Il sinodo di Bergoglio, l’attacco al papato e le sue radici

di Robert Morrison

Come fece l’arcivescovo Lefebvre a vedere così chiaramente i problemi che molti sinceri cattolici incominciano a vedere solo oggi, se mai li vedono? E come fece, per quel che conta, il vescovo Graber a riconoscere che il Vaticano II stava mettendo in atto gli attacchi massonici alla Chiesa, come scrisse nel suo libro del 1974? Non è che ne sapessero più di chiunque altro. Semplicemente, furono disposti a riconoscere le realtà chiaramente osservabili e a trarne le logiche conclusioni, anche quando Roma insisteva sul fatto che tutti dovessero obbedire.

Nel suo breve libro del 1974 sulla crisi della Chiesa Sant’Atanasio e la Chiesa del nostro tempo il vescovo Rudolf Graber citò le parole profetiche del canonico Roca (1830-1893), un sacerdote che più di cent’anni fa parlò dei complotti delle società segrete contro il papato: “C’è un sacrificio in vista che rappresenta un solenne atto di espiazione… Il papato cadrà; morirà sotto il coltello consacrato che i padri dell’ultimo concilio forgeranno. Il cesare papale è un’ostia incoronata per il sacrificio” (p. 35).

Sebbene alcuni campioni del cattolicesimo tradizionale, come l’arcivescovo Marcel Lefebvre, abbiano visto il collegamento tra queste parole del canonico Roca e ciò che accadde nel Vaticano II, molti nel corso dei decenni sono rimasti scettici, preferendo credere che il Concilio non rappresentasse una vera minaccia per la fede. Tuttavia, quasi che Roma volesse togliere ogni dubbio in merito, il documento del 13 giugno 2024 su Il vescovo di Roma, a cura del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, ha confermato che i nemici della Chiesa hanno effettivamente usato i documenti del Vaticano II per indebolire il papato: “La comprensione e l’esercizio del ministero del Vescovo di Roma entrarono in una nuova fase con il Concilio Vaticano II. L’atto stesso di convocare un Concilio con l’unità dei cristiani come uno dei suoi obiettivi primari e con la partecipazione di altri cristiani indicava già l’approccio di san Giovanni XXIII al ruolo del Vescovo di Roma nella Chiesa. Integrando le definizioni del Concilio Vaticano I sul primato papale, la Costituzione Lumen gentium rafforzò l’ufficio dei vescovi che governano le loro chiese particolari come vicari e ambasciatori di Cristo […] e non come vicari dei Romani Pontefici (Lg 27) e sottolineò il significato della collegialità episcopale (Lg 23). Il Decreto Unitatis redintegratio segnò l’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico e aprì la strada all’istituzione di dialoghi teologici, molti dei quali avrebbero affrontato la questione del primato”.

Per decenni i teologi cattolici hanno collaborato con i protestanti per reinterpretare il ruolo del vescovo di Roma nel tentativo di minimizzare le obiezioni non cattoliche al papato. Prendendo in prestito un’espressione del canonico Roca, possiamo dire anche noi che il falso ecumenismo, forza trainante del Vaticano II, è stato “il coltello sacro che i padri dell’ultimo concilio forgeranno” per distruggere il papato.

Sorprendentemente, il documento sul vescovo di Roma si allinea anche, e ancor di più, con un’altra profezia contenuta nel libro del vescovo Graber, là dove cita un articolo della rivista parigina del Grande Oriente di Francia, L’Humanisme, che nel 1968 prediceva il futuro della Chiesa: “Ciò che attende il papa non è il patibolo, ma l’ascesa delle Chiese locali che si organizzano democraticamente, rifiutando la linea di demarcazione tra clero e laici, creando il proprio dogma e vivendo in completa autonomia da Roma” (p. 71).

Questo è ciò che, appunto, vediamo oggi. E se è vero, com’è vero, che il Vaticano II possedeva i progetti e i materiali per costruire quell’impalcatura, occorre dire che l’impalcatura stessa è stata costruita con l’attuale Sinodo sulla sinodalità.

Documenti recenti del Sinodo offrono una nuova comprensione delle diaboliche cerimonie pianificate per le ormai prossime sessioni dell’ottobre 2024 a Roma, che sembrano pronte a fare un’offerta sacrificale formale non solo del papato ma anche degli ultimi legami di Roma con il cattolicesimo.

Possiamo vederlo chiaramente nella descrizione della Celebrazione penitenziale pianificata per il 1° ottobre 2024: “Una Chiesa che vuole camminare insieme deve riconciliarsi continuamente… Nella Basilica di San Pietro la celebrazione penitenziale, presieduta da Papa Francesco, prevedrà l’ascolto di tre testimonianze di persone che hanno sofferto il peccato: il peccato di abuso; il peccato di guerra; il peccato di indifferenza al dramma presente nel crescente fenomeno delle migrazioni in tutto il mondo. Successivamente avrà luogo la confessione di alcuni peccati… Chi esprimerà la richiesta di perdono lo farà a nome di tutti i battezzati”.

Quindi Francesco presiederà una “celebrazione penitenziale” nella Basilica di San Pietro in nome di “tutti i battezzati”, che ovviamente includono gli eretici. E per cosa chiederà perdono? I fedeli cattolici potrebbero identificare molti peccati che andrebbero confessati, tra cui la persecuzione dei cattolici tradizionali, l’aiuto e la complicità con i globalisti nel perseguire la loro agenda anti-cattolica, lo scandalo suscitato nel mondo con innumerevoli dichiarazioni eretiche, l’aver indetto un sinodo veramente offensivo come questo sulla sinodalità.

E invece no. Nessuno di questi effettivi peccati è entrato nella lista, e non sorprende. I peccati che saranno confessati? Eccoli: peccato contro la creazione, contro le popolazioni indigene, contro i migranti; peccato di usare la dottrina come pietre da scagliare; peccato contro la sinodalità / mancanza di ascolto, comunione e partecipazione di tutti.

Possiamo esaminare queste tre categorie di “peccati” singolarmente.

  • Peccato contro la creazione, contro le popolazioni indigene, contro i migranti. Qui Francesco sta sfacciatamente adempiendo alla sua funzione di autorità morale del culto demoniaco globalista. Secondo i globalisti, la “penitenza” richiesta per questi “peccati” è che tutti noi mangiamo insetti, risarciamo le popolazioni indigene e permettiamo un’immigrazione illegale illimitata.
  • Peccato di usare la dottrina come pietre da scagliare. Negli ultimi undici anni abbiamo visto cosa intende Francesco con questo: non intende il peccato di odiare il peccatore piuttosto che il peccato stesso. No, sta condannando chi cerca di convertire i peccatori alla verità di Dio. Nella sua mente, coloro che peccano più di chiunque altro a questo riguardo sono i cattolici tradizionali, che insistono sul fatto che dobbiamo tutti cercare di seguire i comandamenti di Dio se desideriamo salvare le nostre anime.
  • Peccato contro la sinodalità / mancanza di ascolto, comunione e partecipazione di tutti. Quest’ultima categoria di peccato è la più malvagia di tutte perché fa diventare peccato il mettere in discussione il tentativo del Sinodo di distruggere la Chiesa cattolica. Nella Chiesa cattolica peccato è la bestemmia. Nella Chiesa sinodale peccato è rifiutarsi di prendere parte alla bestemmia.

Dunque Francesco, che disprezza il papato (e potrebbe davvero essere un antipapa), guiderà questa “celebrazione penitenziale” nella Basilica di San Pietro per condannare efficacemente coloro che praticano ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Egli sta, in sostanza, riparando presso Satana per le offese arrecate del cattolicesimo contro l’inferno. E “celebrazione”, in questo senso, è davvero la parola giusta agli occhi di Satana e dei nemici della Chiesa.

In un altro documento sinodale si annuncia una preghiera ecumenica per l’11 ottobre 2024: “Tra i frutti più significativi del Sinodo 2021-2024 vi è l’intensità dello slancio ecumenico e la promessa che lo caratterizza (Instrumentum laboris 2, 107)… Sulla scia della veglia di preghiera ecumenica Insieme, tenutasi il 30 settembre 2023 alla vigilia dell’apertura del Sinodo e riconosciuta da molti come un momento storico, si è deciso di offrire un momento di preghiera ecumenica durante questa Seconda Sessione per tutti i partecipanti al Sinodo, alla presenza del Santo Padre e dei delegati fraterni, nonché di altri rappresentanti ecumenici presenti a Roma. Questa preghiera ecumenica si terrà l’11 ottobre 2024 dalle 19.00 alle 20.00 non lontano dall’Aula del Sinodo, in Piazza dei Protomartiri, il luogo in cui, secondo un’immemorabile tradizione, fu martirizzato l’apostolo Pietro. La data scelta è anche particolarmente simbolica, poiché segna l’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, che ebbe luogo l’11 ottobre 1962. Questa preghiera sarà l’occasione per rendere grazie per tutti i frutti ecumenici che si sono sviluppati sulla scia del Concilio, segnando i 60 anni dalla pubblicazione della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium e del Decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio (21 novembre 1964). Questa preghiera è stata preparata da un’équipe della Segreteria generale del Sinodo e del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani con i fratelli della Comunità di Taizé”.

Questo annuncio contiene molti indizi su ciò che sta accadendo:

  • La cerimonia avverrà là adove “l’apostolo Pietro fu martirizzato”, un luogo appropriato per la loro simbolica distruzione del papato.
  • Hanno scelto l’11 ottobre per celebrare l’anniversario del Concilio Vaticano II, che ha forgiato le armi per portare a termine i loro attacchi al papato e alla Chiesa.
  • La preghiera esprime gratitudine per tutti gli sforzi ecumenici compiuti dopo la pubblicazione dei documenti del Concilio.
  • I “Fratelli della comunità di Taizé” hanno contribuito a comporre le preghiere.

Chi ha letto la Lettera aperta di monsignor Lefebvre ai cattolici confusi ricorderà forse il seguente riferimento alla comunità di Taizé: “È sorprendente che oggigiorno certe persone vogliano lasciare che ognuno trovi la propria strada verso Dio secondo le credenze prevalenti nel proprio ‘ambiente culturale’. Un vescovo disse una volta a un prete che voleva convertire i piccoli musulmani: ‘No, insegna loro a essere buoni musulmani; sarà molto meglio che renderli cattolici’. Sono sicuro e so per certo che prima del Concilio la comunità di Taizé voleva abiurare i propri errori e diventare cattolica. Ma le autorità dissero loro: ‘No, aspettate. Dopo il Concilio sarete il ponte tra cattolici e protestanti’. Coloro che diedero questa risposta si assunsero una grande responsabilità davanti a Dio, perché la grazia spesso arriva solo in un dato momento e potrebbe forse non tornare più. Al momento attuale i fratelli di Taizé sono ancora fuori dalla Chiesa, seminando confusione nelle menti dei giovani che li visitano.”

Oggi la realtà è troppo enorme e chiara per essere ignorata, eppure molti cattolici sostengono i papi pre-Francesco, in particolare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ciò crea un conflitto: mentre dovremmo davvero annullare il danno causato dal Vaticano II, ci sono molti cattolici seri che pretendono di preservare le novità del Concilio limitandosi a condannare Francesco. Sono come pazienti che vogliono trattare alcuni sintomi di un cancro senza effettivamente curarlo.

Ma Dio, il Divino Medico, ha permesso che tutti questi mali diventassero così evidenti così che alla fine rifiuteremo gli errori che li hanno alimentati. L’intera rivoluzione del Vaticano II è stata alimentata da due maledette bugie: 1) che le verità della Fede si evolvono e 2) che possiamo raggiungere l’unità con i non cattolici attraverso un processo di annacquamento della Fede cattolica e guardando oltre le differenze fondamentali. Se mai c’è stato un momento, per i pastori cattolici rimasti, di alzarsi in piedi e denunciare queste eresie (che Pio XII e i suoi predecessori avevano condannato inequivocabilmente), quel momento è adesso. Se non lo faranno ora, contribuiranno a tutti gli orrori che seguiranno sulla scia dell’atto di riparazione voluto da Francesco a Satana per le offese arrecate dal Cattolicesimo contro l’inferno.

Cuore Immacolato di Maria, prega per noi!

Fonte: theremnantnewspaper.com

 

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