Lettera a “Duc in altum” / La preghiera “una cum” e il suo vero significato

di Luigi Carli

Caro Valli,

vorrei sfatare una volta per tutte il falso e famigerato problema dell’una cum, specialmente dopo la clamorosa presa di posizione del seguitissimo padre Farè.

Mi chiedo se le persone che accettano tranquillamente la vulgata “una cum = in unione con” abbiano mai letto la preghiera del canone che contiene questa espressione.

Tale formula non intende assolutamente indicare che il sacerdote celebra in unione con il papa.

Si legga la formula latina e la traduzione (quella della santa messa di sempre, l’altra sappiamo essere adulterata): “In primis, quæ tibi offérimus pro Ecclésia tua sancta cathólica: quam pacificáre, custodíre, adunáre et régere dignéris toto orbe terrárum: una cum fámulo tuo papa nostro N.…, et Antístite nostro N.…: una cum fámulo tuo papa nostro N.… et ómnibus orthodóxis, atque cathólicæ, et apostólicæ fidei cultóribus”.

“… che noi ti offriamo, anzitutto per la tua santa Chiesa Cattolica, affinché ti degni di pacificarla, custodirla, riunirla e governarla in tutto il mondo, insieme con il tuo servo e papa nostro N…, e col nostro vescovo N…, e con tutti i veri credenti e seguaci della cattolica e apostolica fede”.

Come si può vedere, è una preghiera per la Chiesa nella quale, come è giusto, si prega unitamente (una cum) per il papa. Tra l’altro parla di tutti i veri (nel testo latino “ortodossi”, cioè “che difendono e diffondono la dottrina integra”) credenti e seguaci della Chiesa cattolica e apostolica.

Quindi è una preghiera perfetta anche nel caso di un papa eretico (in tal caso per la sua conversione appunto alla vera Chiesa cattolica e apostolica), ma da nessuna parte è scritto che chi celebra lo fa in unione con il papa.

Attenzione, quindi: il Nemico semina confusione ad arte (servendosi oggi soprattutto dei ministri della Chiesa) come predetto dal nostro Divin Redentore, “perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti” (Mc 13, 22).

Che ci possiamo cascare noi, poveri fedeli ignoranti (parlo per me) può ancora essere ammissibile, ma che ci caschi un esimio studioso come padre Farè (che tiene molto a rendere noti i suoi approfonditi studi all’Università Gregoriana) mi richiama alla memoria un’altra celebre frase di nostro Signore: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”.

O quella del Magnificat: “Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore”.

Stiamo attaccati con fede e umiltà alla Chiesa di sempre, nostra Madre, e non sbaglieremo! Tutto ciò detto non con l’intento di mettersi su una cattedra ma di correggere fraternamente chi si fa irretire dai soloni odierni che, più o meno scientemente (solo Dio lo sa), confondono e scandalizzano le povere pecorelle smarrite e, chissà, magari anche quei pastori caduti incautamente ma in grado di trascinare con sé molte anime.

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