Sull’abito bianco mantenuto da Benedetto XVI
di Lorenzo Gnavi Bertea
Caro Aldo Maria Valli,
frequentemente ci si domanda perché, dopo la rinuncia, Benedetto XVI non abbia mai dismesso la talare bianca, motivando provocatoriamente questa sua scelta con il fatto che in quel momento non era disponibile una talare nera.
Fu lapalissiano allora (e oggi lo è ancor di più!) che il vero motivo non era quello addotto: egli, infatti, avrebbe potuto semplicemente evitare di soddisfare questa curiosità e la questione sarebbe morta lì. Papa Benedetto, invece, preferì rispondere e lo fece in un modo che, onestamente, non gli era proprio.
Oggi, però, a più di dieci anni di distanza da quella incredibile rinuncia, forse possiamo comprendere le fondate ragioni che lo spinsero a mantenere la talare bianca durante il suo esilio tra le mura leonine: merita al riguardo leggere il messaggio che il 13 marzo del 2000 la Vergine Maria affidò a Bruno Cornacchiola, il noto veggente delle Tre Fontane tenuto in grandissima considerazione da papa Pio XII e dai suoi successori. Queste le parole della Madonna:
“(…) Figli e figlie miei carissimi, sacerdoti, religiosi e religiose, è una Madre che vi parla e spero con l’aiuto dello Spirito Santo mi ascoltiate. È un Cuore di Madre che vi fa riflettere su una presente situazione deleteria: è scomparso quasi del tutto l’abito talare e quello religioso, specialmente dalla parte maschile. Oggi, carissimi, vi parlo perché è venuta a formarsi una situazione gravosa sotto tutti i sensi. Vi richiamo a tornare a rivestire l’abito, perché il fedele non sa più a chi rivolgersi nel bisogno spirituale. Avete fatto scomparire il vero segno esterno, è diminuito in voi anche quello interno, ora il segno che vi distingueva tra i fedeli che credevano, così facendo avete distrutto la loro fede in Dio e la fiducia in voi, e non hanno più la forza per vincere il mondo, Satana e se stessi (in Saverio Gaeta, Il veggente. Il segreto delle Tre Fontane, Salani 2016, pp. 202-203)”.
Non è da escludere che qualcuno abbia riferito questo messaggio a papa Benedetto XVI, strenuo difensore dell’abito talare (infatti, durante il suo pontificato era obbligatorio indossarlo per accedere in Vaticano, mentre ora non è più così) e che il pontefice abbia fatto tesoro di queste parole della Madre di Dio.
Papa Ratzinger, uomo coltissimo e dall’ingegno assai perspicacie, avrà pensato che se la Madonna aveva dato quel messaggio durante il suo pontificato quando, almeno tra i vertici della Chiesa, l’abito talare non era messo in discussione, un motivo doveva esserci.
Sicuramente il pontefice era consapevole che dai tempi del Concilio nella Chiesa serpeggiava un fumo iconoclasta contro tutto ciò che riguardava la tradizione millenaria della Cristianità, dal magistero alla liturgia e all’abito indossato dai ministri di Dio.
Possiamo supporre che Benedetto XVI abbia immaginato che le parole della Vergine a Cornacchiola fossero un monito per il suo successore, oltre che per il clero che da troppi anni aveva gettato la talare alle ortiche.
Così, mantenendo la talare bianca anche dopo la rinuncia, papa Benedetto ha impedito al suo successore di introdurre la triste figura di un papa in clergyman o con indosso una felpa rigorosamente priva di qualsiasi croce.
Oggi, dopo oltre undici anni dalla rinuncia del papa teologo e dopo la sua morte, possiamo con certezza affermare che egli ebbe ragione e che fece bene (anzi benissimo) a fidarsi della Vergine Santissima: è, infatti, evidente a chiunque come l’attuale pontefice abbia fatto di tutto per “declassare” la candida talare che indossa. Infatti, fin dal primo giorno dalla sua elezione, egli ha ostentato pantaloni neri ben visibili (mentre tutti i precedenti papi indossavano pantaloni di colore chiaro proprio per evitare che questi balzassero all’occhio); poi si è procurato una talare quasi trasparente dalla vita in giù in modo tale che la presenza di pantaloni scuri venisse percepita da tutti; e da ultimo – ora che è costretto a usare spesso la sedia a rotelle – tiene la talare ben ritratta in grembo e con gli ultimi bottoni slacciati in modo che l’orlo gli arrivi poco sotto le ginocchia, così che tutti vedano che il papa indossa degli abiti “al passo con i tempi”.
È stato grazie alla lungimiranza e al sacrificio di Benedetto XVI se l’attuale pontefice non ha potuto disfarsi della talare bianca (come, peraltro, ha già fatto per l’anello piscatorio, che infatti indossa solo a Natale e a Pasqua, o della mozzetta rossa che simboleggia la regalità di Cristo, o delle scarpe rosse che dovrebbero ricordare a lui e a noi che egli cammina sopra il sangue dei martiri). Però sta facendo qualcosa che è comunque molto negativo: sta, cioè, spianando la strada al futuro pontefice con gesti smaccatamente preparatori oltre che – e anche questo è sotto gli occhi di tutti – invogliando cardinali, vescovi, sacerdoti e religiosi a preferire l’uso del clergyman, e circondandosi pubblicamente di sacerdoti che indossano jeans e scarpe da ginnastica.
In quest’ottica l’auspicato nome di un (Dio non voglia!) futuro Giovanni XXIV ben si addice a connotare chi disattende platealmente le richieste della Madre di Dio: lo fece papa Roncalli non rivelando al mondo il terzo messaggio di Fatima come la Madonna gli aveva richiesto tramite suor Lucia; lo farà in futuro Papa Giovanni XXIV (ripeto: Dio non voglia) disobbedendo alla Vergine delle Tre Fontane?