Testimoni di un epilogo? / 2

di Fabio Battiston

Seconda parte

Nella prima parte di questo contributo (qui) ho proposto alcune considerazioni in merito alla possibilità che la nostra generazione possa essere testimone diretta – senza averne piena consapevolezza – della drammatica chiusura di una fase storica della Chiesa cattolica temporale. Un epilogo che apre le porte a una nuova chiesa (il minuscolo è d’obbligo) non più cattolica, direi nemmeno più cristiana, che vuole porsi come guida di una Nuova Religione Universale sincretistica. Una chiesa che rinnega come proprio valore fondante la bimillenaria triade Tradizione, Scritture e Magistero, abbracciando il suo esatto opposto. È il trionfo del progetto rivoluzionario del 1789 con il quale i plurisecolari poteri laico-massonici possono finalmente conseguire il loro obiettivo fondamentale: oscurare la presenza di Dio trinitario nella storia dell’umanità sostituendola con l’immagine/sostanza dell’Uomo-Dio, creazione neopagana di un nuovo umanesimo tutto immanenza, condito da un melting pot in cui confluiscono, indistinte e laicizzate, tutte le religioni. In questo scenario – a mio avviso non più rubricabile come distopico – la Chiesa, il Papa e il cattolicesimo vengono “riformati” ad immagine e misura di tali poteri. Il recentissimo e tenebroso discorso tenuto da Bergoglio ai giovani di Singapore, e del quale Duc in altum ha dato puntuale riscontro (qui), non è che l’ennesima conferma di un disegno ormai giunto alla sua piena maturazione.

Nella prima parte ho affrontato questi temi col supporto di poche ma significative pagine tratte dal libro del professor Roberto de Mattei Pio IX. In questa seconda parte e nella terza che seguirà, cercherò di portare avanti la mia analisi riprendendo quanto ci ha lasciato Giuseppe Prezzolini nel suo l’Ombra di Dio, una sorta di testamento, a un tempo laico e spirituale, di un personaggio che nell’intero secolo della sua vita non ha mai smesso di cercare (non trovandola) una via che potesse condurlo alla fede. Il libro è una raccolta, voluta e composta dallo stesso autore pochi mesi prima della sua morte, che raccoglie piccoli saggi, lettere, articoli ed estratti di opere precedenti sul grande tema del suo tormentato rapporto con la fede in Dio, la religione e la Chiesa. Abbraccia un arco di tempo che va dal 1900 al 1982, anno della sua morte.

Nelle pagine del libro percepiamo, limpida e drammatica, quell’antinomia di visioni, speranze, obiettivi e progetti con cui Prezzolini nell’arco di ottant’anni ci ha offerto, da un lato, l’immagine di quell’ideale laico-rivoluzionario che si proponeva la trasformazione “terrena” della Chiesa e della religione con il trionfo dell’Uomo-Dio; dall’altro la disperazione di un laico-devoto che nella parte finale della sua vita vedeva e capiva, pur da non credente, quanto quella Chiesa che egli aveva iniziato ad amare stava inesorabilmente precipitando in un vortice che l’avrebbe presto trasformata in qualcosa di molto diverso e irriconoscibile. Una Chiesa in grado di incarnare quella realtà umanistico-multireligiosa che egli aveva immaginato nei suoi anni di idealismo rivoluzionario ma che ora, vicino alla morte, gli appariva in tutta la sua lugubre tragicità. L’ombra di Dio, quindi, ci offre questa doppia chiave di lettura: dapprima il Prezzolini protagonista e portatore di quelle istanze che, dopo un secolo, paiono aver raggiunto i loro obiettivi nella Chiesa di oggi; poi, a questo liberal-rivoluzionario va a contrapporsi, anche se non credente, una sorta di tradizionalista tout-court. Un uomo che, nei suoi contatti con Paolo VI, manifesta grande tristezza e preoccupazione nel constatare l’involuzione di una Chiesa che – sotto la spinta di un Concilio premeditatamente stravolto e travisato nei suoi intendimenti originari – sta rinnegando se stessa e la sua missione su questa terra. È la medesima analisi che, in quegli anni, trovava posto in alcune memorabili pagine scritte da un’altra misconosciuta protagonista della cultura italiana del ‘900, Cristina Campo, in difesa della liturgia tridentina.

Dovrò necessariamente semplificare, in modo forse brutale, il rapporto tra Prezzolini e lo scenario fede-religione-Chiesa in una dicotomia che non rende certo giustizia alla grande complessità e profondità che caratterizzarono tale problema nella vita di questo intellettuale. Non vi è infatti la possibilità di scindere in modo netto, neanche temporalmente, le fasi sovente contradditorie che hanno connotato i momenti di ricerca, speranza, sfida, rifiuto e fatalismo vissuti da Prezzolini nel suo rapporto con il soprannaturale. Un confronto/scontro continuo tra immanenza (prevalente) e trascendenza. Devo tuttavia commettere tale ingiustizia ai fini dell’obiettivo che questo mio contributo intende conseguire. Ecco perché analizzerò, da un lato, talune posizioni umanistico-religiose del nostro alla luce delle innovazioni e “dottrine” proposte oggi dalla Chiesa cattolica; dall’altro presenterò invece – nella terza e ultima parte – un Prezzolini diverso, quasi profetico, che seppe lucidamente anticipare ciò a cui sarebbe andata incontro la Chiesa seguendo quei cambiamenti (postconciliari) dei quali nessuno poteva garantire il controllo. Anche in questo caso la sua visione, seppur in ben altro contesto, si mostra perfettamente aderente alla realtà odierna della Chiesa.

Inizio quindi da quello che definirei il Prezzolini “dell’Uomo-Dio”, colui che non avrebbe osato sperare – da prevalente pessimista quale era – quanto i suoi auspici anticattolici e anti ecclesiali avrebbero avuto, dopo appena un secolo, una così incredibile attuazione. Vedremo infatti con chiarezza come taluni suoi “desiderata”, poi abbandonati e rinnegati, abbiano oggi un tragico riscontro nella Chiesa cattolica di inizio terzo millennio.

Pur non dichiarandosi modernista e nemmeno anticlericale (nell’accezione più radicale del termine), nondimeno Prezzolini elabora, già all’inizio del ‘900, la sua idea dell’Uomo-Dio; un personalissimo concetto nel quale prende forma quel “cattolicesimo integrale” frutto dell’incontro tra il meglio dei cattolici e la parte migliore della democrazia. Un cattolicesimo adatto all’umanità nuova e divina, la quale sostituirà la religione con la filosofia, che comprende in sé anche le religioni. Come non vedere in questa visione uno degli elementi costitutivi della Nuova Religione Universale che si va oggi instaurando: l’abbraccio mortale (per il cattolicesimo ovviamente) tra l’immanenza e una trascendenza rielaborata su misura sia per i nuovi tempi che per l’uomo nuovo che li dovrà vivere come protagonista. Il neo-umanesimo, per l’intellettuale perugino, prende forma attraverso un pensiero laico-filosofico che ne fonda le basi per gli anni a venire. Significativo anche l’approccio ecumenico laddove Prezzolini, pur identificando il cattolicesimo come fede-guida (sia pure riformata), apre a uno scenario multireligioso. Ogni “credenza” sarà la benvenuta nel dare il proprio contributo e partecipare, in modo subordinato, allo sviluppo civile di una società nuova. A guardar bene è lo stesso palcoscenico dove oggi si rappresenta, al suo massimo livello, la commedia di una Chiesa cattolica in paritario e ossessionante “dialogo col mondo”; un confronto non solo tra fedi diverse ma anche valoriale, civile, sociale, ideologico e politico. In una parola: umano, solo umano.

Quello che qui analizziamo è il tempo in cui Prezzolini vede l’idealismo come una vera e propria religione, superiore a tutte le altre che, a suo avviso, rappresentano stadi di pensiero ormai superati. Ecco cosa scrive in proposito Margherita Marchione, curatrice de l’Ombra di Dio:

La nuova religione, quindi, è la “religione dell’uomo”, con la u maiuscola o minuscola che sia. Il Dio esterno all’uomo è morto; è nato quello interno all’uomo; ovvero, Dio non è più al principio ma alla fine della storia umana. Non si identifica più in un solo uomo. Ma in tutta l’umanità nel suo divenire.

Parole che oggi, per i non pochi credenti che patiscono la temperie in atto nella Chiesa, possono assumere un significato particolare…e inquietante.

Il percorso e il pensiero prezzoliniani che si snodano sino al 1925 lo vedono costantemente attento, quasi ossessionato, alla tematica religiosa e al suo rapporto con l’idea di uomo e società che egli sembra perseguire. Alcuni suoi scritti, articoli e lettere forniscono un quadro nitido, a volte spietato, di come egli intenda questa relazione e, soprattutto, l’epilogo auspicato. Le riviste letterarie da lui fondate, specialmente “La Voce, e la corrispondenza con eminenti intellettuali a lui vicini, danno forma e sostanza a questo momento. Ecco a riguardo, due esempi.

“Parole d’un uomo moderno (Religione)”

Da “La Voce”, 13 marzo 1913

(…) Mentre la filosofia ha superato il trascendente religioso, la civiltà moderna non è ancora riuscita a creare, salvo che in diritto, una credenza, una fede, un mito moderno (…) lo sviluppo della vita moderna e della democrazia è direttamente irreligioso e non soltanto anticlericale, perché tende a togliere alla religione la sua massima e centrale ragion d’essere, quella di dare unità di fede alla vita individuale.

“Io credo” (prefazione in forma di lettera a Piero Gobetti), 1923

A me pare che tutto il mondo stia affermando le nuove religioni, che in fondo sono una sola: la religione dell’uomo. L’umanità si avvia a nuovi destini. Qualche cosa di profondo è sorto, quando cadde la credenza di un Dio esterno all’uomo. [Il Cristianesimo] …è insufficiente allo spirito moderno (…) Ora questa fede di cui è pieno il mondo d’oggi non è più una fede cristiana, anche se di simboli cristiani sembra contenta. La fede che animò comunità cristiane dove andò? Il mondo di oggi non è scettico, e non è più cristiano; non è più cristiano poiché è più che cristiano; ma non ha ancora coscienza della sua nuova fede. Tocca a noi far sentire agli uomini che essi credono in altro. I pagani divinizzarono la natura, i cristiani divinizzarono Dio; noi siamo della terza epoca del mondo, che ha per l’uomo il senso del divino.

Prezzolini abbandonerà presto, in certo qual modo rinnegandole, queste posizioni. L’avvento delle dittature e l’esilio furono alcuni dei motivi che portarono nuovi cambiamenti e, col tempo, a una riscoperta e riavvicinamento con la religione. Su quest’aspetto scrive ancora Margherita Marchione.

(…) E allora, sia pure tra gli assalti della disperazione, il cristianesimo e la chiesa cattolica riappaiono nelle sue pagine, non più come un passato che si vuole il più rapidamente seppellire, ma come costruzioni sempre umane ma benefiche, rifugio e consolazione di una storia diretta dal Caso.

Tuttavia quelle idee, istanze e visioni che ebbero, sia pure per una limitata stagione, Prezzolini come protagonista, continuarono a vivere, a camminare e insinuarsi nel tessuto vitale non solo della società italiana ma di tutto il mondo, specialmente occidentale. Le democrazie laico-liberali e le dittature – di destra e di sinistra – contribuirono allo sviluppo di questo processo in modo assai diverso nei metodi e negli strumenti, ma sostanzialmente omogeneo nell’identificazione del nemico da abbattere e del risultato da conseguire. Le dittature furono sconfitte e distrutte. Il vincitore continuò, anche nel loro nome, la battaglia del “mondo democratico e civile” contro Dio. La Chiesa e il cattolicesimo, è storia del XX secolo, cercarono di rappresentare un argine a questi attacchi, almeno fino alla morte di Pio XII. Poi iniziò la resa, sempre più netta e inesorabile. Col tempo quella bandiera bianca è andata trasformandosi, acquisendo colori e connotati di un mondo secolare, laico e neo-pagano, che può finalmente celebrare il suo trionfo. Oggi questa Chiesa cattolica, e la fede che essa non ha il coraggio di difendere e diffondere, non sono più nemiche di quel mondo che Prezzolini un secolo fa sognava di realizzare; ne sono anzi parte attiva e integrante. Quella bandiera, che eliminando la Croce divenne bianca, oggi ha assunto i colori dell’arcobaleno. Domani…chissà.

E il nostro centenario? Lo ritroveremo, nella terza e ultima parte di questa piccola storia, nei panni di colui che ha saputo rappresentare, da non credente, una coscienza critica (e profetica) sul “cambiamento” della Chiesa iniziato tumultuosamente dal Concilio Vaticano II. Quanto ci ha lasciato in eredità nelle ultime pagine de L’Ombra di Dio, suona come un suo ultimo lucido ammonimento sui rischi di un futuro oscuro che, a quanto sembra, la Chiesa cattolica non ha saputo o voluto scongiurare.

2.continua

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