La vicenda dei fratelli Viganò. Tra verità da chiarire e facili strumentalizzazioni
Un milione e 824 mila euro: è quanto monsignor Carlo Maria Viganò, arcivescovo ex nunzio apostolico negli Usa, deve pagare al fratello. Lo ha deciso un giudice monocratico civile di Milano il 9 ottobre scorso, sostenendo che il monsignore avrebbe sottratto al fratello l’eredità paterna.
Monsignor Viganò dovrà risarcire il fratello Lorenzo, anche lui prete, per aver gestito autonomamente l’eredità avuta dal padre che, nel 2010, ammontava a 7 milioni in contanti e quasi 20 milioni e mezzo in beni immobili. Nel corso della causa civile, è emerso che monsignor Viganò “ha beneficiato di operazioni per un importo netto di 3 milioni e 649 mila euro” e “di fondi pagati a suo favore per 4 milioni e 800 mila euro, mentre al fratello sono arrivati complessivamente un milione e 700 mila euro”. Da qui la sentenza emessa dal giudice Susanna Terni per bilanciare tra i due fratelli i proventi dell’eredità del padre.
Questi sono, in sintesi, i fatti al momento. Che hanno provocato un’offensiva da parte di chi sostiene che monsignor Viganò sarebbe una sorta di lupo travestito da agnello, uno che mentre fa di tutto per passare come martire della verità e moralizzatore sottrae l’eredità di famiglia al suo fratello disabile.
Noi non siamo gli avvocati difensori di monsignor Viganò e quindi non aggiungiamo nulla alle cronache delle ultime ore. Eventualmente sarà lo stesso Viganò, anche attraverso i suoi legali, a illustrare la sua versione. Ci limitiamo a notare che le cronache ostili a Viganò parlano di restituzione di beni sottratti dal monsignore, mentre si tratta di una causa di divisione di un patrimonio in comunione di beni. Se si fosse trattato di sottrazione, ci sarebbe stato un procedimento penale, invece la sentenza riguarda una causa civile. Inoltre Viganò ha già versato al fratello la somma decisa dal tribunale.
Chi in queste ore sta utilizzando la vicenda familiare nella quale è coinvolto Viganò per gettare discredito sulle sue testimonianze a proposito del caso McCarrick compie un’operazione facile, ma non per questo meno disonesta. Perché si tratta di vicende completamente diverse e perché, comunque, quella familiare non è ancora conclusa. E va chiarita sotto molti aspetti.
Già nel 2013 gli altri quattro fratelli del monsignore avevano smentito le accuse nei confronti di Carlo Maria formulate da Lorenzo. In ogni caso, per avere un quadro più completo aspettiamo di conoscere la versione di Viganò e le sue eventuali iniziative legali.
Aldo Maria Valli