Don Bosco e la Confessione / 10

di don Marco Begato

La frequenza

Nel gennaio del 1876, rivolto ai giovani dell’Oratorio, don Bosco fissò alcune norme per la frequenza alla Confessione:

Nessuno si confessi prima degli otto giorni. Vi sono alcuni specialmente fra i piccolini, i quali verrebbero tutti i giorni. Per tutti in generale si tenga la regola degli otto giorni e allora vi sarà comodità per tutti. Nessuno però lasci passare il mese senza confessarsi: regola ordinaria sia ogni dieci, dodici ed anche quindici giorni.

Molti dicono: “Noi desideriamo andarvi ogni otto giorni!” E costoro vadano ogni otto giorni e fanno bene.

Ma qualcuno dice: “Io desidererei andare con frequenza alla Santa Comunione, ma dopo un paio di giorni che mi sono confessato, sono già di nuovo come prima, e se non mi confesso non oso più andare alla Comunione” Io direi a costui: “Se tu non sei capace di perseverare in tale stato di coscienza che ti permetta di andare per otto giorni alla Comunione, io non ti consiglio la Comunione cosi frequente”.

“Ma io ho voglia di cambiare; andando a confessarmi così con frequenza, mi correggerei più facilmente”. “Nossignore – rispondo io – il tempo che impiegheresti ad andarti a confessare la seconda e la terza volta in una stessa settimana, impiegalo a fare un proponimento un po’ più fermo e vedrai che questo sarà più efficace che l’andarti a confessare con più frequenza, come vuoi fare, ma sempre con poco dolore e con propositi deboli.

Appunto il confessore ti ha imposto di andar più di rado, affinché ti prepari meglio ed abbia le giuste disposizioni.

Vi è un solo caso in cui io credo che uno debba andare con più frequenza a confessarsi ed è quando il confessore stesso, dopo di aver considerata bene la coscienza del suo penitente, gli dica: “Vieni pure a confessarti ogni qual volta ricadrai in questo o quell’altro peccato; ciò è necessario per vincere quell’abito, per sradicare quella cattiva passione”. Quando vi sia questo espresso consiglio del confessore, dato così per un fine speciale, è certo che il penitente ne ritrarrà del bene.

Fuori di questo caso, prendete l’abitudine di andare ogni otto giorni, ogni dieci, od anche ogni dodici e con questo potrete, secondo il consiglio del confessore, fare anche con molta frequenza la vostra Santa Comunione (MB, XII, 31).

Don Bosco voleva che il proposito fosse efficace, quindi scendeva al pratico, suggerendo ai giovani quello che si conveniva alla loro condizione e alle loro forze. Afferma il biografo:

Don Bosco, esortando i giovani a mantenere i propositi fatti e a praticare i mezzi suggeriti dal confessore per non cadere mai più in peccato, raccomandava loro di prendere queste tre risoluzioni, nelle quali tutte le altre si concentravano, e di pregare Maria, la loro cara Madre, ad aiutarli a mantenerle.

1.pregare in chiesa con grande partecipazione;

2. essere sempre obbedienti ai genitori e a tutti gli altri educatori;

3. impegnarsi nello svolgere il proprio dovere, donando i propri sforzi per la maggior gloria di Dio e per la salvezza dell’anima.

Commento

Il discorso sulla frequenza riprende e ripropone il discorso sull’Eucaristia. La frequenza alla Confessione è legata alla crescita nell’amore e alla capacità di perseverare nei propositi di unione col Signore.

Il Compendio del Catechismo ricorda che ogni fedele, raggiunta l’età della ragione, ha l’obbligo di confessare i propri peccati gravi almeno una volta l’anno, e comunque prima di ricevere la santa Comunione (305). Il Compendio dà una norma universale, che vuole parlare anche a chi è rimasto alla periferia della vita di Chiesa. Don Bosco al contrario parla ai suoi ragazzi, dai quali pretende un protagonismo pieno, in ogni ambito della vita.

Balza all’occhio il senso pienamente pedagogico della Confessione. Non una sorta di grande mito che produce buoni risultati sulle masse di ignoranti (la religione come oppio dei popoli, secondo Marx; la religione per ammansire le masse, secondo Leo Strauss), ma uno strumento donatoci da Dio attraverso cui promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo, perché l’autentico sviluppo dell’uomo riguarda la totalità della persona in ogni sua dimensione. La Confessione non è un elenco della spesa, ma una richiesta di perdono che nasce dal pentimento sincero unito all’impegno fermo di fare il bene. La confessione ben fatta aiuta la crescita dei giovani ragazzi come buoni cristiani e onesti cittadini.

Infine una perla di saggezza del nostro santo nel richiamare al consiglio del confessore. Contro confusione, incertezza e ignoranza, non c’è rimedio più vincente e solido che trovare un bravo prete e chiedergli di essere il nostro confessore, la nostra guida, colui che tappa dopo tappa ci aiuta a crescere nella fede,

Don Bertetto ricorda i frequenti messaggi soprannaturali che don Bosco riceve sull’incostanza dei giovani, ai quali perciò sono indispensabili propositi fermi ed efficaci. In una visione un mostro infernale lo condusse in sacrestia, dove un sacerdote stava confessando i giovani:

Vedi, soggiunse il mostro, alcuni sono miei nemici, molti però mi servono anche qui: sono quelli che promettono e non mantengono la promessa; confessano sempre le stesse cose, ed io godo assai delle loro confessioni.

Poi mi condusse in un dormitorio e mi fece osservare alcuni che durante la Messa pensano male e non pensano di andare in chiesa.

Poi mi mostrò uno dicendo: “Costui fu già al punto di morte e allora fece mille promesse al Creatore, ma quanto divenne peggiore di prima!”

Alla fine don Bosco intima al demonio: “Io voglio che tu assolutamente mi dica quale cosa temi più di tutte quelle che si fanno qui, e questo te lo comando in nome di Dio Creatore, tuo e mio Padrone a cui tutti dobbiamo obbedire”.

In quel momento egli con tutti i suoi si contorse, prese forme che non vorrei più vedere in vita mia, poi fecero un rumore con urli orribili che terminarono con queste parole: “Ciò che ci fa più male, ciò che più di tutto temiamo è l’osservanza dei propositi che si fanno in confessione!”

Queste parole furono pronunciate con urli così spaventosi e forti che tutti quei mostri scomparvero come fulmini ed io mi trovai seduto in camera mia al tavolino (MB, X, 43).

I giovani santi formatisi alla scuola di don Bosco si distinguono soprattutto per la tenacia della volontà nel tener fede ai propositi suggeriti dal santo loro maestro. San Domenico Savio ne è la prova più luminosa.

10.continua

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