Ministro straordinario? No, grazie! Una battaglia vinta dagli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo
Come combattere l’uso (l’abuso) di far distribuire la Comunione da parte dei cosiddetti ministri straordinari laici anche se il sacerdote è presente?
Qui una testimonianza dagli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo di Reggio Emilia.
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Vorremmo raccontare una piccola esperienza che riguarda la nostra diocesi.
Abbiamo visto tutti – chi prima, chi dopo, chi in un modo, chi nell’altro, ma con lo stesso doloroso stupore – quanto molti sacerdoti abbiano totalmente dimenticato i gesti e il significato profondo di ciò che compiono nella liturgia.
Molti di essi da protagonisti sacri sembrano diventati vittime della menzogna: le prime vittime da risvegliare, perché hanno dimenticato il prodigio quotidiano della transustanziazione operata attraverso le loro mani consacrate. Ma come affrontare un sacerdote?
Per un laico, senza alcun mandato né alcuna autorità, è praticamente impossibile. La sola voce del sensus fidei non basta. L’unica via è combattere battaglie su grosse ed evidenti questioni, come ricevere l’Eucarestia in bocca e riottenere il rispetto della dottrina e della fede cattolica così come ci è stata tramandata in duemila anni.
Nella nostra diocesi ben due sacerdoti avevano smesso di distribuire l’Eucarestia demandando il sacro compito ai cosiddetti ministri straordinari, che come si sa sono laici.
Molti tra noi fedeli erano turbati. Eccesso di zelo? Qualcuno lo sosteneva, ma dentro di noi qualcosa ci diceva che far distribuire le Ostie consacrate da questi laici è profondamente sbagliato quando proprio lì accanto c’è un sacerdote.
Solo il sacerdote è ministro, e solo a lui, mediante le sue nani consacrate, compete la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del Suo Sangue.
E allora perché, pur essendo presente il sacerdote, si affida poi a un laico, o più spesso a una laica, l’incarico di distribuire la Comunione, come se fosse un compito di natura burocratica e non un gesto sacro?
Abbiamo fatto una ricerca e scoperto l’esistenza dell’istruzione Redemptionis sacramentum, “su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia”, documento ufficiale della Santa Sede, pubblicato nel 2004 dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (il prefetto era il cardinale Arinze), con l’approvazione di Giovanni Paolo II.
Ebbene, all’articolo 157 sta scritto in modo inequivocabile:
“Se è di solito presente un numero di ministri sacri sufficiente anche alla distribuzione della santa Comunione, non si possono deputare a questo compito i ministri straordinari della santa Comunione. In simili circostanze, coloro che fossero deputati a tale ministero, non lo esercitino. È riprovevole la prassi di quei Sacerdoti che, benché presenti alla celebrazione, si astengono comunque dal distribuire la Comunione, incaricando di tale compito i laici”.
Ecco dunque che il nostro “eccesso di zelo”, di noi poveri fedeli non istruiti e senza autorità alcuna, è in realtà lo stesso zelo di Mattatia (1 Mac 2,24-27) che, non più con la voce del sensus fidei ma con la parola del consensus fidelium e della Chiesa di sempre, diventa scudo e allo stesso tempo spada che taglia!
Quindi ci siamo attivati. Dapprima abbiamo scritto due lettere al vescovo dal quale, come ci aspettavamo, non abbiamo ricevuto alcuna risposta. In secondo luogo abbiamo tentato un approccio verbale e fraterno col sacerdote, il quale ha controbattuto con giustificazioni e autogiustificazioni finalizzate soltanto all’esaltazione dei ministri straordinari. Infine, insieme a un volantinaggio, abbiamo scritto una lettera ai fedeli e ai ministri straordinari, sollevando dubbi circa la legittimità del loro incarico e riferendo i contenuti della Redemptionis sacramentum.
Così, dopo qualche giorno di scompiglio, in chiesa si è tornati, com’è giusto, alla distribuzione dell’Eucarestia da parte dei sacerdoti.
Non possiamo dire che ora sia tutto “come Dio comanda”. Le prediche, per esempio, sono sempre le stesse, di contenuto più politico che cristocentrico, ma dopo questa battaglia vinta ci prepariamo già alla prossima, che sarà per la difesa e il rispetto del punto 94 dell’istruzione vaticana:
“Non è consentito ai fedeli di «rendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano la sacra ostia o il sacro calice. Infatti è prassi ormai consolidata di alcuni ministri straordinari, incalzati dal sacerdote, il servirsi da sé dopo la distribuzione della Comunione ai fedeli come il prendere da sé il sacro vaso”.
Documento alla mano, abbiamo verificato che nella nostra unità pastorale in ogni Messa vengono compiute, tra infrazioni più o meno frequenti e più o meno gravi, almeno una decina di inosservanze, in aperto contrasto con una ventina di documenti ufficiali della Chiesa!
Vogliamo che siano reintrodotti l’uso del piattino (difeso dall’istruzione al punto 93), l’inchino di reverenza (punto 90) e l’obbligo della consumazione dell’Ostia davanti al ministro per evitare sacrilegi (punto 92). Vogliamo che sia scoraggiato l’uso di ricevere l’Ostia sulla mano, per tornare a ricevere il Corpo di Cristo in modo degno, perché è presenza reale nell’Eucarestia, nell’Unità della Chiesa di sempre. Servono schiere di chierichetti zelanti e formati.
Allora coraggio e su le maniche! C’è tanto da lavorare nella Vigna del Signore!
Diciamo grazie ai fondatori degli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo, Veronica Cireneo e Valter Tuninetti, per il loro impegno.
Sia lodato e ringraziato in ogni momento Gesù nel Santissimo Sacramento.