Lettera / I richiami di monsignor Viganò e la Chiesa “low cost”
Cari amici di Duc in altum, il “Ministro ordinato di santa romana Chiesa”, che già conoscete, ha inviato una lettera con alcuni commenti, e un sentito ringraziamento, a margine dell’ultimo intervento di monsignor Carlo Maria Viganò.
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Carissimo Aldo Maria,
la ringrazio di aver portato alla conoscenza dei suoi lettori l’ultima esortazione di sua eccellenza Carlo Maria Viganò. E, ovviamente, ringrazio l’arcivescovo per le sue parole: esse sono di una notevole forza corroborante che irrobustisce (Is 35,3) chi ha bisogno di un sostegno nell’arduo cammino per mantenere la fede.
Le scrivo, Aldo Maria, per aggiungere due riflessioni a quanto sua eccellenza ci ha ricordato. Non perché l’arcivescovo abbia bisogno delle mie povere parole, ma perché leggendo il suo messaggio mi sono venute in mente e oso condividerle con i suoi lettori.
La prima riflessione riguarda la domanda di Gesù a Pietro, nell’episodio del vangelo di Giovanni. Bergoglio la menziona nella sua omelia, e sua eccellenza la commenta. Devo però far notare che il papa, evidentemente, non si riferisce alla prima delle tre domande, perché essa si completa con: “…più di costoro“.
Reputo che omettere quest’ultima parte, e fermarsi a un generico e anonimo “mi ami”, sia proprio il segno di questi tempi in cui la Chiesa di Cristo vive. Oggi moltissima parte della Chiesa segue la logica del mondo, una logica che ha come parole chiave soft, low cost, easy (i lettori mi scusino i termini anglosassoni, ma danno proprio l’idea).
La fede e il cammino spirituale dei cattolici (quando presente) sono diventati così: soft, cioè molli; low cost, cioè a basso prezzo, tali da non richiedere alcuno sforzo o coinvolgimento; easy, cioè facili e quindi appiattiti a livelli infimi.
Gesù è invece l’opposto, e la seconda parte della domanda dà il tono: “Mi ami tu più di costoro?”. A Cristo non basta che lo si ami così, genericamente. Il mio amore deve essere più di quello che gli altri Gli stanno dando. È una dolce, santa competizione a cui gli amanti di Cristo devono e (a Dio piacendo) vogliono partecipare: gareggiare a chi ama più il Signore. Ma non per vantare egoisticamente un primato, bensì perché Cristo abbia ardenti amanti che fanno e dicono come Lui vuole che facciano e dicano.
Ed è chiaro che chi ama Cristo più degli altri aiuterebbe i meno “prestanti” a diventare ardenti. Provi a immaginare, Aldo Maria, una Chiesa con fedeli così. Io dico che ne basterebbero un centinaio per ridare a Cristo la Chiesa che a Lui si addice. Altro che tiepidezza (che per Cristo è cagione di vomito: Ap 3, 16)! Altro che low cost!
La seconda riflessione è sulla pretesa della gerarchia che interpellare il popolo di Dio, nella modalità sinodale, possa dare una qualche speranza di parola “ispirata” e utile.
Sono perfettamente allineato con l’arcivescovo Viganò quando si riferisce al concedere la conduzione di centri nevralgici della Chiesa ai laici. I pastori devono guidare e i fedeli hanno il diritto di essere guidati da pastori santi.
Ora però ci si è inventati cammini sinodali in cui si pensa e si spera che il popolo di Dio possa dare “idee” per un fantomatico rinnovamento e si pretende di attribuire allo Spirito quelle idee e proposte.
Da tutte le diocesi del mondo stanno infatti arrivando proposte del popolo di Dio allineate a quanto quel cardinale lussemburghese sta predicando: totale depenalizzazione del peccato di sodomia e di adulterio, sacerdozio femminile e via dicendo.
Da quanto ne so, molte se non tutte, le proposte sono simili. E queste proposte saranno contenute negli strumenti di lavoro del sinodo, elaborate e, Dio non voglia, sdoganate.
Ma che credeva, la gerarchia? Che il popolo di Dio, i fedeli, avrebbero chiesto castità, verginità, ascesi, Parola di Dio, adorazione?
Ora questi pastori si sono cacciati in un bel guaio, perché non possono ignorare quanto i fedeli (fedeli?) vogliono dai loro pastori. E dovranno dar loro una risposta in linea, esattamente come la stanno attendendo, accanitamente, i fedeli tedeschi.
Sarebbe bene che questo sinodo fosse cancellato, e che la gerarchia si convertisse, affinché i suoi membri diventino amanti ardenti “più di costoro“, specialmente se si invoca e si auspica un ritorno alla prima Chiesa. Non mi risulta, infatti, che nella Chiesa dei primi secoli si accettassero i peccati di sodomia, adulterio, sincretismo e le aberrazioni che vediamo nella Chiesa dei nostri giorni.
Mi fermo qui. La ringrazio di nuovo, Aldo Maria, per questo suo spazio nel quale ancora si leggono esortazioni che veramente donano una parola sicura a chi è sfiduciato e scoraggiato. E prego sua eccellenza Viganò di continuare a istruirci con le sue riflessioni.
Un ministro ordinato di santa romana Chiesa
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