Lettera / Finché c’è una mamma che prega…
di Nicolò Raggi
Caro Valli,
con riconoscenza ho letto su Duc in altum l’articolo, che forse altrimenti mi sarebbe sfuggito, su Anna, la mamma morta per salvare il figlio.
La storia di Anna fa coppia con quella di Nunzia e di tante che spessissimo non risultano di interesse per la maggior parte dei media. Di questo però non c’è da preoccuparsi, ci sono illustrissimi precedenti.
Il punto anzi è proprio che, come Pilato dimostra plasticamente, la verità è una roccia di inciampo. Su questa si sfracellano le nostre finzioni, consapevoli o meno, e senz’altro ogni subdola ipocrisia, si tratti del “papa che dice buonasera” (il quale, subito dopo aver fatto risuonare la sua voce parlando dell’aborto come di un omicidio su commissione incoraggia il più prezzolato abortista del mondo a farsi riconoscere come buon cristiano mentre riceve il pane consacrato) oppure di tutti quelli che, a vario e abusato titolo, si riempiono la bocca di una pietà da due soldi a favore di feriti, invalidi, fuggiaschi e ogni sorta di disperati senza nemmeno l’ombra della vergogna sul volto e senza che alcuno eccepisca almeno che gli è stata pagata molto di più!
Ecco allora perché una mamma che muore per dare alla luce il suo bimbo non fa notizia, perché andare a interrogarsi su storie così implica il coraggio della verità e, come giustamente suggerisce la moglie a Pilato nel capolavoro di Mel Gibson, nessuno può dirti la verità se tu non la vuoi sentire.
Io grazie al Cielo di mamme che mi hanno mostrato il senso della vita ne ho conosciute tante, una su tutte Flora Gualdani, l’ostetrica di Arezzo che ha dato vita al progetto di Casa Betlemme e ha salvato migliaia di bimbi dalla disperazione delle loro mamme e migliaia di mamme dall’incancellabile dolore di uccidere il proprio figlio.
Padre Pancrazio Nicola Gaudioso, cappuccino fondatore di un istituto di vita consacrata vicino a Bari, diceva spesso: “Finché c’è una mamma che prega, tutto è possibile”. Non penso possa esistere incarnazione di questo pensiero più evidente di Casa Betlemme!
La difesa della maternità, il suo riconoscimento a livello sociale, e la proposta di farla conoscere a chi è tentato di rinnegarla, sono quanto di più necessario e doveroso in un mondo stravolto e sfinito dall’odio diabolico verso i più piccoli e indifesi.
La maternità a tutto tondo, immortalata nell’Opera che ha fondato, vive in Flora negli aspetti più quotidiani. Quando, dopo tanti anni, ci siamo rivisti mi ha accolto con una dolcezza e una premura commoventi, mi ha ospitato come un figlio, mi ha offerto con semplicità la sua profonda saggezza e competenza e mi ha insegnato, ancora una volta, che nella vita – nonostante quello che in troppi vogliono farci credere – le cose più belle sono gratis! Non perché non richiedano sforzo, abnegazione e perseveranza, ma perché sono frutto del dono più grande della vita umana, e parto della Grazia divina.
Ogni volta che passo a trovarla, seppure con i miei quarantaquattro anni suonati e con diversi chili di troppo, Flora non manca di offrirmi qualche biscottino, segno fragrante della sua maternità donata.