Quella telenovela estiva e la comunicazione che cambia

di Vincenzo Rizza

La telenovela estiva che ha interessato il dimissionario ministro della cultura è emblematica del modo in cui la comunicazione è rapidamente cambiata e le notizie circolano.

La storia è nota: un ministro cerca di accreditare un’amica intima (oramai si dice così) presso il ministero presentandola come esperta. Quando la notizia esce (e la moglie comincia a sentire il peso delle corna) rinnega l’amica e straccia il contratto di consulenza già pronto. Segue la vendetta dell’aspirante consulente sedotta e abbandonata che sulle tv e soprattutto sui social non manca quotidianamente di screditare urbi et orbi il novello Don Giovanni con post e allusioni più o meno (in verità molto più che meno) provocatori.

Tralascio i possibili strascichi penali e contabili della triste vicenda, nonché i problemi relativi al fatto che la “pompeiana esperta” (copyright Paolo Mieli) potesse essere a conoscenza di notizie riservate in occasione dell’organizzazione del G7 della cultura a Napoli e Pompei. Non mi interessa neppure sapere, come in Divorzio all’italiana di Pietro Germi, quale sia, sulla base del secolare problema dell’emancipazione della donna come è stato affrontato e risolto dai confratelli cinesi, il “giudizio sereno e obiettivo” sulla baronessa Cefalù.

Quello che mi preme commentare è come le informazioni circolino diversamente rispetto al passato. Sangiuliano non è il primo e non sarà certo l’ultimo politico ad avere un’amante e ad usare un ministero come personale garconnière. Sicuramente è stato uno sprovveduto e ha pagato (per ora) la bravata con le dimissioni e con una discreta figura di palta nazionale e internazionale.

Mi chiedo, tuttavia, cosa sarebbe verosimilmente successo anni fa, quando non c’era internet, non c’erano gli smartphone e la comunicazione era sostanzialmente monopolio della Rai (poi della Rai e di Mediaset) e della carta stampata.

Quanti uomini politici e imprenditori vivevano una vita sregolata senza che i mass-media di allora osassero non dico attaccarli ma anche solo criticarli? Si trattava spesso di persone mediocri, non dissimili dalla classe dirigente che ci governa, che tuttavia godevano di un privilegio negato (sfortunatamente per loro e fortunatamente per noi) ai personaggi pubblici di oggi: la censura o l’autocensura.

Molte notizie e dichiarazioni venivano accuratamente filtrate, anche solo per poter segretamente ricattare il o per pretendere favori dal potente di turno: solo in rari casi il pubblico ne veniva a conoscenza.

Anche un perfetto idiota poteva essere rappresentato come un genio. E chissà quante foto e notizie scandalistiche venivano conservate polverose nei cassetti dei direttori dei giornali e dei telegiornali con la consapevolezza che non avrebbero mai visto la luce, almeno fino a quando il personaggio pubblico rimaneva in auge. Il suo entourage e gli addetti ai lavori (inclusi gli addetti ai livori) erano certamente a conoscenza dei suoi vizi ma tacevano: nel migliore dei casi per amicizia, nel peggiore per convenienza o per connivenza.

Oggi è diverso. I mass media tradizionali cercano ancora di mantenere i fausti passati (il patetico tentativo, durato mesi, di cercare di non far capire che Joe Biden, presidente di quella che viene considerata la più grande democrazia occidentale, non fosse proprio lucido, per usare un eufemismo, rappresenta un esempio lampante) ma l’avvento di Internet e dei social ha reso il compito improbo.

Non c’è più bisogno dell’intermediazione delle grandi testate per far conoscere informazioni e opinioni al mondo: è sufficiente un account social per diffondere e rilanciare in tempo reale qualsiasi notizia (vera o falsa che sia).

Non solo: un tempo era assai difficile registrare un personaggio pubblico (le macchine da presa e le fotocamere erano costose e spesso ingombranti) e quindi diffonderne pregi e (soprattutto) difetti.

Oggi i personaggi pubblici sono ostaggio del primo fesso che possiede uno smartphone: se sventuratamente al ristorante dovessero essere sorpresi con le dita nel naso, troverebbero centinaia di camerieri, avventori, passanti e affini pronti ad immortalare, a presente e futura memoria, l’indice alzato che impunemente ravana dentro la narice. Sono sempre stati tanti i guardoni pronti a scrutare dal buco della serratura e a diffondere le loro scoperte coram populo: oggi la tecnologia gli fornisce anche i mezzi per farlo.

Per non parlare delle continue richieste, non solo in occasioni pubbliche ma anche in eventi privati e perfino per strada, di dichiarazioni, naturalmente immortalate dall’immancabile telefonino usato come registratore: prima o poi una cavolata o una gaffe scappa anche ai migliori (figuriamoci ai peggiori).

Il re, allora, oggi è nudo e non può più rifugiarsi nella confort zone di giornalisti compiacenti che fanno da filtro. La prima Boccia che rotola può autonomamente sbeffeggiare un ministro di fronte al mondo; e se per costruire la credibilità di una persona occorrono spesso anni, per farla cadere dal piedistallo a volte basta un click.

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