LeBron James, i laici cattolici e i vescovi

Lebron James sta fermo a centrocampo, le mani tese davanti a sé. E lancia al compagno J.R. Smith un’occhiata che è tutto un programma. Significa: ma come hai fatto a non capire dove ho mandato la palla? Da parte sua il povero Smith ha l’aria di chi, in effetti, non ha capito un bel niente di quanto accaduto negli ultimi secondi e se ne sta lì impalato. Il problema è che la pallacanestro è tutta velocità, e se tu non capisci al volo fai delle gran brutte figure.

L’immagine risale a gara 1 della sfida tra Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors, le due squadre che si sono affrontate nelle finali NBA di quest’anno, dalle quali sono usciti vincitori  per quattro partite a zero i guerrieri di Steph Curry e Kevin Durant, al loro secondo titolo consecutivo, il terzo in quattro anni e il sesto nella loro storia.

Quattro a zero è un risultato nettissimo, come se i Cavaliers fossero stati asfaltati da un rullo compressore. Negli ultimi quattro anni la sfida finale tra le due squadre è stata una costante, ma non era mai successo che i Warriors vincessero così nettamente. LeBron James è fortissimo, una vera macchina da canestri, ma la sua potenza non è bastata. La squadra non l’ha sorretto, e l’immagine che abbiamo descritto all’inizio è un po’ il simbolo del fallimento.

Si dice che LeBron,  dopo aver regalato a Cleveland il titolo 2016, in una sfida vinta per quattro partite a tre, ora cambierà squadra. Vedremo. Ma vi starete chiedendo: perché ci stiamo occupando di lui e dei playoff NBA?

Domanda legittima. Il fatto è che l’immagine dalla quale siamo partiti è diventata un meme, e tra migliaia di altre persone l’ha utilizzata anche un vescovo. Si chiama Richard Umbers, ausiliare di Sidney, il quale ha una  vera passione per i social e in particolare per Twitter e i meme, che usa in continuazione perché dice che il linguaggio dei social è ciò che abbiamo oggi a disposizione per evangelizzare e certamente Gesù, se fosse vissuto nel nostro tempo, avrebbe utilizzato tutto ciò che la tecnologia della comunicazione ci mette a disposizione.

Quarantasettenne (per gli standard della Chiesa un vescovo-bambino), Umbers, origini neozelandesi, è dell’Opus Dei ed ha uno spiccato senso dell’umorismo. Ecco perché usa i meme. Ed ecco perché, vista l’immagine di cui sopra, ha pensato subito di reinterpretarla in chiave ecclesiale. Accanto allo sconcertato LeBron ha messo così la parola Laity, e accanto a Smith ha scritto: Bishops not speaking out on moral issues. Ovvero: accanto a LeBron “laicato”, e accanto a Smith “i vescovi che non si esprimono circa la questioni morali”.

I meme, come si sa, vogliono soprattutto far ridere. Accostando immagini e parole pescate da contesti diversi, reinterpretano una situazione lavorando di fantasia per dar vita a un messaggio curioso ed esilarante. Nel caso dell’immagine con LeBron e Smith abbiamo visto meme di ogni tipo, da un LeBron che con le sue manone strangola Smith a un LeBron con la faccia di Messi e uno Smith con la faccia di Higuain. Difficile però immaginarne un utilizzo in campo ecclesiale, e invece Umbers c’è riuscito. E così ecco LeBron (il laicato cattolico) che, rivolto a Smith (i vescovi cattolici), chiede: “Ma come fate a non capire? Perché non vi pronunciate sui valori morali? Perché state in silenzio? A che cosa state pensando? Non vi rendete conto della situazione?”. Ed ecco i vescovi che se ne stanno lì fermi, imbambolati, con l’aria di chi è talmente disorientato da non saper che pesci prendere.

C’è da ridere, ma forse anche da piangere. E c’è da riflettere sul ruolo al quale sono chiamati i laici cattolici oggi, nei confronti di una gerarchia che tanto spesso appare confusa, impegnata a occuparsi di cose delle quali tutto sommato non dovrebbe occuparsi, mentre è timida o, peggio, inadempiente a proposito dei temi nevralgici che riguardano la vita, la morte, la verità, il bene, il male, la legge divina e il destino eterno dell’anima.

Dicono le cronache che LeBron James anche in questi play off è stato un gigante, tanto che quando è uscito, nell’ultima partita, ha ricevuto una standing ovation. Però il basket è sport di squadra, e se non c’è la squadra è molto difficile che un singolo giocatore, per quanto eccelso, possa garantire la vittoria.

LeBron si è caricato la squadra sulle spalle sia al primo turno, contro gli Indiana Pacers (4-3), sia al secondo, contro i Toronto Raptors (4-0) e poi nella finale di Conference contro i Boston Celtics (4-3). Ma nulla ha potuto contro i Warriors, il cui gioco di squadra ha surclassato quello dei Cavaliers.

Anche in questi dati c’è forse una lezione su cui riflettere per noi laici cattolici. Grazie dunque al vescovo Umbers e al suo umorismo. “Ho una visione artistica, ma talento zero”, dice con autoironia quando gli chiedono perché ricorre ai meme. Non mi sembra che il talento sia pari a zero. Anzi. Provocare un sorriso può essere oggi un’arma molto utile per proporre questioni serissime senza apparire bellicosi. E se poi, come nel caso del sottoscritto, ti piace il basket, tanto di guadagnato!

Aldo Maria Valli

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