Odifreddi, Benedetto XVI e quel dialogo che non c’è mai stato
Cari amici di Duc in altum, fosse per me non dedicherei una riga all’operazione commerciale che va sotto il titolo In cammino alla ricerca della verità, libro spacciato come dialogo fra l’ex seminarista Odifreddi, ateo in servizio permanente effettivo, e Benedetto XVI. Fabio Battiston ha invece voluto scrivere in proposito questo contributo che mi ha mandato e che vi propongo.
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di Fabio Battiston
Aprile 2022: viene pubblicato, per i tipi della Rizzoli, In cammino alla ricerca della verità, l’ultima fatica letteraria di Piergiorgio Odifreddi. Per coloro (ritengo pochi) che non conoscono questo personaggio, dirò che trattasi di un importante matematico e “divulgatore”. Egli è tuttavia assurto alla celebrità per essere divenuto, ormai da decenni, l’ateo ufficiale della comunicazione massmediale italiana e per ciò stesso molto presente in talk show e trasmissioni tematiche (pare per oltre 300 puntate). Il suo ateismo, che attinge molto spesso all’armamentario ideologico e filosofico ottocentesco e del primo novecento, è inoltre connotato da frequenti elementi di sarcasmo e derisione verso la religione cattolica ed i suoi fedeli. Per chi fosse interessato a saperne di più su questo campione del più sfrenato scientismo anticristiano, non c’è che da consultare l’apologetica pagina di Wikipedia® a lui dedicata. È noto che di fronte a tali personaggi (atei, di sinistra, anticlericali, politicamente impegnati, ecc.) la santa web-enciclopedia non fa economia di agiografiche descrizioni. Ma torniamo al tema.
In cammino alla ricerca della verità non è (o, almeno, non totalmente) l’ennesima performance nella quale Odifreddi si ingegna a smontare uno dopo l’altro – bollandoli come leggende, credenze o vere e proprie falsità propinate a menti stupide ed ingenue – i capisaldi della nostra fede. Stavolta l’operazione è molto più sofisticata, subdola, quasi suadente. Il sottotitolo del libro, infatti, lascia presagire un esito imprevedibile. Sì, perché questo cammino verso la verità di Odifreddi si basa su Lettere e colloqui con Benedetto XVI. Il freddo matematico e l’umile teologo di Marktl; nulla di più sideralmente distanti. Non c’è alcun dubbio che l’operazione editoriale, con questa copertina, abbia raggiunto il proprio obiettivo commerciale. Sono convinto, infatti, che non solo chi scrive abbia trovato nel titolo (e sottotitolo) il motivo principale per acquistare e leggere questo libro. Pentito della mia scelta? Niente affatto! Da quelle 317 pagine, infatti, emerge a mio parere l’ennesima operazione di discredito operata sulla figura ed il ruolo di papa Ratzinger. Ed anche questa volta, perché stupirsi?, c’è la fattiva collaborazione di alti esponenti del clero vicinissimi alla figura del pontefice. Li ritroveremo a breve.
Nel risvolto della prima di copertina del libro, una breve presentazione cerca di qualificare la relazione tra i due personaggi come un “…esempio eccezionale di dialogo tra fede e scienza” e “…un formidabile percorso spirituale, in cui il teologo e l’uomo di scienza si confrontano su innumerevoli temi”. Tuttavia, man mano che si procede nella lettura – specialmente nella seconda parte del libro – ci si accorge ben presto quanto siano fuorvianti, ai limiti della falsità, quelle considerazioni. La prefazione del Cardinale Gianfranco Ravasi poi (la vera “eminenza grigia” a cui dobbiamo la realizzazione di quest’opera) è un vero capolavoro di comunicazione, finalizzato a dare una parvenza di grande autorevolezza non solo al libro ma anche al più ampio scenario costituito dal rapporto tra scienza (ateismo-gnosticismo-scientismo) e fede. Ravasi attinge non solo a tematiche dottrinali e teologiche ma anche all’onnipresente feticcio rappresentato dal dialogo tra i due grandi sistemi: quello “ateistico” contrapposto a quello della fede. Questa dialettica trova una sua rappresentazione spaziale, su precisa intuizione di Benedetto XVI (pre-declaratio), nel biblico Cortile dei gentili, un’area del Tempio di Gerusalemme ove potevano aver accesso i Pagani. Ravasi ci spiega che questo invito di Ratzinger fu raccolto dal Pontificio Consiglio della Cultura che promosse la nascita di un’istituzione denominata, appunto, Cortile dei gentili; un’agorà “per aprire un dialogo serio e rispettoso tra credenti e agnostici o atei”. Nella prefazione, egli non può certo nascondere (scripta manent) che nel libro vi è un netto squilibrio – non solo quantitativo ma anche qualitativo – tra le prolisse trattazioni di Odifreddi e quelle ridottissime di Ratzinger, come pure taluni eccessi (sic!) indiscutibilmente riscontrabili nei testi del matematico. Ma Ravasi, da “genio” della comunicazione scritta e parlata quale egli è, riesce a minimizzare e mimetizzare questi aspetti, esaltando la natura dialogica dei concetti – di alto livello intellettuale – trattati nel libro. Un inno alla ricerca di un terreno comune, dunque, ove far convergere speranze ed obiettivi di un futuro migliore per tutta l’umanità.
Intendo qui dimostrare – invece – che quanto presentato come “fulgido esempio” del confronto tra cristianesimo e scienza, altro non è che un’ignobile operazione editoriale avente un chiaro bersaglio. Essa, in primo luogo, ha utilizzato strumentalmente la figura di Benedetto XVI per presentare quasi senza contradditorio, dal lato ecclesiale, le idee/posizioni di Odifreddi in tema di fede. Dall’altro – e questo è l’aspetto più triste ed offensivo per il nostro teologo – ha contribuito a veicolare un’immagine di Joseph Ratzinger in totale declino. Un uomo in balìa di un interlocutore che non aspettava altro che di far sfoggio della propria cultura atea e scientista contro il simbolo residuale di una fede ormai in disfacimento. Di più; viene presentato un uomo quasi incapace di controbattere, o quanto meno rispondere adeguatamente, al torrente in piena rappresentato dalle lunghissime lettere del matematico cuneese e da molti suoi giudizi (a dir poco offensivi, irrispettosi e sarcastici) nei confronti della cristianità. Un quadro ignobilmente offensivo e tale da suscitare in me una grande indignazione.
Ma andiamo con ordine, partendo dall’analisi dei contenuti. Voglio dare, anzitutto, qualche elemento “quantitativo” che già la dice lunga sui reali obiettivi del libro.
In cammino verso la verità (mi sia consentito, per decenza, di non riproporre più il sottotitolo) si compone di due parti: Verba volant e Scripta manent. La prima raccoglie i resoconti che Odifreddi ha scritto subito dopo ciascuno dei suoi cinque incontri diretti avuti con Papa Benedetto XVI (dal dicembre 2013 al dicembre 2018). La seconda – quella che più interessa ai fini di queste mie considerazioni – è la presentazione integrale dello scambio epistolare che Odifreddi e Ratzinger hanno tenuto nel medesimo arco temporale degli incontri. I resoconti dei colloqui diretti costituiscono una lettura “istituzionale”, con alcuni risvolti di grande umanità da ambo le parti, di quelli che potremmo definire i classici incontri privati tra un Papa (perché Benedetto XVI è il Papa, altro che emerito!) e qualche eminente personaggio della cultura, dell’arte e così via. Non intendo quindi soffermarmi su di essi. La parte decisamente più interessante è invece la seconda che, oltre all’epistolario vero e proprio, contiene nelle ultime tre pagine un elemento di importanza capitale. Un po’ di pazienza e ci arriveremo. Già solo valutando quantitativamente l’epistolario ci si rende subito conto del suo evidente sbilanciamento, tutto a favore dell’Autore. Sono presenti ventotto lettere indirizzate da Odifreddi a Papa Ratzinger per un totale di circa duecento pagine. Dall’altra parte le “risposte” (capirete a breve il perché del virgolettato) di Benedetto sono 17, sintetizzabili complessivamente in sole 14 pagine. Ma, attenzione: di queste risposte solo una, la prima, che tra poco analizzeremo, può essere considerata una vera e propria replica (undici pagine); il resto è costituito da semplici biglietti di cortesia di due o tre righe o, al massimo, di mezza pagina. Eccolo dunque “l’eccezionale dialogo tra fede e scienza”; uno strabordante eloquio, quasi a senso unico, fatto di tesi, considerazioni, proposizioni e citazioni. Esse, tra l’altro, sono scaricate da Odifreddi con una frequenza impressionante (una media di 3,5 lettere all’anno) e con scarsissimo rispetto per l’età e le precarie condizioni di salute del pontefice nonché per gli altri gravosi impegni ai quali egli deve ancora attendere. Più volte, nelle sue poche righe di risposta, Benedetto richiama la difficoltà in cui si trova nel rispondere come si dovrebbe (nei tempi e nei modi) a quel fiume in piena. Macché; l’esimio matematico continua imperterrito con le sue sovrabbondanti e tentacolari esternazioni.
Dicevamo della prima risposta di Ratzinger, l’unica che può realmente considerarsi tale. In essa Papa Benedetto, con lo stile che abbiamo imparato ad apprezzare nei suoi numerosissimi libri, risponde da par suo ad una richiesta di Odifreddi, che è poi quella che ha dato il “la” allo sviluppo de In cammino alla ricerca della verità. Ecco in breve la storia di questa genesi. Dopo aver letto Introduzione al cristianesimo – uno dei testi fondamentali di Ratzinger, scritto nel 1968 – il matematico decide di dare alle stampe un suo commento al libro del teologo tedesco, dal titolo: Caro Papa ti scrivo (Mondadori, 2011). Nell’aprile del 2013, il matematico ha un’idea; perché non provare a mandare questo suo testo a Joseph Ratzinger, magari con la possibilità di un suo commento? Con la fondamentale mediazione di monsignor Georg Gänswein (altro personaggio cardine di questa operazione editoriale) e dei buoni uffici del Cardinal Ravasi, la richiesta giunge al Papa che, con grande disponibilità, legge il libro del matematico. Ecco quindi che Benedetto XVI, il 30 agosto 2013, con la sua prima risposta, replica – punto per punto – alle argomentazioni (e contestazioni) espresse dal matematico in Caro Papa ti scrivo. Col suo consueto piglio professorale – ma ad un tempo paternalistico e didattico – Ratzinger riprende, analizza, ridefinisce e spiega alla luce della fede le varie tematiche poste sul tappeto da Odifreddi. Il Papa in questa sua replica non rinuncia ad espressioni colorite, del tipo meglio per lei tornare a casa a studiare; ci risentiremo più avanti dette con l’ironia che talvolta lo contraddistingue. Ecco, il “dialogo tra fede e scienza”, “il formidabile percorso spirituale”, così pomposamente citati nella presentazione del libro, finiscono praticamente qui. Da questo momento in poi dominerà lo scienziato ateo, il positivista (a tratti anche nichilista) senza macchia né paura, il maestro degli scettici. Di fronte a lui un uomo che si presenta, non per ciò che realmente è, ma per come i suoi “custodi” vogliono che sia percepito: un vecchio stanco e malato, che si scusa per il ritardo nelle sue risposte e che non ha più la forza (o gli argomenti?) per rispondere alle domande dei nostri tempi ed a quel nuovo umanesimo senza Dio del quale, anche dentro le segrete stanze vaticane, qualcuno già da tempo inizia a vagheggiare. Ma non c’è solo questo. C’è anche la sfrontatezza, la strafottenza ed una mancanza assoluta di stile nel presentare ad un Papa le proprie convinzioni utilizzando un linguaggio, non solo figlio del più stantio vetero-anticristianesimo, ma anche irrispettoso verso chi vive la propria fede in un modo assolutamente limpido e genuino come Papa Ratzinger. Per brevità non posso qui citare gli innumerevoli punti del libro nei quali si può ritrovare tutta l’aggressività, il sarcasmo e la protervia che hanno sempre caratterizzato la produzione anticristiana (di più, antireligiosa) dello scrittore piemontese. Mi limito quindi ad un solo ma significativo esempio riportando esattamente il testo di Odifreddi.
Si parla delle esperienze mistiche di alcune grandi sante del cattolicesimo. In proposito Odifreddi, il 13 dicembre 2019, scrive sobriamente così a Benedetto XVI: “Oggi l’interesse delle costruzioni teologiche di Ildegarda (di Bingen) è confinato agli ambienti ecclesiastici…. Molto più interessante è invece la decostruzione scientifica dell’esperienza mistica di Ildegarda, resa possibile dal fatto che molti particolari permettono una diagnosi precisa della sua malattia, mentre le estasi orgasmiche di Teresa d’Avila o il matrimonio mistico di Caterina da Siena con Cristo, sugellato dall’anello di carne del ‘santo prepuzio’, rimandano a generiche turbe sessuali… sappiamo che Ildegarda ebbe la sua prima visione a tre anni (e qui Odifreddi descrive minuziosamente le caratteristiche di tali visioni)… Fu Charles Singer ad effettuare nel 1917 una diagnosi retrospettiva delle visioni di sant’Ildegarda basandosi sulla sintomatologia riportata dalla stessa paziente in Scivias. Si trattava di emicrania con auree… Ma, come diceva John Nash, ‘sentire voci non è mai un buon segno’ ed ha più a che fare con la schizofrenia che con l’emicrania”.
La risposta di Papa Ratzinger (10 marzo 2020) è condensata in una mezza paginetta in cui ringrazia per gli auguri natalizi, accenna al suo precario stato di salute che non migliora e, infine, ringrazia Odifreddi per come si è “occupato” della figura di Santa Ildegarda. Ancora un’ironia, certamente amarissima, nelle parole del pontefice. Queste sono le condizioni in cui si è sviluppato l’“alto confronto” di cui ha parlato Ravasi!
L’aver dato della schizofrenica a Santa Ildegarda e delle depravate sessuali a santa Teresa d’Avila e santa Caterina sono solo alcune delle profonde definizioni che Odifreddi ha donato a Benedetto XVI in questa sua personalissima “ricerca della verità”. In altri casi egli mimetizza le sue considerazioni dietro un linguaggio intellettual-cattedratico che, tuttavia, non impedisce al lettore attento di individuare con chiarezza il profondo disprezzo che l’autore ha peraltro sempre manifestato per qualsiasi forma di fede nel soprannaturale. Per carità, in tema di religione nessuno deve e può impedire a chicchessia di manifestare come meglio crede le proprie convinzioni, soprattutto se esse sono divisive ed estremamente dure. Tuttavia esplicitare questo atteggiamento in un’operazione che vede un Papa come “presunto” interlocutore è quanto di più scorretto e fuorviante vi possa essere. Utilizzare, in particolare, un uomo ed un sacerdote come Joseph Ratzinger per dare autorevolezza e dignità ad un pensiero ateo (e per di più da sempre tradizionalmente aggressivo) è veramente penoso. E se aggiungiamo che per far questo vi è stata la fattiva collaborazione di due eminenti figure del clero vaticano, la questione assume contorni inquietanti.
Ma veniamo alla sorpresa che il libro riserva nelle ultime tre pagine e della quale ho solo accennato all’inizio di queste mie considerazioni.
Nella lettera del 3 settembre 2021 (l’ultima di Odifreddi al Papa, citata nel libro), l’autore informa Benedetto che i resoconti dei loro incontri e l’intero epistolario da loro tenuto dal 2013 al 2021 è divenuto un libro che il matematico ha provveduto a far stampare in un’unica copia e che allega alla lettera come omaggio al pontefice. Nella missiva Odifreddi chiede anche l’autorizzazione a che il libro venga stampato in più copie. Ed ecco la sorpresa: Benedetto XVI risponde il 12 novembre 2021. Egli, correttamente, dice che per poter autorizzare la pubblicazione deve prima poter leggere il volume ma che, purtroppo, le sue condizioni non consentono quest’ulteriore fatica. Ecco come conclude Ratzinger: “Vedendo la mia incapacità di trovare un tempo adeguato per la lettura, propongo che un amico sia invitato a leggere il ‘carteggio’. Ho pensato a Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Mi pare che il Cardinale Ravasi potrebbe anche essere pregato di scrivere una prefazione, spiegando lo scopo della pubblicazione”.
Quindi In cammino alla ricerca della verità; lettere e colloqui con Benedetto XVI è stato pubblicato senza che Ratzinger lo abbia letto! E dal tono di gran parte delle sue brevi risposte ad Odifreddi c’è da pensare che non abbia mai avuto la possibilità di leggere compiutamente le numerose lettere “bulimiche” (per usare un aggettivo citato dallo stesso Ravasi nella sua prefazione) inviategli dal matematico. Certo, è stato Benedetto stesso che ha incaricato Ravasi dell’incombenza ma non si può non restare sconcertati sulle modalità con cui l’operazione è andata in porto. Ratzinger ha “dovuto” fidarsi della decisione presa dal Cardinale. Con quali esiti, rispetto alla eco che il libro sta avendo, sarà tutto da verificare. Una domanda, tuttavia, è ineludibile anche se non potrà avere una risposta: Benedetto XVI avrebbe dato l’autorizzazione alla stampa se avesse effettivamente letto il libro?
Concludo informando che la “spinta” delle autorità ecclesiastiche alla diffusione di questo libro è tuttora molto forte. Il 6 ottobre scorso, infatti, si è tenuto alla Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta) un incontro – organizzato in collaborazione con la Fondazione vaticana Joseph Ratzinger Benedetto XVI – per la presentazione del libro di Odifreddi. Oltre all’autore erano presenti tra gli altri: monsignor Georg Gänswein; padre Federico Lombardi; monsignor Vincenzo Paglia (sì, il presidente della Pontificia accademia per la vita, colui che ha affermato che la legge 194 è un pilastro della nostra società civile) e niente meno che Paolo Flores d’Arcais, fondatore e direttore di Micromega. Ah, dimenticavo! C’era anche Lino Banfi (potevano mancare Unesco ed Unicef?). Insomma un vero parterre de roi, non c’è che dire. Ma una cosa ancora la voglio dire al nostro caro Papa: “Non di curar di lor ma guarda e passa”. Ti vogliamo bene, Benedetto XVI!
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Nella foto, il monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, residenza di Benedetto XVI