Lettera dall’Austria / Così ho aperto gli occhi su Medjugorje
di Elena Martinz
Carissimo Aldo Maria,
devo davvero ringraziarti per tutti i contributi che pubblichi e che mi danno sollievo: mi fanno sentire meno sola e meno pazza.
Riguardo a Medjugorje, vorrei essere capace di descrivere la mia personale esperienza, ma la lettera che hai pubblicato a riguardo [qui] è già molto esauriente e chiarissima. Ringrazia anche il sacerdote per la sua analisi impeccabile [qui].
Da parte mia, posso solo dire che Medjugorje, come fenomeno, con tutti i suoi annessi e connessi, mi ha causato tantissime sofferenze e ferite tanto dolorose da non essere ancora pronta a parlarne.
Come sai, vivo in Austria ed è qui che ho conosciuto le svariate realtà (tutte carismatiche) legate a Medjugorje, di cui ho fatto parte e con cui sono anche andata in pellegrinaggio.
Vorrei qui appellarmi a chi, per divina grazia, comincia a nutrire dubbi: ascoltateli, informatevi sui siti ufficiali della diocesi di Mostar, parlatene con qualcuno… sapere la verità rende liberi!
Uscire da un sistema come quello di Medjugorje, che ormai ha allungato i suoi potenti tentacoli ovunque, non è facile.
Una volta vidi un documentario in cui venivano intervistate persone che erano uscite da una comunità cristiana che noi cattolici definiremmo “setta”: tutto quello che raccontavano era terribilmente simile a quello che stavo vivendo io. Si perde la stima di quelli che prima erano sempre a casa tua a mangiare o a dormire… Si perde tutto e si deve ricominciare da zero. Si ricevono parole dure, condanne pesanti.
Ma oggi sono libera, anche se mi sto ancora leccando le ferite.
Vorrei, se me lo permetti, togliermi solo un minuscolo sassolino dalla scarpa, quello che ha fatto sì che i miei dubbi vincessero le mie paure.
Duomo di Vienna, autunno 2018: va in onda uno spettacolo (Jedermann reloaded) definito dalla diocesi come “suggestivo programma all’inizio dell’Avvento”, organizzato da Gery Keszler (ideatore della prima Pride Parade austriaca nel 1996) insieme al cardinale Schönborn. Durante lo show (di cattivo gusto) gli attori saltano letteralmente sulle balaustre del duomo, urlano, fumano, si muovono in modo molto poco liturgico nella zona dell’altare. Il Duomo con i suoi spazi sacri è diventato un palcoscenico [qui e qui].
Duomo di Vienna, autunno 2018: “va in onda” un’apparizione della Madonna di Medjugorje. L’evento è stato efficacemente pubblicizzato sui siti della diocesi e dei vari gruppi carismatici che ruotano intorno a Medjugorje. Il programma prevede canti, testimonianze, catechesi di Ivan Dragicevic, rosario, apparizione, messa celebrata dal cardinale e adorazione eucaristica. Tutto pianificato. Anche questo “evento” è presieduto dal cardinale Schönborn.
Dopo l’apparizione, il veggente riferisce che la Madonna era molto felice e che ha pregato in maniera particolare per tutti i sacerdoti presenti, richiamando inoltre le famiglie a vivere in santità.
Duomo di Vienna, autunno 2019: Marija Pavlovic-Lunetti ha avuto la sua apparizione alla presenza del cardinale di Vienna, Christoph Schönborn, e di migliaia di fedeli.
Sia in un’intervista della diocesi locale, sia durante una trasmissione di Radio Maria, Marija ha affermato che tra lei e il cardinale Christoph Schönborn c’è una lunga amicizia, che si è consolidata maggiormente quando il cardinale è andato a Medjugorje. Inoltre Marija descrive tale legame con queste parole: “Provo un grande calore per lui. Ringrazio Dio per questa amicizia” […] “sappiamo che lo Spirito Santo soffia dove vuole e quando vuole, e il cardinale Schönborn si lascia guidare da questo Spirito Santo. Anche il cardinale Christoph Schönborn è un dono e una grazia, con il suo cuore aperto e le porte aperte delle sue chiese. E questo non è scontato, perché molti altri cardinali e diocesi sono spesso chiusi o hanno paura di qualcosa di nuovo”.
Già, il cardinale Schönbron ha davvero un cuore aperto come le porte delle “sue” chiese… infatti, pochi giorni dopo questa apparizione programmata, in quello stesso Duomo, alla presenza dello stesso cardinale, è andata in scena una commemorazione, ovviamente interconfessionale, per le vittime dell’Aids, durante la quale si è esibita la “crème” omosessuale viennese. Promotore dell’evento al fianco del cardinale, infatti, c’era Gery Keszler (ora sposato felicemente con il suo compagno) e tra gli ospiti d’eccezione c’era l’artista trans Conchita Wurst, il quale ha anche letto una sorta di Padre nostro storpiato dall’ambone.
In ogni caso, tale evento si ripete tutti gli anni, distruggendo pietra dopo pietra la sacralità del Locus iste, inaestimabile sacramentum che a Deo factus est. Ogni anno, stessa data, stessa location, stesso padrino: il cardinale Schönborn, l’uomo dal cuore aperto e guidato dallo Spirito Santo.
Eppure, proprio nei pressi della balaustra calpestata da attori seminudi, anche la Madonna di Medjugorje torna ogni anno ad apparire ed è sempre molto felice, ringraziando tutti per aver ascoltato la sua chiamata e richiamando le famiglie a vivere in santità.
Viene da chiedersi: a chi si riferisce? Quali famiglie?
E mentre veggenti soddisfatti e sorridenti tengono catechesi davanti a migliaia di persone, raccontando la gioia della Madonna apparsa dove altri hanno compiuto atti a dir poco blasfemi, noi genitori ci troviamo a combattere con lacrime e sangue la violenza del gender sui nostri figli. Anche un sacerdote cattolico (uno solo) austriaco sembra essere stato più attento della “Regina della Pace” e, con estrema amarezza, ha scritto pubblicamente: “Mi vergogno davanti a Dio per quello spettacolo in duomo”.
Possibile che la Madonna non si accorga di come trattano l’altare su cui suo Figlio si immola ogni Messa?
Confusa e sofferente, anch’io scrissi a Radio Maria per chiedere spiegazioni, visto che ogni volta che ascoltavo i suoi programmi si parlava di Medjugorje e dei suoi veggenti. “Come mai Marija parla sempre in pubblico tanto bene di Schönborn, esaltandone la ‘santità’ nonostante le sue derive omoeretiche? È di scandalo per noi genitori, per i nostri figli…”. Questa fu più o meno la mia domanda. E la risposta di padre Livio fu letteralmente questa: “Perché Schönborn crede a Medjugorje”. Punto! Non una parola di più!
Oggi ringrazio Dio per questa sonora sberla, perché mi ha svegliata e sono riuscita a uscire da un fango che mi stava soffocando.
Duomo di Vienna, autunno 2021: Marija viene accolta con maggior fervore e calorosi applausi, poiché nel 2020, a causa del Covid, si era potuta collegare solo on line. Io, ancora indecisa, lacerata dai dubbi e dai sensi di colpa, decido di ascoltare la sua catechesi. Mi colpiscono alcune sue parole (le trascrivo testualmente): “Io sono unica e la mia vita è preziosa. Mai ho visto un difetto in questa Marija, perché sempre mi sono vista come immagine di Dio. Non ho visto mai che una cosa è fuori posto, perché Dio mi ha voluto così e quando penso dico la mia vita è dono e così io mi vedo come riflesso di Dio, come riflesso di piccola Madonna […] Dio ha usato me per dire a voi che Dio vi ama attraverso la presenza della Madonna e per questo profondamente ringrazio Dio”.
Hai presente quel gioco in cui bisogna unire i puntini? Bene, in quel momento nella mia testa ho collegato le celebrazioni diocesane dell’orgoglio gay, i sorrisi compiaciuti e le omelie omoeretiche del cardinale nella “sua” chiesa, le parole e i gesti dei veggenti (“non ho visto mai che una cosa è fuori posto, perché Dio mi ha voluto così”) in quella stessa chiesa, arrivando su su fino ai messaggi provenienti dai vertici vaticani… Cosa salta fuori? Che disegno ti appare?
Il direttore di Missio Austria, padre Karl Wallner, uno dei tanti entusiasti di Medjugorje, definisce questo fenomeno “punto caldo della missione per l’Europa” e si augura che i viennesi (e tutta l’Europa) si convertano perché, come dice lui, Medjugorje è il luogo in cui il “carisma contemporaneo va oltre i sacramenti”.
Non poteva dare una definizione più azzeccata: senza volerlo ha smascherato, secondo me, il piano diabolico di sostituzione della vera e unica pentecoste con la famosa “nuova pentecoste”. Il demonio, si sa, scimmiotta tutto ciò che Dio crea.
Medjugorje è l’apparizione perfetta per la nuova chiesa conciliare che si rinnova continuamente seguendo il soffio dello spirito. Nella mia esperienza, questa chiesa semper reformanda assomiglia alle sabbie mobili, mentre quella Chiesa rigida, ancorata alla Tradizione (secondo cui la Rivelazione si è conclusa con la morte dell’ultimo apostolo), è la roccia che mi ha salvata proprio dalle sabbie mobili!
Non so come meglio descrivere ciò che ho vissuto: nei gruppi che ho frequentato, tutti legati a doppio filo a Medjugorje, stavo soffocando nel fango carismatico.
Gli stessi sacramenti infatti vengono imbrattati di sentimentalismo (danze, applausi, sospiri, svenimenti, catene umane) e protagonismo, non facendo altro che banalizzare o addirittura annullare la vera devozione nel trascendente.
Ora che sono tornata all’età della pietra, assistendo ai sacramenti come i miei bisnonni, sono serena e sono guarita dalla depressione che mi stava davvero distruggendo. Gesù, nel dono dell’Eucarestia silenziosa, ci ha lasciato il “dono dei doni”, ossia tutto sé stesso, Ostia immolata, per restare con noi tutti i giorni fino alla fine dei secoli (Mt 28,20).
Molti devoti medjugorjani, davanti alle mie richieste di chiarimenti su errori lampanti hanno sempre risposto a pappagallo, senza mai mettersi a ragionare: “lì c’è Maria, lì sento Maria. Punto.”.
Allora oggi, dopo tanto dolore, vorrei rispondere a tutti loro: la Madonna è presso l’altare come presenza vera e mistica, durante ogni Messa!
La Madonna è lì, davvero presente, e contempla l’Ostia consacrata, fissando gli occhi sul Santissimo Sacramento e compiendo atti di adorazione.
Non lo dico io, ma i santi! Un esempio: san Pio da Pietrelcina a chi gli chiedeva se la Madonna era presente alla sua celebrazione della Messa, rispondeva: “E non la vedete la Madonna all’altare durante la Messa?”.
San Giovanni Crisostomo afferma che “tutto lo spazio attorno all’altare è riempito dalle potenze celesti” e un giorno si rivolge così a un sacerdote: “Pensa a fianco di chi tu ti poni, in compagnia di chi tu invochi Dio: in compagnia dei cherubini!”.
Invece di seguire i veggenti, cercando di catturare pseudo-miracoli del sole con lo smartphone, si dovrebbe tornare a baciare le mani dei sacerdoti dopo la Messa e pensare che al loro fianco, durante la Consacrazione, più vicina ancora dei cherubini, è presente Maria!
Se volete sentire Maria, non è necessario andare a Medjugorje; è sufficiente partecipare con timore e tremore a una Messa celebrata come Dio comanda. La Madre di Dio è lì e ci aiuta ad accogliere Gesù, che è presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, così come testimoniato dall’Angelo apparso ai pastorelli a Fatima. Nella preghiera che insegnò loro, infatti, si recita “…Ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra…”.
Un appello ai sacerdoti: prima di organizzare pellegrinaggi, o di partire per Medjugorje, sedetevi ogni giorno, da mattina a sera, nel confessionale della vostra parrocchia, come faceva il santo Curato d’Ars. Durante le Messe, invece di concelebrare, siate disponibili per le confessioni fino al momento della Consacrazione, in modo che tanti fedeli possano comunicarsi degnamente. La lucina accesa del confessionale è vera testimone della misericordia di Dio! Non importa se all’inizio saranno in pochi a notarla! Capisco che poter concelebrare Messe gremite di fedeli o confessare migliaia di persone, seduti su una sedia in mezzo a un prato, possa darvi più soddisfazione, ma non è questa la vostra vocazione. Dio vi chiama a salvare anime lì dove siete, nel nascondimento e con eroica perseveranza, offrendo le vostre vite in olocausto, come Cristo.
Maria Mater Sapientiae, ora pro nobis!