“Fiducia supplicans”, le supercazzole a sua difesa e la realtà dei fatti
Monsignor Antonio Staglianò – dal 2022 presidente della Pontificia commissione di teologia e celebre soprattutto perché quando era vescovo di Noto cantava in chiesa canzonette pop – ha scritto per Avvenire [qui] un articolo, a difesa di Fiducia supplicans, che ha suscitato gli sconsolati commenti di alcuni lettori di Duc in altum.
Mi scrive, per esempio, Rodolfo: “L’articolo è un’indegna supercazzola priva di qualsiasi chiarezza, volutamente contorta e ambigua, che non ha alcun valore teologico o pastorale, ma cade in una paurosa, e inconsapevolmente comica, contraddizione logica: certo che Dio è anche misericordia, ma se espungi completamente il peccato su che cosa si esercita la misericordia di Dio?”.
Ed ecco Angelo: “Le molteplici citazioni (dal cantautore Rino Gaetano a Hegel, da Bauman a Sloterdijk) sono solo fumo negli occhi. Quello che Staglianò vuol dire è una cosa sola: l’uomo ha il diritto di veder benedetto qualunque comportamento, anche il più peccaminoso, e a Dio non resta che il dovere di benedire”.
E Bruno: “L’ennesima boiata”.
Da parte mia, osservo che dopo l’articolo di Paolo Gulisano [qui] nel quale si sostiene che la Fiducia supplicans in realtà è stata pensata e scritta a beneficio di preti e religiosi che vivono relazioni omosessuali e dunque siamo di fronte a un’operazione tutta clericale, da più parti mi sono arrivate conferme in tal senso. Gulisano, a quanto pare, ha colpito nel segno.
Intanto, sull’articolo di Staglianò ecco un commento del nostro Vincenzo Rizza.
***
di Vincenzo Rizza
Caro Aldo Maria,
in questo tempo di confusione non poteva mancare, in aiuto del soldato Fernández e del generale al comando, il soccorso del presidente della Pontificia accademia di teologia.
Tralasciando le più o meno dotte citazioni di filosofi, sociologi, scrittori e perfino cantautori (ma di Padri e Dottori della Chiesa neppure a parlarne), è evidente che in nome della misericordia si vuole giustificare tutto.
Mi ha colpito una frase dell’articolo, forse un lapsus calami:
Papa Francesco si è inventato una “benedizione pastorale” che, allargando il significato di quella liturgico e sacramentale, rende possibile benedire le “persone omosessuali in coppia” e non tanto la “coppia-unione omosessuale”, con buona pace di chi cattolicamente ritiene che sia sbagliato o addirittura blasfemo.
Ecco il compito del Papa: non più confermare nella fede ma “inventare”. Si inventano così dal nulla, con spirito creativo, nuove benedizioni e nuove dottrine, “con buona pace di chi cattolicamente ritiene che sia sbagliato o addirittura blasfemo”.
Chissà se tra chi, in “buona pace” cattolicamente, ha ritenuto “sbagliato o addirittura blasfemo” benedire persone omosessuali in coppia (anche se, in realtà, nonostante i sofismi utilizzati, appare evidente che l’intento di Fiducia supplicans sia la benedizione della coppia), possiamo annoverare non solo gli attuali critici della neo-chiesa in uscita ma tutti i pontefici precedenti a Francesco che, evidentemente privi di misericordia ma soprattutto di inventiva, hanno permanentemente negato ciò che oggi viene incoraggiato.
La fantasia al potere è il nuovo slogan ripescato dai fasti del Sessantotto: dopo secoli di oscurantismo, finalmente abbiamo una chiesa che accoglie tutti, ma proprio tutti (tranne naturalmente i rigidi tradizionalisti); una chiesa che non guarda più alla Rivelazione ma che, in ossequio al costruttivismo, ritiene che anche il cattolicesimo possa e debba essere reinventato per adeguarsi al mondo.
Christus regnat, ma solo fino a quando non disturba troppo il manovratore di turno che ritiene di saperne più di Lui.