anni viviamo la Terza Guerra Mondiale a pezzi, a capitoli, con guerre ovunque, anche se la guerra in Ucraina ci tocca più da vicino” ha detto Bergoglio.
Sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il Pontefice ha detto che preferisce parlare delle vittime piuttosto che dei colpevoli, “del Paese che viene attaccato” e delle “cose selvagge di cui leggiamo e sappiamo chi le fa”. Ma non ha voluto fare riferimenti espliciti alla Russia o a Putin.
Ha detto di essere favorevole a “lasciare la porta aperta alla coscienza di una persona” e ha sorriso quando gli è stato chiesto di commentare coloro che lo accusano di essere un “filisteo”. “Rido, ha detto il Papa. Non c’è limite alla capacità di opinione delle persone” e molte opinioni si basano sull’ultimo feed di Twitter, ha lamentato.
Francesco ha fatto riferimento anche al dramma dello Yemen e della Siria, alle vite stroncate di 30 mila soldati, ai ragazzi morti nello sbarco in Normandia, ai conflitti bellici “che ci vengono imposti”, che dimostrano che “abbiamo perso la consapevolezza della guerra”.
E “l’umanità continua a fabbricare armi”, ha lamentato il Papa, sottolineando che la guerra “schiavizza”, disumanizza, e che, secondo quanto insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, “l’uso e il possesso di armi nucleari è immorale e non possiamo giocare con la morte a portata di mano”.
In altre parti dell’intervista, ha parlato della pandemia da coronavirus, della guerra in Europa, degli scandali degli abusi sui minori nella Chiesa, dell’aborto, oltre a non sottrarsi alle domande sul suo stato di salute o alle voci di possibili dimissioni.
Proprio in merito alle dimissioni Francesco ha nuovamente detto: “Non ho intenzione di dimettermi. Per il momento no”. Alla domanda della giornalista Collins che gli ha fatto notare come il periodo di pontificato sia stato lungo, il Papa ha detto che pensava un pontificato breve “ma non me ne ero reso conto e sono passati nove anni”.
Il ginocchio continua a creare alcuni problemi al Pontefice, anche in questa intervista ha riferito che gli fa male anche se sembra migliorare.
Tuttavia, ha detto il Papa, “se vedo che non posso, che sto male o che sono un ostacolo”, spero di essere “aiutato” a prendere la decisione di ritirarmi. Ha riferito di nutrire “grande simpatia” per la “bontà” di Papa Benedetto XVI, che si è dimesso nel 2013 e conduce una vita di ritiro, lettura, studio e scrittura all’età di 95 anni.
Rispondendo a una domanda sulla possibilità di avere delle norme relative alla figura del Pontefice emerito, Bergoglio ha osservato che “la storia stessa aiuterà a regolamentare meglio”, “la prima esperienza è andata molto bene”, perché Benedetto XVI “è un uomo santo e discreto”. Per il futuro, però, “conviene delimitare meglio le cose”, “spiegarle meglio”. A proposito di una sua eventuale futura rinuncia, ha risposto che non ritornerebbe in Argentina: “Sono il vescovo di Roma, in quel caso sarei il vescovo emerito di Roma”. E sulla possibilità di ritirarsi a San Giovanni in Laterano, risponde che sì, “potrebbe essere” così.
Infine, sugli scandali degli abusi sessuali sui minori, è stato molto esplicito nell’affermare che “la pentola è stata scoperchiata” dopo lo scandalo dei preti pedofili nello Stato della Pennsylvania (USA) e che “oggi la Chiesa è diventata sempre più consapevole”, “ha scelto di scoprire e noi non saremo complici” di questi crimini, ha assicurato Francesco.
Alcune considerazioni
Per quanto riguarda le dichiarazioni di Francesco in merito alla figura del Papa emerito bisogna rammentare che il Papa, spesso, pone l’accento sul fatto che lui è prima vescovo di Roma e poi Papa. Parlando in generale, bisogna sottolineare che il Papa non può essere distinto dal vescovo di Roma e, pertanto, qualora vi fosse un Pontefice emerito sarebbe vescovo emerito di Roma e Papa emerito. Le due cose non si possono separare. Il caso comunque, come ha chiarito Francesco, non riguarderà lui. Per dimettersi un Papa deve essere umile, consapevole del proprio limite e avere consapevolezza di quale sia il bene della Chiesa. Questo è ciò che rende Benedetto XVI una pietra fondamentale, sia sul piano teologico che filosofico, e dal quale non si potrà più prescindere nel futuro. Il grazie a Benedetto quindi deve andare per il suo servizio umile e sempre chiaro alla Chiesa di Cristo e non solo per la sua “bontà”. Negli ultimi anni è divenuta un pò nauseabonda questa immagine di Ratzinger quale nonno buono.
Per quanto riguarda la questione giuridica, spetterà al Papa e non ad altri, legiferare in merito alla figura del Papa emerito. Questo però non potrà accadere ora perché, seppur qui dentro molti abbiano dimenticato il principio per cui la legge prima deve entrare in vigore e poi può applicarsi, non si può intervenire sulla vita di Benedetto XVI mentre lui sta vivendo questa condizione. Francesco, poi, non tornerebbe certamente in Argentina, non perché è vescovo di Roma ma perché nel suo Paese hanno dimostrato in più occasioni di non volerlo. Quanti sono i vescovi emeriti che decidono di terminare la loro vita nel loro paese natale? Molti. Se si vuole “normalizzare” la figura del Papa, si faccia senza dire falsità. Nei numerosi viaggi apostolici Francesco non ha mai pensato di tornare a casa, un motivo ci sarà. Anche San Giovanni in Laterano non è il luogo adatto. Proprio perché quella è la Cattedra del Vescovo di Roma, non si è mai visto un vescovo emerito che vive in sede.
Non si può che convenire con Francesco per quanto riguarda la “riservatezza” di Benedetto XVI. Siamo certi che se le cose fossero state all’inverso, le ingerenze sul Pontificato sarebbero state numerose. Ma questo avviene anche nelle diocesi quando alcuni vescovi emeriti rendono la vita impossibile al vescovo in carica. Qui bisognerebbe ragionare sulla spiritualità delle persone, la capacità di comprendere che i ruoli sono servizi a cui non bisogna restare attaccati con la colla. Per questo motivo bisogna pensare a legiferare in merito, ma non è certo il compito di professori laici o addirittura dottorandi che non sanno neppure la differenza fra un Papa ed un altro. Sono questioni che devono essere affrontate dal Collegio cardinalizio e dal Papa regnante.
Bisogna poi sottolineare come queste interviste, che il Papa concede, stiano diventando un pò come il quarto cucchiaio di nutella: un po’ nauseanti. Le domande dei giornalisti sono sempre le stesse e, chiaramente, non vengono affrontate tematiche scomode. I rischi sono diversi. In primo luogo si vuol far passare l’idea che queste interviste siano a braccio, libere e spontanee ma è chiaro che al Papa non vengono rivolte domande “scomode”. Di cosa parliamo? Ci riferiamo, ad esempio, alla condanna del vescovo Zanchetta in Argentina. Francesco aveva parlato alla stampa dell’argomento prima della condanna sostenendo la sua completa innocenza, ora come mai nessun giornalista ha il coraggio di chiedergli cosa pensa di questa decisione? Non sarebbe forse il caso di chiedere a Francesco se secondo lui un vescovo deve essere considerato “uguale” agli altri cittadini e quindi scontare la propria pena all’interno di un carcere e non in strutture ecclesiali?
Ci riferiamo al provvedimento con cui ha tolto i diritti del cardinalato a Sua Eminenza Reverendissima il signor cardinale Giovanni Angelo Becciu. Perché nessuno di questi giornalisti non incalza Francesco chiedendogli come mai ha scelto di condannare un Principe della Chiesa ancor prima di avere la certezza della sua colpevolezza? Come mai nessuno chiede al Papa perché ha permesso determinate attività che violano i diritti umani fondamentali? Perché nessuno dice: Santità, ma dal dibattimento emerge che Lei sapeva tutto, ora cosa si aspetta?
Parliamo dell’accanimento che ha portato avanti contro quei fedeli che sono legati alla liturgia di san Pio V. Perché i giornalisti non si fanno voce delle richieste di migliaia di credenti che vogliono semplicemente celebrare il rito che sentono più vicino alla loro sensibilità? Francesco ha sempre parlato di misericordia e accoglienza ma questi fedeli sono da tenere fuori dall’ovile di Cristo? Come mai nessuno gli ha chiesto conto della Lettera Desiderio desideravi , scritta dal commosso vescovo francescano Vittorio Viola, con l’unico fine di demonizzare il rito antico? Perché questo odio? Francesco parla di media ideologizzati ma la lotta a questo rito è una ideologia pura. Ci sono soggetti che ci hanno creato la loro carriera su queste dispute, personaggi che dalla Liguria sono stati portati all’Aventino pur non capendo assolutamente nulla di liturgia.
Anche in merito al presidente Biden, Francesco ha riferito che deve essere aiutato a comprendere questa sua incoerenza. Il Papa quindi definisce il presidente degli Stati Uniti incoerente. Anche questa notizia, alcuni giornalisti si vedono bene dal pubblicarla a caratteri cubitali e nei titoloni. Francesco però resta sempre su quel filo del detto/non detto, se Biden sponsorizza l’aborto lo definisce incoerente e lo invita a parlarne con il suo vescovo, quando però gli viene chiesto se è corretto il provvedimento adottato dall’arcivescovo Cordileone nei confronti di Nancy Patricia Pelosi, allora dice “quando la Chiesa perde la sua natura pastorale, quando un vescovo perde la sua natura pastorale, crea un problema politico”. Ma non è forse il contrario? Non è Nancy Pelosi che sta strumentalizzando il Corpo di Cristo per una sua volontà politica? Cosa c’è di politico nella decisione di un vescovo di far rispettare la normativa prevista dalla Chiesa Cattolica? Sembra quasi che Francesco si pronunci più sulle persone e non sulla materia e non perda occasione per sferzare dei colpi nei confronti di quei vescovi che chiaramente non sono simili a lui.
Come mai nessuno di questi giornalisti chiede conto a Francesco delle assunzioni che Mauro Gambetti sta facendo in Vaticano favorendo quel clima di familismo amorale che il Papa aveva detto di voler combattere? Perché nessuno chiede una parola definitiva al Papa sull’omosessualità?
La fake sulla morte del Santo Padre emerito
Non dimentichiamo, poi, che proprio i media messicani, ieri hanno rilanciato una fake news in merito alla morte del Sommo Pontefice emerito. Come al solito questi giornalisti sono dei luminari dell’informazione e quale autorevole fonte hanno individuato un account fake di Twitter che fingeva di essere Sua Eccellenza Rev.ma mons. Georg Bätzing. Auspichiamo, peraltro, che il vescovo tedesco intervenga condannando questo atto grave, chiedendo anche che venga perseguito l’autore visto che si configura un reato ai suoi danni.
Giornalismo o servilismo?
Queste interviste, poi, danno adito ad un ulteriore problema che già serpeggia all’interno dei media accreditati presso la Sala Stampa: chi parla bene del Papa avrà il “privilegio” di intervistarlo. Questo ovviamente comporta un rischio enorme: i giornalisti che scriveranno ciò che accade realmente oltre Tevere saranno pochissimi. Difatti, i giornalisti Valentina Alazraki (che ha condotto l’intervista odierna) e Phil Pullella (che ha condotto l’intervista a puntate di Reuters dei giorni scorsi) sono stati insigniti, proprio da Francesco, nel novembre scorso, dei titoli di dama e cavaliere della Gran Croce dell’Ordine Piano.
È chiaro che da queste interviste non potrà mai emergere qualcosa di genuino, che rispecchi realmente una volontà di far chiarezza su determinate questioni. Anche per quanto riguarda gli abusi sessuali, sappiamo benissimo che la Chiesa oggi affronta queste problematiche in modo differente agli anni passati, ma perché nessuno di questi cronisti chiede al Papa di fatti concreti? È chiaro che la normativa oggi è cambiata ed è abbastanza valida per porre rimedio a queste problematiche, ma perché non chiedere a Francesco come mai per alcuni suoi amici vengono utilizzati dei trattamenti di favore? Questo è il vero giornalismo: un servizio alla Verità. Altrimenti è servilismo.
M.L.
Silere non possum
Fonte: silerenonpossum.it