Elezioni / Qualche motivo di soddisfazione. Ma la vera partita si gioca altrove
Cari amici di Duc in altum, avrei voluto scrivere due righe sul risultato elettorale e mi ci stavo mettendo. Poi ho letto Maurizio Blondet e mi sono trovato il compito già fatto. Il mio caro amico e collega Maurizio, mio compagno di stanza nella redazione di Avvenire negli anni Ottanta del secolo scorso (sì, avevamo un giornale cattolico) dice in modo sintetico ed efficace tutto quel che c’è da dire al momento.
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di Maurizio Blondet
Di queste elezioni, rimangono intanto alcune immagini apprezzabili. Fra tutte:
– il Bibbbbitaro tornerà al San Paolo a fare il suo mestiere dopo anni nei quali (per citare il ministro russo Lavrov) era andato in giro per il mondo a scroccare “cene etniche”;
– la mammana con il turbante (anche mia madre ha fatto la chemio ma non è stata per anni con quel coso in testa), l’inquietante macellaia che abortiva i bambini con la pompa di una bicicletta, non ha preso un tubo di voto (tornasse a casa a meditare tra le ombre delle creature che ha spappolato…e Dio abbia misericordia di lei!);
– e poi, naturalmente, c’è il Pd. Il partito che ha devastato l’Italia, il partito che a Bibbiano strappava i figli alle famiglie e li regalava alle coppie Lgbt, il partito che (complice docenti decerebrati) voleva imporre il gender nelle scuole, il partito del mostruoso green pass, dell’obbligo a fare da cavia per un siero sperimentale a prezzo del proprio onesto stipendio… un atomo oscuro del male, un’associazione a delinquere… sotto il 20%!
Tuttavia le forze antisistema…
Hanno preso quello che si immaginava. Io le ho votate per amicizia e simpatia, ma forse (mi permetto di dire), forse è il caso di capire che più che alle elezioni la mentalità alternativa al sistema dovrebbe prima diffondersi nella cultura, nell’editoria, nelle martoriate scuole. Forse è lì che andrebbe fatto il lavoro principale, secondo l’adagio di Gramsci secondo il quale “le caserme da conquistare sono le biblioteche”.
E poi… parliamo delle cose serie!
Si, perché, al di là del tifo, le elezioni in un’insignificante colonia americana in tempo di guerra contano davvero poco. Chiunque abbia vinto, se non rispetterà qualsivoglia diktat degli Usa, si troverà una testa di cavallo nel letto.
Le vere elezioni, quelle che contano, stanno avendo luogo a duemila chilometri più a oriente di qui: e sono quelle le elezioni dalle quali dipende il vostro futuro. Meglio, il vostro futuro dipende dalla reazione che la Nato e gli occidentali avranno di fronte ai risultati del Donbass: questo è davvero tutto. Il resto è tifo calcistico e cabaret.
Fonte: maurizioblondet.it
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