Predicare bene e razzolare male. Il papa sulla giustizia
di Vincenzo Rizza
Caro Valli,
leggendo la recente catechesi del papa sulla giustizia [qui] mi viene il dubbio che chi gli prepara i testi abbia un senso dell’umorismo assai sviluppato e si diverta a mettere in difficoltà Francesco facendogli pronunciare discorsi in cui vengono alla luce tanti aspetti ambigui e discutibili dell’attuale pontificato.
Come interpretare altrimenti i riferimenti al “precetto del Vangelo, secondo cui il parlare cristiano dev’essere sì, sì, no, no; il di più viene dal Maligno” (Mt 5,37). Le mezze verità, i discorsi sottili che vogliono raggirare il prossimo, le reticenze che occultano i reali propositi non sono atteggiamenti consoni alla giustizia”? Detto da chi ha fatto dell’ambiguità e perfino delle note in calce a esortazioni apostoliche uno strumento per dire e non dire, affermare e contraddire, fa sorridere.
E che dire dell’affermazione secondo cui “l’uomo giusto ha venerazione per le leggi e le rispetta, sapendo che esse costituiscono una barriera che protegge gli inermi dalla tracotanza dei potenti”? Detto da chi ha consentito che si avviasse un procedimento contro un cardinale modificando in corso di causa norme processuali in favore dell’accusa, in spregio di qualsiasi principio giuridico sul giusto processo, fa sorridere. Senza considerare l’anomalia di un papa che, legibus solutus, violando norme imposte ai cardinali sul segreto di ciò che succede in seno al conclave di fatto ha limitato la libertà dei cardinali di esprimere con serenità, nel prossimo conclave, le proprie opinioni che potranno essere in futuro portate in piazza dal papa neo eletto (il prossimo sucesor).
Dulcis in fundo, il riferimento all’uomo che “si guarda bene dal pronunciare giudizi temerari nei confronti del prossimo, difende la fama e il buon nome altrui”. La fama e il buon nome altrui vanno difesi per tutti, tranne che per monsignor Gänswein, accusato pubblicamente di mancare di nobiltà e umanità?
Evidentemente la giustizia impone che gli uomini siano tutti uguali, ma i papi sono più uguali degli altri: unicuique suum.