Comunione sulle mani. Una lettera a favore e una risposta
Caro Valli,
non sono uno specialista né tanto meno un teologo, ma semplicemente un artigiano in pensione. In quanto credente vorrei però dire la mia circa la questione della Comunione sulla mano o sulla lingua.
Ho letto alcuni suoi libri e spesso leggo il suo blog, nel quale lei dà spazio al persistente brontolio contro l’Eucarestia sulla mano da parte di tradizionalisti che si oppongono ai modernisti (che tristezza questa classificazione nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica).
Ma, dico io, nell’ultima Cena che cosa disse e che cosa fece Gesù? Non sto a ripetere le parole che tutti conosciamo. Esamino solo il verbo “prendere”. Innegabile: questo verbo implica l’uso delle mani. E questa azione avvenne alla presenza di Gesù. Del resto, per secoli nella distribuzione dell’Eucarestia si è fatto così.
Ricordo la delicatezza e il bel quadro che fa di questa prassi Cirillo da Gerusalemme, santo e dottore della Chiesa: “Quando ti avvicini, fai della tua mano sinistra il trono per la tua mano destra, perché questa deve ricevere il Re e nel cavo della mano ricevi il Corpo di Cristo dicendo Amen!”. Il contatto della mano con il Pane eucaristico non equivale al contatto con la lingua e, in definitiva, con tutto il nostro corpo? Per questo viene forse meno la possibilità di confidarsi, affidarsi, adorare e ringraziare Colui che abbiamo ricevuto?
Tanta polemica e avversione che vedo persistere mi paiono meritevoli di altra causa.
Bruno Calattini
Poggibonsi (Siena)
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Ringrazio il lettore Calattini. Affido la riposta a un sacerdote esperto
La questione della Comunione sulle mani può essere affrontata in base ai seguenti punti.
Teologia
Il punto di vista teologico illumina il senso del Mistero della santa Comunione e il modo di accostarvisi. Per cogliere tale senso non bastano le Sacre Scritture (non siamo calvinisti), ma è necessario rifarsi all’insegnamento della Chiesa che ha approfondito il senso delle Scritture alla luce della riflessione teologica, nel solco della Tradizione e attraverso definizioni del Magistero. Se è vero che nei primi secoli probabilmente ancora si usava comunicarsi sulle mani in alcune zone della cristianità, è appurato che nei secoli successivi tutta la Chiesa nei suoi riti occidentali e orientali si è adeguata alla Comunione sulla lingua. Del resto nei primi secoli i cristiani non avevano ancora compreso il mistero della Trinità né quello di Cristo (si pensi a un’eresia come l’arianesimo e alle dichiarazioni dei Concili di Nicea e Costantinopoli), quindi non stupiamoci che stessero definendo anche teoria e prassi eucaristica. La prassi è poi nuovamente cambiata nel 1979, in un momento storico di grande confusione per la fede, ma è cambiata in un modo tale da lasciare aperta a tutto campo la possibilità di tornare agli usi precedenti il Settantanove (cfr. punto successivo).
Diritto
Con la Memoriale Domini del 1969 il santo pontefice Paolo VI concede in forma di indulto la possibilità di comunicarsi sulle mani. Una concessione dunque, un caso particolare, una sperimentazione, non certo la forma migliore e raccomandata per comunicarsi. Successivamente il clero ha abusato di tale indulto finendo addirittura per insegnare che la Comunione sulle mani fosse la soluzione migliore. Non è l’unico caso in cui il clero abbia strumentalizzato l’insegnamento di Paolo VI. Nel caso dell’Humane Vitae (1968), per esempio, andò peggio: si insegnò contro il parere del Papa l’opportunità di usare i contraccettivi e di avere pochi figli. Questa è un’altra storia, ma dice molto bene del clima spiritualmente discutibile in cui si è diffusa la pratica di comunicarsi sulle mani. Per approfondire rimando allo studio di Bortoli con prefazione del cardinale Sarah: La distribuzione della comunione sulla mano (Cantagalli).
Prassi
Dal punto di vista pratico, negli ultimi lustri la Comunione sulle mani ha iniziato a essere imposta ai fedeli, andando contro le norme e contro l’intelligenza teologica del Sacramento. In periodo epidemico poi tale imposizione si è trasformata in un’ordinanza politica, tale da avvilire la verità religiosa della Messa. Al cadere delle restrizioni sanitarie, troppi sacerdoti hanno continuato a impedire il diritto eucaristico dei fedeli inaugurando un momento di abusi gravissimi, offensivi anzitutto verso Cristo. Molte delle voci che si stanno levando e che Valli ospita in Duc in altum si oppongono a tali abusi. Non mi risulta che le grandi testate religiose nostrane e d’oltralpe facciano nulla in favore di costoro e del diritto divino. Non mi risulta che i semplici fedeli che si comunicano sulle mani siano intervenuti e stiano intervenendo effettivamente in favore del diritto dei loro fratelli di comunicarsi sulla lingua. E non apro il capitolo sui fedeli cui è stato proibito di comunicarsi durante il periodo della epidemia. Onestamente, in una tale situazione di egoismo e opportunismo, trovo che la disponibilità di Valli aiuti a ripristinare almeno un po’ la giustizia e il rispetto verso i fedeli discriminati.
Conclusione
È comprensibile ed encomiabile la linea eucaristica assunta dal blog di Valli. Resta aperta la decisione di voler o meno ospitare un contraddittorio sul tema. Ma questo dipende solo dall’autore del blog, visto che il blog è il suo. Poi, da quanto affermato nel terzo punto, credo che un contraddittorio potrebbe essere gesto d’onore da parte di Valli, ma il trascurarlo non risulterebbe comunque biasimevole, vista l’ottusità, l’arroganza e l’indifferenza finora manifestata dalla controparte.
Infine, se in tutto questo coloro che si comunicano sulle mani provano un qualche disagio, esso è fondato teologicamente, normativamente e praticamente, come ho cercato di illustrare.
Per parte mia l’unica raccomandazione è che la difesa della Comunione sulla lingua avvenga con la consueta mitezza cristiana. Ringrazio Valli per il suo contributo alla causa.
Don Marco B.
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