“Fiducia supplicans” e il cambio di paradigma nel sacerdozio. Ecco perché la Dichiarazione va ritirata e Fernández deve dimettersi
di Paolo Gulisano
Il cardinale Fernández ha rilasciato un’intervista a La Stampa che è stata titolata cisì: “Benedire le coppie gay non è blasfemo, la tenerezza di Gesù Cristo è per tutti”.
Si tratta di un’intervista molto significativa, che va a compromettere ulteriormente la posizione del prefetto del Dicastero per la dottrina della fede.
L’articolo definisce Víctor Manuel Fernández, detto Tucho, come “la figura chiave di questa fase del pontificato”, e certamente lo è. La scelta del vescovo di Roma di affidargli la carica che fu già di Joseph Ratzinger è caduta su un personaggio la cui produzione teologica è a tutti apparsa ben misera, ma all’interno della quale c’è anche un testo, che Fernández aveva cercato di far dimenticare, La pasion mistica (Duc in altum se n’è abbondantemente occupato a partire da qui), recentemente riportato all’attenzione e che contiene elementi di pseudofisiologia, come il fatto che le donne sarebbero “insaziabili” dal punto di vista sessuale a causa della particolare innervazione dei loro organi, una bufala clamorosa dal punto di vista medico, e contiene descrizioni omoerotiche di tipo blasfemo, fino a immaginare un amplesso con Gesù.
Negli scorsi giorni ho pubblicato in Duc in altum un articolo (qui) in cui avanzavo l’ipotesi che Fiducia supplicans abbia come principali destinatari i membri del clero omosessuali, che potrebbero trovare nella “benedizione” prevista da Fernández una forma di gratificazione e di “legittimazione” del rapporto col proprio partner. L’intervista a Tucho sembra confermare tale ipotesi, per la quale peraltro ho avuto modo di ricevere molte dolorose conferme da parte di sacerdoti che mi hanno scritto dicendomi che la prassi sacerdotale di avere un compagno di letto è ormai molto diffusa. Nell’intervista il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede non parla minimamente delle coppie irregolari eterosessuali, segno inequivocabile che la dichiarazione non riguarda loro, il cui problema è risolto da annullamenti e nuove nozze, oppure da sacramenti non più negati anche in caso di unioni civili. Parla soltanto di coppie omosessuali. E queste benedizioni per Fernández sono “atti evangelici”, mentre “gli ultraconservatori dividono la Chiesa” e “sacrilego è discriminare qualcuno per l’orientamento sessuale”. Quindi secondo questa visione negare le benedizioni alle coppie che lo richiedono è una discriminazione su base sessuale. Un’affermazione che non ha senso, e che fa passare un rito sacro, la benedizione, per un atto dovuto che non si può negare on demand.
Fernández parla di “ultraconservatori”, e anche l’intervistatore discetta di un sedicente “fronte tradizionalista” che gli farebbe la guerra. In realtà ad avere dichiarato che la Fiducia supplicans è inaccettabile sono state intere Conferenze episcopali, soprattutto dell’Africa e di altri continenti, le cosiddette “periferie del mondo” tanto care al vescovo di Roma. Perché dunque non ascoltarne la voce, che non è certo quella di un “ultraconservatorismo”?
Ma torniamo all’ipotesi inquietante che questo documento sia stato pensato per sdoganare e confermare i rapporti omosessuali del clero. C’è un passaggio molto significativo dell’intervista in cui Tucho afferma: “Si stratta di riscoprire un altro modo di essere prete, al di là dei riti liturgici, che hanno la loro bellezza, ma che non riescono a esprimere o a contenere tutta la realtà concreta della gente”.
Un nuovo modo di essere prete, ovvero un nuovo paradigma del sacerdozio, che possa prescindere dalla castità, e che possa prevedere la possibilità di convivenze che ricevono una benedizione formale. “La Dichiarazione – continua Tucho – ricorda che c’è pure una vita apostolica spontanea, lungo i marciapiedi, (speriamo che non venga sdoganata anche la prostituzione N.d.R.), in mezzo al popolo, dove ognuno porta il peso della propria vita come può, e a volte ha bisogno di un gesto di amore e vicinanza della madre Chiesa”.
Il cardinale Fernández si richiama esplicitamente alla dottrina di papa Francesco, alla sua visione di “Chiesa facilitatrice”, già esposta in Amoris laetitia.
Fiducia supplicans non ne è che uno “sviluppo”, come si usa oggi dire, e ci dice che adesso oltre alle benedizioni di tipo liturgico, c’è anche un altro tipo di benedizioni, che Fernández definisce “spontanee” o “pastorali”, che si danno “perché le persone si avvicinano a chiedere la forza di Dio per andare avanti nella vita”.
Questo tipo di benedizioni viene descritto dal cardinale in termini sentimentalistici: un “soffio”, una “carezza”.
Queste benedizioni, inoltre, “nella mente del papa non richiedono alcuna perfezione”. Se è per questo, nemmeno le benedizioni vere e proprie, ora definite liturgiche, e neppure i sacramenti la richiedono. Per accedere al sacramento della Riconciliazione, ad esempio, non è necessaria la perfezione, tant’è che vi si accosta proprio per avere il perdono e la remissione dei peccati. Ma c’è in questa compiaciuta presa di distanza dalla “perfezione” una manifesta rinuncia a un impegno nella ricerca della conversione, di un cambiamento di vita, alla richiesta stessa della Grazia con cui affrontare le tentazioni e il peccato. Questo modello di Chiesa si limita ad accarezzare, a non giudicare, eventualmente ad accompagnare. E questo paradigma potrebbe essere imposto ai sacerdoti. La minaccia gravissima al sacerdozio di cui parlavamo nel precedente articolo si concretizza non solo nelle “benedizioni spontanee e pastorali” che potrebbero essere date a coppie di sacerdoti, religiosi e religiose in legami omosessuali, ma anche nell’obbligo che potrebbe essere imposto ai preti di eseguire questi rituali. Cosa potrebbe accadere a un sacerdote che si rifiuta di impartire la benedizione “formato Tucho” a una coppia? La denuncia, la segnalazione al vescovo, la sanzione, la punizione. Addirittura in alcuni Paesi con legislazioni che colpiscono con durezza i dissidenti, il sacerdote “reo” di non aver impartito la sedicente benedizione potrebbe essere consegnato al braccio secolare, cioè giudicato e condannato da un tribunale civile per discriminazione omofoba, senza che questi possa ricevere alcun aiuto dalla Chiesa. Anzi: nelle dichiarazioni di Fernández il giudice troverebbe piena conferma delle tesi accusatorie. La Dichiarazione, secondo il prefetto, esorta i preti “a rispecchiare nei loro atteggiamenti quelli di Gesù di fronte alla gente, accogliendo, abbracciando”.
Una caricatura di Nostro Signore, che venne nel mondo non per mettere una mano sulla spalla a chi incontrava, ma per salire sulla Croce, soffrendo e offrendo la Salvezza.
Per questo motivo occorre sostenere tutti coloro che nella Chiesa stanno opponendosi a Fiducia supplicans: ne va del futuro del sacerdozio cattolico. Occorre che la Dichiarazione venga immediatamente ritirata, con le conseguenti doverose dimissioni del cardinale Fernández.