Monsignor Aguer / Il processo sinodale? Un vaso di Pandora che porta all’autodistruzione
di monsignor Héctor Aguer*
Elisabetta Piqué, corrispondente dall’Italia del giornale argentino La Nación, in un recente commento sull’udienza che il Santo Padre ha concesso al cardinale americano Raymond Leo Burke, già presidente del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, parla di Burke come del più feroce critico di Francesco. L’articolo rivela l’antipatia della giornalista nei confronti del cardinale, molto amato dall’ala tradizionalista della Chiesa. Il sentimento dell’autrice è ideologico. La signora Piqué professa un progressismo che detesta la grande Tradizione ecclesiale. Per questo motivo ideologico deve maltrattare il cardinale Burke, e così facendo giudica insoliti alcuni tratti che sono invece tipici di ogni cardinale, come per esempio il fatto che a Roma abbia a disposizione un appartamento di quattrocento metri quadrati di proprietà del Vaticano in via della Conciliazione. Piqué cerca anche di ridicolizzare il fatto che Sua Eminenza indossi la cappa magna, descritta come “carica di orpelli”, il che è falso. Sembra inoltre le dia fastidio che ci siano molte persone che sostengono economicamente Burke, quando invece tra gli americani non c’è nulla di più normale.
Ma veniamo al cuore della storia, l’udienza con il papa. Ricordo che l’esortazione apostolica Amoris laetitia causò grande confusione, soprattutto per una nota del capitolo VIII, che apre la porta alla possibilità che persone che vivono in matrimoni irregolari ricevano i sacramenti. A fronte di questa possibilità, i cardinali Burke, Meisner, Brandmüller e Caffarra presentarono al papa quattro dubbi (dubia), che restarono senza riposta. Mesi dopo, il compianto cardinale Caffarra scrisse a Francesco per chiedere di essere ricevuto, insieme agli altri tre colleghi, ma anche in quel caso non ci fu risposta.
Burke non nasconde la sua visione critica del pontificato di Francesco, che condivido pienamente.
Una nuova concezione della Chiesa sta emergendo attraverso diverse dichiarazioni ufficiali riguardanti il percorso sinodale. L’idea di fondo che caratterizza il Sinodo sulla sinodalità è quella di dotare la Chiesa cattolica di una nuova organizzazione istituzionale, estranea alla Tradizione: è stata ampliata la definizione di Sinodo, che coincide con altre figure proposte nei suoi interventi dal papa, il quale sostiene che “la sinodalità è una dimensione costitutiva della Chiesa”, come ha affermato nel discorso di commemorazione del cinquantesimo anniversario del Sinodo dei vescovi, istituito da Paolo VI. L’orientamento populista ha radici profonde nel pensiero di Jorge Bergoglio, e ora si manifesta nella sua critica a un presunto clericalismo. Ha detto ai fedeli a Roma il 18 settembre 2021: “C’è molta resistenza a superare l’immagine di una Chiesa rigidamente divisa tra capi e subalterni, tra chi insegna e chi deve imparare, dimenticando che a Dio piace cambiare posizione: ‘Ha deposto i potenti dai troni e ha esaltato gli umili’ (Lc 1,52). Camminando insieme si scopre come la sua linea sia orizzontale piuttosto che verticale”. Da qui anche l’immagine della Chiesa proposta da Francesco: una piramide rovesciata in cui tutti gli organismi ecclesiali devono rimanere collegati al popolo e partire sempre dal basso. Da argentino, vedo chiaramente in queste inclinazioni papali la matrice ideologica peronista (il riferimento è al pensiero di Juan Domingo Perón, tre volte presidente dell’Argentina).
Il cardinale Burke non è l’unico critico del percorso sinodale che Roma sta compiendo. A titolo di esempio, cito alcuni interventi recenti.
Monsignor Robert Mutsaert, vescovo ausiliare di Bois-le-Duc, mette in guardia dal processo sinodale come strumento per cambiare la Chiesa: “Finora il processo sinodale assomiglia più a un esperimento sociologico e ha poco a che fare con il fatto che lo Spirito Santo si faccia sentire attraverso tutto ciò (…) Questa potrebbe quasi essere chiamato blasfemia. Sta diventando sempre più chiaro che il processo sinodale sarà usato per cambiare una serie di posizioni della Chiesa, con lo Spirito Santo gettato nella mischia nel ruolo di sostenitore dei cambiamenti, quando in realtà lo Spirito Santo ha sempre ispirato il contrario nel corso dei secoli”.
Il vescovo ausiliare emerito di Coira, monsignor Marian Eleganti, ha scritto: “Pensavo che, come dice il titolo, il tema fosse la sinodalità, come nuovo modus operandi della Chiesa. Invece no, si tratta ancora una volta delle solite idee rimaste dagli anni Settanta: democrazia, partecipazione, responsabilizzazione, donne in tutti gli uffici e diaconato femminile o sacerdozio femminile; revisione della morale sessuale per quanto riguarda i rapporti sessuali fuori dal matrimonio, il matrimonio e l’omosessualità; fine del sacerdozio nella liturgia, e così via. Questo lo sappiamo già tutti”.
Il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, mette in guardia dal radicalismo del Synodaler Weg tedesco, da cui il Sinodo universale potrebbe in qualche modo essere contagiato: “Stanno sognando un’altra Chiesa che non ha nulla a che fare con la fede cattolica. Vogliono abusare di questo processo per cambiare la Chiesa cattolica, ma non solo in un’altra direzione, bensì verso la sua distruzione”.
L’agenda del Synodaler Weg mira a superare il “clericalismo” che sembra prevalere nella Chiesa, e per farlo vuole cambiare la struttura gerarchica e la morale. Eccone i punti salienti:
- Partecipazione dei laici alla nomina dei vescovi e democratizzazione delle strutture della Chiesa;
- Superamento dell’obbligo di celibato per i sacerdoti;
- Ammissione degli omosessuali agli ordini sacri;
- Apertura del ministero sacramentale alle donne;
- Rivalutazione dell’omosessualità e accettazione delle unioni tra persone dello stesso sesso;
- Condanna della morale sessuale tradizionale della Chiesa.
Questa serie di proposte implica una doppia decostruzione: della morale cattolica e della gerarchia ecclesiastica. E in tal senso è contraria alla grande Tradizione della Chiesa apostolica. La costituzione divina della Chiesa è sostituita dai peggiori prodotti della cultura moderna. Nel Vademecum e in altri documenti preparati per le varie tappe del Sinodo universale voluto dal papa, compare una parola talismanica: inclusione, intesa in senso sociologico e politico, non religioso, ovvero come il garantire condizioni di equità e integrazione a tutti gli individui, soprattutto a quelli considerati emarginati, il che implica l’adeguamento delle norme e delle realtà dogmatiche.
Come spiegare la radicalità delle proposte del cammino sondale tedesco, che avrebbero scandalizzato perfino Lutero e gli altri protagonisti della Riforma protestante? È chiaro che ha prevalso un settore progressista estremo. Il papa nella sua Lettera ai cattolici tedeschi ha espresso alcune critiche, ma perché Roma non condanna? In realtà c’è un legame implicito tra il Sinodo romano sulla sinodalità e il Synodaler Weg, come tra gradi diversi dello stesso fenomeno. Sembra che Roma non abbia paura di incorrere in una contraddizione.
Il cardinale Fernández, l’autore della Fiducia supplicans, evidentemente ci considera tutti stupidi. Chiarisce che “benedire le coppie gay non significa giustificarle”. Insiste che la benedizione non sarà “liturgica o ritualizzata” e non implicherà la loro giustificazione. Ma Dio si compiace di ciò che benedice! E nei casi che stiamo considerando viene benedetta una coppia gay, non ogni singola persona omosessuale!
Il Dicastero propone un esempio di “benedizione pastorale” che costituisce una vera e propria contraddizione. Cito il testo: “Signore, guarda questi tuoi due figli, concedi loro salute, lavoro, pace, aiuto reciproco. Liberali da tutto ciò che contraddice il tuo Vangelo e concedi loro di vivere secondo la tua volontà. Amen”. Osservo: il legame tra due persone, l’aiuto reciproco che si danno, e che contraddice il Vangelo, è espressamente benedetto. Si chiede a Dio di compiacersi di qualcosa di contrario alla sua volontà!
L’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità è chiaramente espresso nel Catechismo della Chiesa cattolica, punti 2357, 2358 e 2359. Vi si afferma che questa condizione assume forme estremamente diverse nei vari secoli e nelle varie culture, e che la sua origine psichica rimane in gran parte inspiegabile. Il Catechismo propone che le persone omosessuali siano trattate con comprensione e compassione, poiché per molti questa tendenza costituisce una prova; esse non devono essere sottoposte a ingiusta discriminazione. Questa dottrina segue la Tradizione che, sulla base delle Sacre Scritture, afferma che gli atti omosessuali sono gravemente depravati. I cattolici omosessuali devono considerare la loro condizione come una croce e sono chiamati a praticare la castità e ad avvalersi della preghiera e della grazia sacramentale per avvicinarsi gradualmente alla perfezione cristiana. Ma ora frequenti approcci ufficiali sembrano trascurare questo insegnamento, ovviamente autorevole.
La sinodalità abusa, come detto, della parola talismanica che è inclusione. C’è qualcosa di ossessivo nel ricorso ad essa; non è solo una questione di parole, è uno scopo che viene dichiarato in molti interventi. Anche il syn (con) della parola sinodo viene ricondotto all’idea di inclusione. Il tutto mentre la vita reale della Chiesa, specie dei giovani, chiede l’opposto.
Il cardinale Burke ha scritto che la sinodalità e l’aggettivo sinodale “sono diventati slogan con cui si sta architettando una rivoluzione per cambiare radicalmente l’autocomprensione della Chiesa secondo un’ideologia contemporanea che nega molto di ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato”.
Non si tratta di una questione puramente teorica, perché questa ideologia è già stata messa in pratica da alcuni anni nella Chiesa in Germania, diffondendo errori, confusione, divisione – anzi, scisma – con grande danno per molte anime. Sua Eminenza avverte che con il Sinodo sulla sinodalità la stessa confusione, lo stesso errore e la stessa confusione potranno colpire la Chiesa universale.
In conclusione, penso che il danno arrecato alla Chiesa possa essere riassunto con l’immagine del vaso di Pandora tratta dal mito greco. Infatti, dalla sua apertura possono derivare solo calamità.
*arcivescovo emerito di La Plata