Stati Uniti / Preti progressisti in via di estinzione. Il clero giovane è conservatore
di John Horvat
Le diocesi di tutti gli Stati Uniti soffrono da tempo di una vistosa crisi di vocazioni. Il numero di nuovi sacerdoti non riesce a tenere il passo con la perdita dei sacerdoti più anziani che vanno in pensione oppure muoiono. Per colmare il divario molti vescovi hanno dovuto ricorrere a sacerdoti stranieri.
La crisi è tutt’altro che finita, ma qualcosa di nuovo sta accadendo. Alcune diocesi stanno vivendo un’ondata di ordinazioni. Per esemplo, quest’anno Milwaukee ha ordinato nove sacerdoti, mentre a Washington il cardinale ha accolto ben sedici novelli sacerdoti, la classe più numerosa da decenni. Altre diocesi segnalano tendenze simili.
Anche il profilo dei nuovi sacerdoti sta cambiando. Sono giovani e conservatori. La loro teologia è ortodossa e i loro gusti liturgici sono tradizionali. Si distinguono dai loro predecessori perché non vogliono adattarsi al mondo neopagano, bensì cambiarlo.
In un ampio articolo sul New York Times, la giornalista Ruth Graham descrive questi cambiamenti. Dagli anni Ottanta, afferma, i sacerdoti mostrano una tendenza sempre più conservatrice. Graham cita Brad Vermurlen, dell’Università di St. Thomas a Houston, secondo cui “i giovani ordinati dal 2010 costituiscono chiaramente la coorte più conservatrice che abbiamo visto da molto tempo”.
I nuovi sacerdoti sono molto più conservatori dei loro predecessori progressisti. Se ben oltre la metà dei sacerdoti ordinati negli anni Sessanta si descrivevano come teologicamente progressisti e politicamente liberali, oggi è esattamente il contrario.
Ciò che rende interessante la tendenza è che, secondo la mitologia progressista, questo non doveva accadere. La previsione era che i nuovi sacerdoti avrebbero assunto posizioni sempre più liberali: secondo aquest’ottica, dovevano “progredire”, non “regredire”.
Tuttavia, questa “regressione” si sta affermando sempre di più. In un recente sondaggio condotto su 3.500 sacerdoti dalla Catholic University, oltre l’80% dei sacerdoti ordinati dal 2020 si descriveva come teologicamente conservatore/ortodosso, o molto conservatore/ortodosso. Nessun sacerdote ordinato di recente ha accettato l’etichetta di molto progressista. Percentuali simili sono state registrate circa le inclinazioni politiche e i gusti liturgici dei preti.
A tutti gli effetti pratici, il prete progressista è una specie in estinzione, un fatto che allarma la sinistra cattolica.
Il motivo di questo cambiamento è semplice. I nuovi sacerdoti sono franchi nelle loro opinioni sul perché ciò stia accadendo. L’approccio pseudo-pastorale di convalidare il peccato in nome della pastorale non funziona. Le persone oggi cercano una direzione, anche se ciò significa affrontare la dura verità. Il modo progressista di minimizzare l’insegnamento della Chiesa sta fallendo e, di conseguenza, molte persone stanno abbandonando la Chiesa.
I nuovi sacerdoti affermano di avere il dovere di confrontarsi con la cultura moderna sugli atti omosessuali, la convivenza e altri peccati scottanti. Molti giovani sacerdoti affermano che cambiamenti come la sentenza della Corte Suprema che impone il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso li hanno spinti a cercare le verità eterne che non cambiano mai. E, in questo processo, hanno trovato la morale cattolica tradizionale.
Padre Luke Strand, ex direttore delle vocazioni di Milwaukee, afferma anche che i giovani candidati “desiderano sacrificio; desiderano fare qualcosa di grande con le loro vite”.
Un altro fattore che favorisce questa tendenza è una migliore selezione dei candidati, che devono avere maturità psicosessuale per vivere una vita celibe. Una sensazione di normalità è entrata nella cultura del seminario dopo decenni di esperimenti postmoderni che hanno portato ai disastrosi scandali di abusi sessuali del clero.
Di conseguenza, i nuovi sacerdoti sperimentano una comunione con altri giovani sacerdoti. E mostrano sicurezza mentre affrontano le sfide del lavoro pastorale in una società che va in rovina.
I nuovi sacerdoti rompono tutti gli schemi progressisti richiesti da una chiesa sinodale che non solo ripete gli errori che hanno portato la Chiesa all’attuale crisi, ma li peggiora.
Nonostante il successo delle nuove vocazioni, i progressisti insistono nel seguire un modello fallito. L’esperienza dei nuovi sacerdoti americani dimostra che ciò che attrae i giovani al sacerdozio non è cambiato. Date loro la possibilità di sacrificare la vita al servizio di Cristo e le vocazioni fioriranno.
Fonte: tfp.org