Noi speriamo che ce la caviamo

di Vincenzo Rizza

Caro Valli,

l’annunciata (ennesima) esclusiva autobiografia del papa si intitolerà Hope, speranza.

In italiano potrebbe anche essere tradotto con “Io speriamo che me la cavo” (sottotitolo: storia di una chiesa sgarrupata nel terzo millennio).

Chissà se oltre al titolo, come nel libro del maestro Marcello D’Orta, potrebbe essere riproposto anche il tema biblico del bambino che descriveva la fine del mondo (tema che ha poi dato il titolo al libro stesso). Eccolo.

“Io preferisco la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto che sarò già morto da un secolo. Dio separerà le capre dai pastori, uno a destra e uno a sinistra, al centro quelli che andranno in Purgatorio. Saranno più di mille miliardi, più dei cinesi, fra capre, pastori e mucche. Ma Dio avrà tre porte. Una grandissima (che è l’Inferno), una media (che è il Purgatorio) e una strettissima (che è il Paradiso). Poi Dio dirà: fate silenzio tutti! e poi li dividerà. A uno quà a un altro là. Qualcuno che vuole fare il furbo vuole mettersi di quà, ma Dio lo vede. Le capre diranno che non hanno fatto niente di male, ma mentono. Il mondo scoppierà, le stelle scoppieranno, il cielo scoppierà, Arzano si farà in mille pezzi. Il sindaco di Arzano e l’assessore andranno in mezzo alle capre. Ci sarà una confusione terribile, Marte scoppierà, le anime andranno e torneranno dalla terra per prendere il corpo, il sindaco di Arzano e l’assessore andranno in mezzo alle capre. I buoni rideranno e i cattivi piangeranno, quelli del purgatorio un po ridono e un po piangono. I bambini del Limbo diventeranno farfalle. Io speriamo che me la cavo”.

Probabilmente no e non per un problema di diritti d’autore o per l’uso disinvolto di grammatica e sintassi (che non è certo peggiore di alcuni recenti documenti vaticani) ma perché sappiamo che sulla base del nuovo magistero:

1) l’inferno non esiste o al più è vuoto;

2) per la fortuna del sindaco e dell’assessore di Arzano, non ci sarà bisogno di separare capre e pastori perché Dio non fa alcuna distinzione;

3) i cattivi non avranno ragione di piangere perché grazie al misericordismo imperante devono essere perdonati sempre e comunque, anche se in essi non si vede pentimento.

Eppure quel tema dimostra quanta Verità vi sia nelle parole di Gesù: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Una prova innegabile di come la purezza e la semplicità di un bambino superino la presunta saggezza di tanti pastori.

Quanto a noi… speriamo che ce la caviamo. Una speranza ben riposta anche perché sappiamo che il Maestro non abbandonerà la sua Chiesa, seppure sgarrupata per le miserie umane.

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