Lettera / Il vescovo sopprime padrini e madrine. Ma perché?
Caro Valli,
la notizia proviene da una diocesi del Sud: «Niente padrini e madrine ai battesimi e alle cresime. È quanto ha deciso il vescovo delle diocesi di Teano-Calvi, Alife-Caiazzo e Sessa Aurunca, Giacomo Cirulli. “Nell’odierno contesto socio-ecclesiale l’ufficio dei padrini e delle madrine, per lo più, ha perso il suo valore originario”, si sottolinea in una nota, dato che queste figure finiscono per essere presenti solo a quella celebrazione. Una decisione “adottata in via sperimentale per la durata di tre anni”».
Tre anni non sono pochi per una sperimentazione di questo genere, mi pare. C’è tutto il tempo perché l’ufficio dei padrini e delle madrine cada definitivamente nell’oblio. Fra l’altro, fa venire in mente l’analogia con altra sperimentazione tuttora in corso in ambito sanitario, ma meglio non divagare.
Le figure di padrino e madrina, si fa notare negli ambienti della diocesi, secondo il diritto canonico non sono obbligatorie. Effettivamente, nella stragrande maggioranza dei casi non ci sarà per fortuna mai bisogno di un sostituto dei genitori che si prenda cura dell’educazione religiosa dei giovani (questo sarebbe infatti il ruolo loro affidato).
In altri, pur limitati casi, invece, l’esperienza dice che la figura del padrino e della madrina si è rivelata indispensabile per la crescita spirituale del giovane, per esempio per carenza culturale dei genitori oppure per la scomparsa o l’abbandono da parte degli stessi.
Tuttavia, per il vescovo delle diocesi di Teano e collegate, al contrario, nessun dubbio: sono personaggi che non saranno mai presenti nella vita del giovane. E così dicendo esclude la possibilità che, se necessario, il giovane possa trovare un sicuro appiglio, un’ancora di salvezza spirituale, e lo priva anche solo della possibilità di rivolgersi a una persona che ne segua la crescita religiosa. Ma chi dà al vescovo tutta questa sicurezza?
Ciò che balza ancora una volta all’occhio è che la Nuova Chiesa, un pezzettino alla volta, un giorno sì e l’altro pure, sta togliendo consistenza e spessore persino alle antiche consuetudini, mentre attua già da tempo una progressiva desacralizzazione di riti e sacramenti – pensiamo all’Eucaristia! – e assiste indifferente perfino a questa cancellazione dei punti di riferimento per i più piccoli.
Speriamo che le famiglie fedeli trovino la forza di ribellarsi a quello che ha comunque il sapore di un sopruso, e che l’esempio di Teano non faccia da apripista per la diffusione di questa ennesima picconata alla Chiesa cattolica così come la conosciamo da duemila anni.
La saluto con grande stima
Giovanni Albanese