CL / I cento anni dalla nascita di don Giussani e la strada (lunga e in salita) del ritorno al carisma originario

di Francesco Balducci

Cento anni! Tanti ne avrebbe compiuti oggi don Luigi Giussani, il sacerdote brianzolo, nato a Desio il 15 ottobre 1922 e morto a Milano il 22 febbraio 2005. In questi ultimi diciassette anni, sono successe tante cose nel movimento di Comunione e Liberazione da lui fondato nel 1954 a Milano, insegnando religione al liceo Berchet.

CL è quella di sempre, o è cambiata? E se è cambiata, in che modo? Comunione e Liberazione è cambiata, e molto. I sedici anni di guida da parte del sacerdote spagnolo don Julian Carrón hanno visto un allontanamento impressionante dalle radici del carisma, CL si è sempre più diradata come presenza nelle scuole, nelle università e nella società, e si è sempre più avvicinata a un cattolicesimo mainstream, preoccupata di non turbare il mondo e il potere. Mentre “Cristo entra nel mondo in polemica con il mondo” ripeteva spesso don Giussani, che non si stancava mai di invitare i ciellini a “non conformarsi alla mentalità del secolo”, riecheggiando san Paolo.

Ai ciellini di oggi le battaglie di don Giussani non interessano più, a cominciare da quella per la libertà di educazione, che per don Giussani era la più importante: “Fateci pure andare in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare”, fu una sua famosa frase che segnò un’epoca e intere generazioni. Ma sono anche i numeri a dire molto sullo stato di salute dì Comunione e Liberazione. Come ama ripetere ultimamente un noto esponente di CL che ha affiancato don Giussani per trent’anni nella guida del Movimento: “Abbiamo perso il 79% degli aderenti al CLU (gli universitari di CL, ndr), il 61% dei giessini (studenti delle scuole superiori, ndr) e il 32% degli adulti. Non mi sembrano dati che certifichino un buono stato di salute”.

Il periodo carroniano è stato segnato, in effetti, da un approccio che il compianto monsignor Luigi Negri definiva “intimismo psicologico”. Una fede da sagrestia, che ha rinunciato alla presenza, alla militanza missionaria e ai giudizi pubblici sulla realtà, su tutti gli aspetti della realtà, che erano i tratti caratterizzanti la CL di don Giussani.

Di quella Cielle è rimasto ben poco. Come disse una volta monsignor Negri parlando con chi scrive e con un gruppo di amici andati a trovarlo in arcivescovado a Ferrara nel 2016: “Purtroppo, chi guida ora il Movimento non segue don Giussani, e neppure il Catechismo della Chiesa cattolica”, quest’ultimo commento in riferimento al via libera dato da Carrón in quegli anni alla legge Cirinnà sui matrimoni omosessuali; “La società è cambiata”, disse il prelato spagnolo, come se la Verità insegnata dalla Chiesa fosse una questione di secondo piano.

Il resto è storia recentissima. Tra il 2020 e il 2021 sono stati commissariati i Memores Domini, l’associazione laicale di uomini e donne che vivono in castità, povertà e obbedienza il carisma di don Giussani, e a fine 2021 Carrón si è dimesso dalla presidenza della Fraternità di Comunione e Liberazione, dopo un braccio di ferro con la Santa Sede, che al suo posto ha nominato presidente il professore universitario Davide Prosperi, con il compito di riportare CL al carisma originario.

In Prosperi si intravvede una buona volontà indubbia a livello di intenti, purtroppo non seguita dai fatti. Infatti, i capi e i responsabili nazionali e locali del Movimento, tutti legati a Carrón, non solo non sono stati rimossi, ma addirittura in alcuni casi sono stati promossi. Una situazione paradossale, che rende poco credibile l’azione del neo presidente della Fraternità di CL. Prosperi, inoltre, non è intervenuto e non sta intervenendo per bloccare le continue riunioni e conferenze che don Carrón sta tenendo da mesi nelle varie comunità cielline d’Italia; un atteggiamento quanto meno inopportuno, visto che il 10 giugno scorso il cardinal Kevin Farrell ha scritto una durissima lettera a CL in cui accusa chi ha guidato fino a poco fa il Movimento di promuovere “dottrine contrarie a quelle della Chiesa sul carisma”, ma anche “un clima di sfiducia nei confronti della Chiesa e di resistenza alle sue indicazioni”, oltre che “un forte personalismo, divisioni interne e logiche manipolatorie”.

Il cardinale prefetto del Dicastero pro laicis chiedeva anche che venisse “promossa quanto prima, presso tutti i membri della Fraternità di CL, un’opportuna formazione sui temi dei carismi della Chiesa e di far cessare ogni azione volta a promuover questa falsa dottrina tra i membri di CL”. Non solo questo cammino di formazione, a quattro mesi di distanza dalla ricezione della lettera, non è ancora avvenuto, ma a fine agosto, durante l’Assemblea internazionale responsabili, a La Thuile, Prosperi ha letto una lettera indirizzata ai partecipanti da don Carrón. La strada del ritorno al carisma originario appare ancora molto lunga e molto in salita.

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