Lettera / Un decalogo per la vita. Da diffondere

Caro Valli,

per anni ho partecipato con convinzione alla Marcia nazionale per la vita, che si svolse dal 2011 al 2021, quando purtroppo venne sospesa a causa di contrasti tra i promotori: il vuoto lasciato è stato però colmato in qualche modo dall’attuale Manifestazione nazionale per la vita, giunta alla seconda edizione. Una scelta coraggiosa, per la quale sono grato agli organizzatori, in particolare gli infaticabili di Pro Vita & Famiglia, che non mancavano mai neppure alla vecchia marcia.

Ritengo che tutte le variegate realtà pro-vita italiane, pur nelle differenze di impostazione e sensibilità, debbano avere un momento di visibilità pubblica, per non lasciare completamente la piazza ai propri avversari.

Si può poi ragionevolmente discutere sullo slogan della manifestazione, Scegliamo la vita, su un taglio più “inclusivo” o più rigoroso, e così via.

Molto importante è che i militanti pro-life abbiano le idee chiare sui principi della propria battaglia (cosa che non è affatto scontata anche tra persone piene di buona volontà) nonché sulle argomentazioni da tenere bene a mente quando ci si trova a discutere con avversari o curiosi, per evitare di cadere in contraddizioni o errori.

Per questo vorrei proporre a margine di questa breve riflessione un piccolo decalogo pro-vita, che noi a Venezia abbiamo steso già nel 2019 a uso interno e che ora, tramite Duc in altum, estendo a tutti coloro che fossero interessati ai nostri temi.

Sarebbe opportuno che lo tenessero presente anche i politici che si presentano come sensibili al tema, nonché i nostri Pastori.

Francesco Bortolato

Associazione Movimento per la vita di Venezia Mestre ODV

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Piccolo decalogo per il militante pro vita

  1. La vita umana inizia dal concepimento

Fin dall’unione della cellula maschile e femminile inizia una nuova vita, che crescerà senza alcun salto di qualità fino alla nascita: è la scienza che oggi, con le sue tecniche sempre più sofisticate, lo conferma. Perciò l’embrione è un essere umano, cioè una persona, sebbene al suo stadio più piccolo, semplice e indifeso.

  1. Nessuno può uccidere un innocente

L’uccisione deliberata e diretta di un essere umano innocente non è consentita mai e per nessun motivo; essa è sempre un crimine e un peccato gravissimo di fronte al Creatore. Se accettassimo come buoni o indifferenti questi atti, ogni violenza sarebbe lecita e la società diventerebbe una giungla dove il più feroce sbrana il più debole [1].

  1. L’aborto è sempre inaccettabile

Pertanto l’aborto e i suoi simili, cioè la contraccezione abortiva, l’eutanasia e la fecondazione artificiale (in quanto richiede l’eliminazione di moltissimi embrioni umani) sono sempre inaccettabili [2]. Neppure in caso di povertà, perché la società deve aiutare chi è in difficoltà economiche. Neppure in caso di malformazioni gravi, perché la malattia non si cura uccidendo il malato. Neppure in caso di violenza, perché se non si mette a morte il colpevole, a maggior ragione nessuno può infierire sul nascituro che è assolutamente innocente. Neppure per salvare la vita alla madre: in tali rari casi, si opera per salvare lei, ed eventuali danni al bambino sono soltanto conseguenze indirette e non cercate.

  1. Io non lo farei, e vale per tutti

C’è chi dice: “Io sono credente e non abortirei mai, però non mi sento di imporre questa scelta agli altri, che magari non sono credenti”, ma questo discorso è assurdo: lo accetteremmo forse per il furto, per la corruzione? I principi che abbiamo enunciato sono ricavabili con la retta ragione (diremmo col semplice buon senso) dalla legge naturale, e non richiedono necessariamente la fede religiosa. Dunque, sono validi per tutti. Resta verissimo però che essi sono illuminati e rafforzati dalla Legge divina e dalla fede cattolica [3].

  1. È una scelta della madre? Niente affatto

Nessuno ha il diritto di scegliere se un innocente può vivere o deve morire [4]; non a caso, in America gli abortisti si definiscono pro-choice che significa a favore della scelta. Certo, la madre ha di fatto la capacità di eliminare il suo bambino, che dipende in tutto da lei; tuttavia, se sceglie di farlo non sta affatto esercitando un suo diritto, ma solo l’arbitrio del più forte sul più debole; infatti, un attimo dopo la nascita lo stesso gesto viene considerato con orrore e punito severamente come infanticidio. È evidente quindi che, quando una vita è iniziata, non si parla più di scelta perché emerge un dovere sacro (e profondamente umano) di farla crescere e nascere; alla madre insieme al padre è affidato il compito nobilissimo di difendere il loro piccolo bambino da ogni pericolo, a costo della loro stessa vita.

  1. La legge 194 non è una buona legge applicata male, ma una cattiva legge da abrogare

L’uccisione deliberata e diretta di un essere umano innocente non può essere tollerata dal diritto di una nazione degna di questo nome: pertanto la legge penale dovrebbe vietare e sanzionare questi delitti, pur tenendo conto di tutte le circostanze e le attenuanti nei confronti della madre. Anche se oggi in molti Paesi le leggi consentono l’aborto legale e tutto il resto, dobbiamo dichiarare con forza che sono gravemente ingiuste; a rigor di termini, sono non-leggi, e non vincolano la coscienza del cittadino. Al contrario, esse esigono l’obiezione di coscienza, non come scelta stravagante o come disobbedienza, ma al contrario come obbedienza doverosa a una legge più grande e vera, la legge naturale e divina. Il nostro obiettivo di militanti pro-vita è alla fine, magari tra dieci o cinquant’anni, cancellare l’ingiusta legge 194 (e le altre simili).

  1. L’aborto non è mai la soluzione

Qualora davvero la madre non potesse assolutamente tenere con sé il nascituro, essa deve metterlo al mondo senza riconoscerlo, con il parto in anonimato o, nei casi più disperati, lasciandolo nelle culle per la vita. Questo sarà un vero atto d’amore gratuito verso il proprio figlio che verrà subito adottato da una delle moltissime coppie di genitori, selezionati secondo requisiti morali, psicologici ed economici, che attendono di poter adottare un bambino. Attendono invano carichi di speranze per anni, mentre i nascituri vengono uccisi: questo rende l’aborto una tragedia ancora più assurda!

  1. L’aborto fa due vittime: il bambino e anche la madre

L’aborto può essere pericoloso per la salute fisica della madre, specialmente con la pillola abortiva RU 486. In ogni caso, esso causa una ferita morale e psicologica nel profondo della sua anima; può produrre disagi e disturbi di vario tipo, e riemergere anche a distanza di anni o decenni. Ma i medici abortisti si guardano bene dal dirlo prima.

  1. Pannolini & verità stanno insieme

Accanto alla denuncia coraggiosa dell’ingiustizia dell’aborto legale, è necessario aiutare concretamente le madri in difficoltà, tentate dall’idea di abortire o reduci da un aborto, con il supporto morale e materiale. Questo compito così importante e delicato è svolto in particolare dai Centri di aiuto alla vita (Cav), ma coinvolge anche il nostro Movimento. È necessario tuttavia che il fronte pro-vita non si limiti all’assistenza, per non diventare proprio malgrado una rotella nell’ingranaggio della cultura della morte: voi non contestate più il diritto di scelta delle donne e noi vi permettiamo di fare assistenza e salvare qualche bambino. Questo patto iniquo non è possibile, ed il Movimento per la vita dovrà essere sempre il granello di sabbia che fa inceppare la macchina abortista!

  1. L’alternativa all’aborto non è la contraccezione, ma la cultura della vita

Nonostante i dati ottimisti delle autorità, l’aborto in Italia non diminuisce, se teniamo conto del numero incalcolabile di aborti precoci e clandestini. La prevenzione non consiste tuttavia nella contraccezione, secondo lo slogan in voga: non solo perché anch’essa è inaccettabile dal punto di vista morale, ma anche per la sua inefficacia pratica. Nei Paesi in cui questa è diffusa a tappeto gli aborti sono più frequenti, perché in sostanza i due aspetti fanno parte della stessa cultura: l’aborto è la logica conseguenza di una contraccezione non riuscita. La vera alternativa è la cultura della vita: riscoprire il pudore, combattere l’immoralità dilagante (oggi in particolare l’omosessualismo, la pornografia, le convivenze eccetera), promuovere il matrimonio e la famiglia naturale, conoscere la meraviglia della vita che si sviluppa fin dal concepimento valorizzando i metodi naturali di conoscenza della fecondità, esaltare la bellezza della maternità e paternità; infine, sostenere con adeguati aiuti economici e fiscali la famiglia e la natalità. Questi sono compiti urgenti che spettano alla società, allo Stato e in particolare alla Chiesa: l’alternativa è la morte della nostra civiltà.

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[1] La cosa cambia quando l’uomo è un ingiusto aggressore, contro il quale vale il principio della legittima difesa, che rende lecita anche la pena capitale e la difesa nazionale (pur con tutti le limitazioni del caso).

[2] Il Movimento per la vita italiano ha sostenuto la legge 40 del 2004 che consente la fecondazione omologa, come male minore per porre limiti a questa pratica; ma essa nasce di fatto come legge ingiusta e tale rimane.

[3] Non a caso, il testo di riferimento per la battaglia pro-vita resta l’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II (1995).

[4] Questo è il significato più profondo di vicende come quella dei piccoli Charlie Gard o Alfie Evans.

 

 

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