A proposito di cattocovidisti
Dopo l’articolo I cattocovidisti e il mio nervoso, ricevo da due gentili lettrici questi contributi che volentieri condivido con tutti voi frequentatori di Duc in altum.
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Caro Valli,
ho ritrovato nel suo articolo sui cattocovidisti la trasposizione perfetta del mio profondo malessere dinanzi a quello che è diventata la Santa Messa: tutto fuorché il memoriale della morte di Nostro Signore Gesù Cristo per la nostra salvezza.
Concordo su ogni singolo aspetto di quanto evidenziato da lei: mascherine, gel al posto delle acquasantiere piene, ostia solo sulle mani, il Padre nostro vituperato, per non parlare delle “nuove” traduzioni della parola di Dio, persino il Gloria al Padre modificato, i canti di cui a volte fatico a comprendere le parole che si perdono nel frastuono degli strumenti. Mi sento profondamente smarrita e altamente scandalizzata. E le chiese si stanno svuotando, perché sono vuote di messaggio evangelico.
La decadenza arriva da lontano, e anche dall’alto, se durante una pandemia non abbiamo avuto fiducia nel Signore che guariva i lebbrosi e non aveva timore di frequentarli, non abbiamo avuto fiducia nel Signore Nostro che mandò i discepoli a curare gli ammalati nel suo Santissimo Nome. Proprio durante la pandemia la nostra fede doveva essere massima e avremmo dovuto affidarci con fiducia al Signore che non abbandona neppure una delle sue pecorelle. Invece ci hanno chiuso le chiese, ci hanno impedito di frequentare la Santa Messa.
Sinceramente non vedo oggi pastori o operai al lavoro nella vigna del Signore, eppure so che il Signore proprio in tutta questa tribolazione ci sta dando grandi segni. Preciso che continuo a frequentare la Santa Messa novus ordo, perché non riesco a trovare nessuno che nelle vicinanze la celebri in vetus ordo.
Spero che i tempi maturino presto e che qualche buon Pastore della nostra amata Chiesa si decida ad avere veramente a cuore la sorte del popolo di Dio pellegrino sulla Terra.
La ringrazio degli spunti di riflessione. La seguo da sempre con profonda stima.
Maria
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Caro Valli,
ho appena letto la sua riflessione I cattocovidisti e il mio nervoso, titolo che mi permetto di modificare in I cattocovidisti e il nostro nervoso, perché leggendo le sue parole è stato come specchiarmi.
È davvero opprimente il senso di frustrazione che avverto nel dovermi tuttora imbattere in tali soggetti avulsi dalla realtà effettiva, realtà che oggi come allora, durante la psicopandemia, non ha nessuna sostanziale necessità di essere trasformata nella parodia alla quale ci obbligarono i nostri governanti. Non bastassero le sacrileghe alterazioni delle acquasantiere e lo spregio altero nel voler insistere con la Comunione distribuita sulle mani, in alcune celebrazioni ho dovuto assistere anche alla penosa mimica burattinesca di un novello “Scambiatevi il dono della pace” con il quale i fedeli si rivolgono l’un l’altro con incerti quanto goffi tentativi di inchino. Recandomi in Asia da decenni per motivi di lavoro, suggerisco ai gestori di tali parrocchie un bel corso applicato di tecnica del salamelecco ad hoc.
Condivido il suo nervosismo così poco cristiano e invidio (anche se così pecco nuovamente) l’olimpica adesione di sua moglie all’obbligo di mascherina al quale si è piegata per andare a legge: non potendo tirare in testa la mascherina a chi mi avesse imposto di indossarla, a me sarebbe rimasta la sola alternativa di andarmene.
Lo so, peccato su peccato. Ma mi sembra che con sfumature diverse e intento pedagogico non molto dissimile Gesù scacciò i mercanti dal tempio e, mi conceda l’iperbole onirica, negli ultimi due anni ho spesso immaginato di rivederlo all’opera con una bella frusta. Mi riferisco anche, è notizia di questi giorni, al caso della cattedrale di Brescia trasformata in sala congressi per la Caritas.
Un caro saluto. E che il Signore perdoni gli iper reattivi congeniti.
Barbara
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