E se domani… / In caso di guerra, da che parte staremo?
di Fabio Battiston
E se domani è il titolo di una vecchia canzone, cantata da Mina, che imperversò intorno alla metà degli anni Sessanta nell’Italia di un boom economico destinato, poco tempo dopo, a frantumarsi nel marasma socio-politico ed economico post-sessantottino.
Le parole di quel titolo mi sono tornate alla mente, in questi giorni, seguendo con sempre maggiore preoccupazione l’evolversi (ma sarebbe meglio dire il precipitare) della situazione internazionale legata al conflitto russo-ucraino. Mi riferisco, in particolare, al continuo sovrapporsi delle provocazioni che l’Occidente sta attuando nei confronti della Russia alle quali, presto o tardi, il gigante putiniano potrebbe reagire presentandoci un conto con il quale poi, tutti noi, dovremmo fare i conti.
Queste mie affermazioni trovano riscontro negli accadimenti delle ultime settimane. Ecco quindi alti ufficiali tedeschi intercettati mentre discutono su possibili azioni contro infrastrutture russe da effettuare con missili di fabbricazione germanica (cosa che il governo di Berlino non ha potuto negare). E, a seguire, lo “stolto” Jens Stoltemberg – segretario generale della Nato – che il 10 febbraio scorso dichiarava: “La Nato non si sta preparando a una guerra con la Russia. Tuttavia dobbiamo prepararci a uno scontro che potrebbe durare decenni”. Dulcis in fundo, l’8 marzo, ecco la Svezia entrare ufficialmente nell’Alleanza atlantica come trentaduesima nazione aderente. Da sfondo a questi nefasti segnali di battaglia, una pletora di dichiarazioni, articoli e prese di posizione di politici, commentatori e media occidentali che paiono fare a gara nell’invocare al più presto l’avvio di un conflitto vero, non più per procura, contro l’ex Unione Sovietica. Un vero e proprio onanismo guerrafondaio.
A questo punto una riflessione si impone. E se domani (un futuro che mai come in questo caso potrebbe rivelarsi molto prossimo) questo conflitto dovesse realmente iniziare? Se l’Occidente – libero, democratico, inclusivo, sostenibile, ambientalista e transgender – dovesse portarci alla guerra contro la Russia, noi che cosa faremmo? Il “noi”, ovviamente, si riferisce a tutti coloro che da anni guardano con grande tristezza e preoccupazione alla progressiva, inarrestabile deriva di questa parte di mondo cui apparteniamo. Una deriva che, lo sappiamo bene, coinvolge molteplici aspetti. Dalla religione all’economia, dall’etica alle relazioni sociali e alla famiglia, finanche all’imposizione di un nuovo modo di esprimersi, non c’è praticamente ambito della nostra quotidianità che possa sfuggire all’imbarbarimento prodotto dalla “cultura” euroamericana ormai predominante. Come reagire dunque di fronte a un conflitto nel quale saremmo trascinati, nostro malgrado, da strutture sovrastatali (militari, politiche ed economiche) che da tempo stanno fagocitando ogni identità nazionale e ogni possibilità di decidere liberamente e autonomamente il nostro destino di cittadini e non di sudditi? Infine, c’è la domanda forse più importante: saremmo realmente sicuri nel decidere da che parte stare? Perché, attenzione! Una posizione dovremo pur prenderla. Non ci sarà consentito comportarci come le tre scimmie sagge giapponesi. Quello che potrebbe scoppiare, infatti, non avrà i connotati di un conflitto tra un mondo libero da una parte e una dittatura dall’altra, anche se è questa la menzogna che l’Occidente vorrebbe farci ingoiare. E non sarà nemmeno una guerra di religione come quelle che avrebbero potuto materializzarsi, alla fine del secolo scorso, tra un Occidente cristiano (sic!) e un Oriente fondamentalista islamizzato. No! Questa guerra, se e quando si verificherà, sarà un conflitto tra due visioni antitetiche della vita, tra due meta-culture separate da un fossato che appare sempre più incolmabile. Sarà un campo di battaglia nel quale il cristianesimo, paradossalmente, si ritroverà su fronti contrapposti. Da un lato la chiesa cattolica temporale, ormai portatrice di una liquid faith totalmente asservita ai canoni del peggiore relativismo secolare e che, da anni, sta facendo da scendiletto alle lugubri subculture ambientaliste, neopagane e LGBT targate Onu, Usa e Unione europea. Una chiesa che, oltretutto, sta quotidianamente demolendo i capisaldi della nostra fede in termini di Tradizione, Scrittura e Magistero. Dall’altra l’Ortodossia orientale – da molti versanti attaccata quale espressione di una chiesa ubbidiente a uno Stato dittatoriale – che tuttavia si sta rivelando come unico argine (non solo religioso ma anche etico-sociale) all’imperversare di quella “cultura” che l’Occidente, con questa guerra, intende esportare e definitivamente far prevalere anche in Russia. In questo scenario, quindi, quale sarà il nostro fronte? Con quale stato d’animo dovremo salutare i nostri figli e nipoti che saranno chiamati a combattere? In altre parole: chi sarà, per noi, il vero nemico da sconfiggere? Sono convinto che le minacce per le nostre famiglie, la cultura e i valori bimillenari che ci rappresentano non vengano certo da Vladimir Vladimirovic Putin né dal suo popolo. Chi invece attenta a tutto questo, e già ha trasformato le minacce in veri e propri attacchi quotidiani alla nostra esistenza, è rappresentato da altre realtà che, purtroppo, abitano nella nostra stessa “casa”. Sono le folli politiche ambientaliste, agroalimentari, multirazziali e transgender dell’Unione europea; è la mortifera Francia con la sua macabra Costituzione che garantisce il diritto all’assassinio premeditato del nascituro (da inserire, prossimamente, nella Costituzione europea); è la nazi-cultura opprimente e aggressiva degli Usa radical-democratici a trazione Woke che, dopo aver esportato con successo le sue parole d’ordine e il suo stile di vita nel nostro continente, vuole ora invadere l’Est europeo. E infine, ma non certo ultimo, è il progetto catto-massonico di un nuovo umanesimo sincretistico che vedrà trionfare su questa terra il nuovo uomo non più “oppresso” dal Dio Trinitario. E sarebbe in difesa e a supporto di questo “mondo” che dovremmo prendere il fucile in mano per sostenere un simile disegno di morte? Sorry Euro-Yankee, but I will never be your ally!
Per quanto mi riguarda, quindi, la decisione l’ho già presa. Alle farneticanti e lugubri posizioni di una Michela Murgia, della Gretina Thunberg, dei satanisti americani della Cancel Culture e del nuovo arrivato Tucho Fernandez col suo codazzo di pseudo-cattolici vaticani, preferirò sempre le parole immortali e gli insegnamenti di Fëdor Michajlovič Dostoevskij e Pavel Aleksandrovič Florenskij.