Intervista a Carlo Maria Viganò / “Il prossimo conclave? Una provocazione. Bergoglio vuole creare le premesse di uno scisma. Fernández sta a Bergoglio come Zelenskyj a Biden”
Cari amici di Duc in altum, dopo l’annuncio, da parte di Francesco, di un concistoro, in programma il 30 settembre, per la nomina di ventuno nuovi cardinali di Santa Romana Chiesa, ho intervistato in proposito l’arcivescovo Carlo Maria Viganò.
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di Aldo Maria Valli
Eccellenza, qualcuno dice che tra questi ultimi cardinali potrebbe esserci il successore di Francesco. Condivide?
Dubito che il Collegio dei Cardinali – un tempo Sacro Collegio – vorrà eleggere un Papa conservatore o anche solo moderatamente progressista; è anzi evidente che il prossimo Conclave costituirà una provocazione. Quasi tutti i Cardinali sono stati creati “a immagine e somiglianza” di Bergoglio e saranno loro a scegliere il suo successore – forse lui vivo, vista la nuova moda della Rinunzia. Se gli elettori avessero anche solo un minimo di amore per la Chiesa, dovrebbero rendersi docili all’azione dello Spirito Santo; ma sappiamo che questa congerie di eretici e immorali – salvo rare eccezioni – non ha alcuna intenzione di lasciar fare al Signore, perché se così facesse segnerebbe la propria condanna. Ma il buon Dio riserva talvolta sorprese inaspettate.
Qual è la logica seguita da Bergoglio nelle nomine?
La logica di Bergoglio è evidentissima: vuole creare le premesse di uno scisma, che a parole nega e deplora, ma che sta preparando da tempo. Bergoglio vuole separare, in un modo o nell’altro, la parte buona dei fedeli e dei chierici dalla Chiesa ufficiale; e per riuscirci, per far sì che si allontanino dal Sinedrio modernista, ha messo nei posti chiave della Curia Romana quei personaggi che garantiscano la peggiore gestione dei Dicasteri loro affidati, col peggior risultato possibile e il maggior danno per il corpo ecclesiale.
Le progressive restrizioni alla celebrazione della Liturgia antica servono per confinare i conservatori in riserve di caccia, per poi convogliarli verso la Fraternità San Pio X, non appena il Sinodo porterà alle loro tragiche conseguenze i cambiamenti dottrinali, morali e disciplinari che sono in cantiere e causerà un esodo di Cattolici in quella che, dopo la soppressione o la normalizzazione degli Istituti Ecclesia Dei, diventerà il “monopolista” della Tradizione. Ma a quel punto – quando cioè i Cattolici tradizionali saranno migrati nella Fraternità e i suoi capi crederanno di aver ottenuto una vittoria sulla concorrenza del soppresso Summorum Pontificum – una nuova provocazione intollerabile costringerà almeno una parate della Fraternità San Pio X a prendere le distanze dalla Roma bergogliana, sancendo la “scomunica” del tradizionalismo, non più rappresentato in seno alla Chiesa ufficiale, ammesso che mai lo sia stato. Per questo a mio parere è importante conservare una certa parcellizzazione, in modo da rendere più complessa la manovra dolosa di estromissione dei Cattolici tradizionali dal corpo ecclesiale.
Diaconesse, abolizione del celibato ecclesiastico, benedizione delle coppie omosessuali, tolleranza per la poligamia, teoria gender, ideologia LGBTQ, panteismo ecologista à la Teilhard de Chardin: sono questi i punti di scontro che deliberatamente Begoglio sta aprendo tra l’ala conservatrice (ma non tradizionale, già distante o fuori dai giochi) e quella ultraprogressista. Il suo scopo è creare lo scontro, lasciarlo crescere, incoraggiare con nomine e promozioni i fautori delle istanze più estreme, per poi assistere alla prevedibile reazione di condanna dei pochi buoni Vescovi, sacerdoti e religiosi rimasti, i quali dinanzi al trabocchetto di Bergoglio avranno due scelte: tornare a subire in silenzio o alzarsi, denunciare il tradimento della Verità cattolica ed essere costretti a lasciare il proprio posto e a esercitare il Ministero nella clandestinità o quantomeno nell’apparente irregolarità canonica.
Una volta ostracizzati i Pastori scomodi e allontanati i fedeli conservatori, la gerarchia bergogliana potrà esercitare il pieno controllo su clero e popolo, certa dell’obbedienza di chi è rimasto. E questa setta, che di cattolico avrà solo il nome (e forse nemmeno più quello), eclisserà totalmente la Sposa dell’Agnello, nel paradosso di una Gerarchia traditrice e corrotta che abusa dell’autorità di Cristo per distruggere la Sua Chiesa.
Questo è ciò che vorrebbero i mandanti di Bergoglio e dei suoi minion, ma il sensus fidei del Popolo santo di Dio potrebbe condurre molti a rifiutare questa frode e a prendere parte ad un’azione di ferma resistenza e di determinata denuncia. Il Signore permetterà che la Chiesa appaia morta, che le forze degli inferi credano di averla sconfitta, perché Egli vuole che il Corpo Mistico segua la via della Croce e della Sepoltura, come il Suo Capo divino, se vuole raggiungerLo nella gloria della Resurrezione.
Si dice che il collegio cardinalizio, così come voluto da Francesco, rappresenti la Chiesa universale: davvero?
Se sottoponessimo un questionario anonimo agli eminentissimi membri del Collegio cardinalizio, nel quale devono rispondere “vero” o “falso” ad una serie di proposizioni su cui il Magistero si è già infallibilmente espresso, scopriremmo con raccapriccio che la maggioranza assoluta, se non la quasi totalità dei Porporati non è cattolica, tout court. E nel numero di costoro credo troveremmo anche qualche conservatore. L’eresia notoria di molti Prelati è confermata dalle loro stesse dichiarazioni, dinanzi alle quali Bergoglio si è ben guardato dall’aprir bocca, come invece sa fare senza troppi scrupoli nei riguardi di quei pochi Prelati rimasti fedeli. L’attuale Collegio cardinalizio è la quintessenza della chiesa bergogliana: i suoi membri rappresentano la diffusione capillare del modernismo e del progressismo conciliare nel mondo. Di certo però non sono espressione della Chiesa universale: anzitutto perché non ne fanno parte se non solo apparentemente, essendo appunto eretici; e in secondo luogo perché per grazia di Dio i fedeli e il clero stanno imparando – dopo sessant’anni di orrori, da dieci ancor più evidenti – a non prender per oro colato tutto quello che esce dalla bocca del papa, del vescovo o del parroco. Così questi, dopo aver predicato la disobbedienza al vero Magistero, si trovano a subire le conseguenze di una disobbedienza questa volta buona e doverosa, perché in obbedienza a Cristo.
Stiamo assistendo alla cancellazione sistematica di tutta una parte della Chiesa – individuabile geograficamente, ma anche ideologicamente – rimasta ancora cattolica: alcuni Vescovi americani, con le loro Diocesi; molti Vescovi africani, fedeli soprattutto sulle questioni morali; e un numero sempre crescente di parroci, sacerdoti, religiosi e religiose che si stanno accorgendo di essere le prossime vittime delle epurazioni di Santa Marta – il caso dei Monasteri di Pienza e di Marradi non sono passati inosservati – e si preparano a forme alternative di Ministero, si uniscono, si confrontano, si organizzano. Questo è lo scopo dell’associazione Exsurge Domine (www.exsurgedomine.org) che è stata costituita sotto il mio patrocinio e che si occupa di aiutare e organizzare la resistenza dei chierici e dei religiosi perseguitati dalla junta dell’Argentino.
Perché Francesco continua a ignorare sedi come Milano, Torino, Venezia, Genova, Napoli?
Lo fa perché vuole togliere prestigio morale a certe Sedi episcopali, tradizionalmente cardinalizie, a vantaggio di una gestione delle nomine alla Porpora improntata ad uno smaccato nepotismo ideologico. Tutti gli amici, e gli amici degli amici di Bergoglio hanno la carriera spianata, anche a costo di negare ostinatamente i loro scandali, i loro errori dottrinali, la loro evidente indegnità o incompetenza. Gli piacciono i “pastori che puzzano dell’odore delle pecore”, anche se sono mercenari e se le pecore non hanno alcuna voglia di essere guidate da loro. Il che rivela una carenza di virtù umane ancor più desolante della totale assenza di virtù teologali. Devo dire che non nominare Cardinale l’Arcivescovo di Milano finisce per non essere poi una disgrazia; ma dispiace che al Patriarca di Venezia, proprio a causa del suo moderatissimo conservatorismo, non sia riconosciuta la Porpora che fu di tutti i suoi predecessori. Il messaggio per gli aspiranti al cursus honorum vaticano è di assecondare il potere con cortigiano servilismo, sotto pena di commissariamento, Visita apostolica, trasferimento o addirittura licenziamento senza nuovi incarichi (vedi Burke e Gaenswein, tra gli altri).
Tucho Fernández sarà cardinale. Fino a poco tempo fa sembrava una battuta. Invece.
Rimane una battuta, perché quanto avviene da dieci anni è ormai di pertinenza della farsa più che della tragedia. Tutto quello che la setta di Santa Marta partorisce è una frode: la presunta “democratizzazione” del Sinodo sulla Sinodalità, in cui le domande che vengono sottoposte alle comunità locali sono formulate in modo da ottenere le risposte volute, sempre secondo un preciso disegno eversivo che parte da Bergoglio in persona. È una menzogna il coinvolgimento della donna nel governo della Chiesa: ciò è contrario alla volontà di Nostro Signore e nessun potere, per quanto tirannico e autoritario possa essere, può cambiare la materia del Sacramento dell’Ordine. Sono un inganno gli scandalosi ammiccamenti di Prelati e chierici ai vizi e agli stili di vita della cosiddetta “comunità LGBTQ”: costoro stanno usando le debolezze di laici traviati dall’ideologia woke per legittimare i loro peccati personali, che prima o poi emergono nella loro imbarazzante prosaicità. È un personaggio costruito anche lo stesso Fernández, che da anni fa la corte a Bergoglio con pubbliche attestazioni di stima, di fiducia nella sua capacità riformatrice, di certezza dell’inesorabilità della sua azione “profetica” (nella neolingua conciliare, sinonimo di “eretica”) come supremo Pastore della Chiesa.
Fernández sta a Bergoglio come Zelenskyj sta a Biden: sono fantocci nelle mani di fantocci. I fili li tira sempre quella stessa élite eversiva che unisce la Casa Bianca al Vaticano, le mail di Podesta all’abdicazione di Ratzinger, il deep state alla deep church, Nancy Pelosi a “padre” James Martin sj.
Di sicuro Fernández è stato messo a capo dell’ex-Sant’Uffizio per non fare nulla di ciò che dovrebbe fare il Prefetto di questo importantissimo, ormai declassato Dicastero. Farà esattamente il contrario: incoraggerà le eresie e le deviazioni morali dei teologi oggi in auge, dei Vescovi impazienti di trasferirsi all’hotel Santa Marta, dei fautori del gender; e invece agirà con spietata fermezza per il sacerdote che critica un’affermazione eretica di Bergoglio o di uno dei suoi protetti, per il Vescovo che denuncia le deviazioni del Sinodo, per il professore di Seminario che insegna ancora gli atti magisteriali precedenti al Vaticano II. Vedremo fino a che punto lo zelo di questo Fernández giungerà, pur di compiacere il suo sponsor, e fino a quando chi dovesse essere preso di mira dai talebani della Pachamama sopporterà questi attacchi senza replicare o anche semplicemente ignorandoli.
I cardinali voluti da Francesco sono proprio tutti yes-men o c’è qualcuno capace di autonomia di giudizio?
Per essere oggi Cardinali è necessario avere quello che i nostri vecchi chiamavano “pelo sullo stomaco”: sono sessant’anni che le epurazioni proseguono implacabili, ed anche alcuni Eminentissimi creati da Benedetto XVI si sono dimostrati del tutto inferiori alle aspettative dei fedeli conservatori, e non di rado opportunisti o pavidi. Dei coraggiosi – diciamo così – dei Dubia non rimangono molti superstiti, che all’ultimo Conclave hanno assistito a cose che però non denunciano pubblicamente. Quindi, sì: sono tutti yesmen; il che, per chi dovrebbe difendere la Santa Chiesa usque ad effusionem sanguinis, è a dir poco incoerente.
La crisi presente è il castigo con cui il Signore punisce la Chiesa e il mondo per l’infedeltà dei Suoi Ministri e dei governanti delle Nazioni. Guardiamo a questo flagello come al gesto severo di un Padre troppo a lungo offeso ma che vuole ancora salvarci. La conversione è l’unica via possibile: torniamo a Dio, prima che la Misericordia ceda alla Giustizia.
14 luglio 2023
S. Bonaventuræ Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris