Il Sinodo sulla sinodalità della sinodalità. E il peggio che verrà
di Vincenzo Rizza
Caro Valli,
mi sono sempre chiesto cosa volesse dire “sinodo sulla sinodalità” e a cosa servisse. Trovavo ridicolo il titolo e l’inutile ripetizione, frutto verosimilmente della predilezione dell’attuale pontefice per la ridondanza comunicativa nel ripetere continuamente gli stessi concetti. Esperienza in fondo già vissuta con il giubileo straordinario della misericordia indetto nel 2015, altra inutile ripetizione dello stesso concetto: il giubileo è l’anno delle indulgenze e della remissione dei peccati ed è quindi già di per sé segno di misericordia.
Dopo aver visto chi sono i partecipanti al sinodo (innanzitutto quelli personalmente invitati dal pontefice) e le modalità con cui si sono svolte le fasi preparatorie e le indicazioni fornite con l’Instrumentum laboris (senza considerare le modalità eufemisticamente opache con cui sarà gestita la comunicazione), ho capito l’importanza di questo sinodo, ma soprattutto che l’inadeguatezza del titolo non è dovuta alla sua ripetitività ma alla sua sintesi: si sarebbe dovuto in realtà chiamare “Sinodo sulla sinodalità della sinodalità” ovvero sinodo su quanto la sinodalità sia davvero sinodale.
I sinodi, che vedevano originariamente la partecipazione dei soli vescovi, nascono per camminare insieme e discutere – come scrive monsignor Aguer in Duc in altum – “questioni della massima importanza, per definire le dottrine e per condannare e confutare le eresie”. Ciò avveniva fino all’anno 2013 d.C.
Con l’avvento di papa Francesco tutto cambia. E così nell’anno 10 d.F. (dopo Francesco) si terrà un sinodo che non ha nulla di sinodale ma che, adeguatamente pilotato, mira a ratificare le decisioni già prese (o che saranno prese) dall’uomo solo al comando.
Le prove generali erano già state fatte con il Sinodo per l’Amazzonia. In quel caso, tuttavia, vuoi per l’inesperienza, vuoi perché ancora vivente Benedetto XVI, i risultati sono stati piuttosto deludenti per il Pontefice. Oggi, grazie all’esperienza passata, il sinodo è stato blindato e, salvo lo Spirito non decida di aleggiare sopra il Vaticano (pregiamo per questo), i risultati saranno verosimilmente lusinghieri per il Pontefice ma disastrosi per la Chiesa. D’altro canto, non mi aspetto che un papa che nella lettera di nomina del nuovo prefetto per la Dottrina della fede dichiara che si aspetta da lui “qualcosa di molto diverso” rispetto alla condanna di errori dottrinali, possa usare il sinodo “per condannare e confutare eresie”, come auspicato da monsignor Aguer.
Attendiamoci il peggio.