I podcast, i giovani, l’attenzione su economia e immigrazione. Temi e volti della campagna di Trump (senza dimenticare i soldi di Musk)
Come ha vinto Trump? E chi sono stati i protagonisti del suo trionfo?
I principali assistenti di Trump hanno messo al centro della campagna elettorale un semplice slogan: “Massimizzare il consenso tra gli uomini e trattenere quello delle donne”. Ciò ha significato mettere l’accento su economia e immigrazione, cosa che Trump ha fatto senza sosta, lasciando in disparte altre questioni, a partire dall’aborto.
L’impresa sembrava impossibile. Quando lasciò la Casa Bianca, Trump appariva un paria. Invece, tre anni dopo ha organizzato una rimonta politica senza precedenti, sbaragliando i suoi rivali repubblicani alle primarie, costringendo il presidente Joe Biden a uscire di scena e infine sconfiggendo nettamente Kamala Harris. E nel frattempo si è pure scrollato di dosso una condanna per una lunga serie di reati penali.
Gli obiettivi sono stati raggiunti. Gli exit poll dicono che Trump ha conquistato un gran numero di uomini, anche di origine latinoamericana, in alcuni Stati chiave. A livello nazionale, il sostegno di Trump tra i latinos è passato dal 36% al 54%. Trump ha anche aumentato la sua quota di elettori non laureati, ha guadagnato terreno tra gli elettori neri in Pennsylvania e Wisconsin e si è mantenuto stabile a livello nazionale tra le donne bianche, con grande sorpresa dei democratici. Tra gli elettori che hanno votato per la prima volta, Trump ha portato i consensi dal 32% di quattro anni fa al 54%.
La strategia elettorale di Trump è nata in gran parte dall’istinto del candidato.
Aprile 2023, riunito con i suoi consiglieri nel resort di Mar-a-Lago, Trump pone subito la questione che ritiene centrale: come controllare la narrazione politica? Pochi giorni dopo incontra i Nelk Boys, un gruppo di influencer di un podcast. Al momento non sembra qualcosa di importante, ma da lì in poi le interviste ai podcast con target maschile giovane diventeranno una linea guida.
Facile dimenticare quanto le prospettive di Trump sembrassero traballanti all’inizio della sua campagna. Dopo aver annunciato la sua terza candidatura alla Casa Bianca nel novembre del 2022, pochi giorni dopo che i repubblicani avevano subito una batosta alle elezioni di metà mandato, l’ex presidente era stato visto come un freno per il suo partito. I repubblicani pensavano che l’America gli avesse voltato le spalle. Ma Trump ha giocato d’anticipo, dimostrando che le azioni penali a suo carico erano motivate politicamente e sfruttando ogni incriminazione per guadagnare terreno.
Fin dalle primarie, la corsa di Trump è stata il prodotto di una strategia affidata a due manager: Susie Wiles e Chris LaCivita. Wiles, esperta stratega della Florida, aveva lavorato per la candidatura a governatore di DeSantis nel 2018, ma i due in seguito litigarono. Ancora “in esilio”, ma già al lavoro per tornare a Washington, Trump sapeva che per lui l’ostacolo più difficile alle primarie sarebbe stato proprio DeSantis, e allora chi meglio di Susie Wiles poteva aiutarlo?
Wiles reclutò LaCivita, un repubblicano dal carattere duro, e insieme elaborarono la strategia: identificare e coinvolgere i sostenitori di Trump considerati non ancora affidabili.
Wiles e LaCivita, con il direttore politico James Blair e il sondaggista Tony Fabrizio, mettono dunque al centro la questione del genere. “Gli uomini ci sono costati le ultime elezioni”, afferma una fonte di spicco della campagna di Trump. “Il nostro obiettivo diventò quello di non permettere che questo accadesse di nuovo”.
Sulla base dei sondaggi, la campagna si concentra sugli elettori maschi al di sotto dei quarant’anni, che vedono in Biden un uomo anziano non in grado di stare alla Casa Bianca. Questi giovani uomini non ricevono le notizie dai media tradizionali e sono meno interessati a questioni come i diritti riproduttivi o l’arretramento democratico. È un tipo di elettore che si informa soprattutto attraverso i podcast e i social media, e apprezza quel che di sfacciato che c’è in Trump e la sua propensione a infrangere le norme.
Concentrare energie significative per attirare elettori che non si interessano molto di politica è un azzardo, ma durante la campagna LaCivita ripete spesso una frase di Winston Churchill che è diventata un mantra: “Cercare di essere sicuri dappertutto significa non essere forti da nessuna parte”.
Mentre Trump inseguiva il voto maschile, doveva anche evitare di perdere le donne, impresa non facile dopo che le sue nomine alla Corte Suprema avevano contribuito a rovesciare la sentenza Roe v. Wade e ad aprire la strada ai divieti di aborto in tutto il Paese. Ecco perché ogni volta che si è parlato di aborto Trump ha insistito sul fatto che la questione è ora di competenza degli Stati e ha fatto leva il più possibile sull’economia, l’immigrazione e la criminalità, temi che secondo i suoi consiglieri hanno scatenato l’ansia delle donne dei sobborghi benestanti che erano disposte a sostenerlo.
La fiducia è cresciuta nel corso delle settimane, specie dopo la disastrosa performance di Biden nel dibattito del 27 giugno. Poi il 13 luglio Trump è sopravvissuto all’attentato di Butler, in Pennsylvania, con il proiettile che gli ha ferito l’orecchio e l’ex presidente che si è alzato in piedi e ha mostrato il pugno mentre il sangue gli colava sul viso, un’immagine che ha entusiasmato i suoi sostenitori. In seguito, l’annuncio della scelta del senatore dell’Ohio J.D. Vance, trentanove anni, come suo compagno di corsa è apparso come un impegno per il futuro: il movimento Make America Great Again non sarebbe finito con Trump.
Quando è scesa in campo Kamala Harris, ottenendo subito cospicui finanziamenti e galvanizzando i democratici come ai tempi di Obama, Wiles, LaCivita e i loro staff hanno pensato alle contromosse. Un candidato giovane rendeva tutto più difficile. Oltretutto, Fabrizio disponeva di sondaggi che mostravano un’ampia propensione al cambiamento da parte dell’elettorato. Harris appariva come il volto del cambiamento, quindi andava contrastata su questo piano. Iniziò una campagna per mostrare che la candidata democratica era un prodotto del vecchio Biden e che avrebbe ereditato molte delle vulnerabilità del suo capo.
Wiles e LaCivita si concentrarono sul suo ruolo di Harris come principale collaboratrice dell’Amministrazione Biden in materia di immigrazione, per incolparla dell’aumento degli attraversamenti illegali della frontiera. Allo stesso tempo, Trump si impegnò a dipingere Harris come una pericolosa rappresentante della sinistra radicale.
Restava la questione dell’aborto. Secondo Fabrizio, i sondaggi mostravano che il tema era il terzo o il quarto più importante tra gli elettori. Così, dopo mesi in cui Trump aveva girato intorno alla questione delle restrizioni federali, i suoi luogotenenti gli dissero che era giunto il momento di affrontare la questione di petto, e il 1° ottobre Trump scrisse su Truth Social che non avrebbe sostenuto un divieto nazionale.
Tra i consiglieri di Trump non sono mancate le dispute. A un certo punto, sempre più irrequieto, l’ex presidente richiamò uno dei responsabili della sua campagna del 2016, Corey Lewandowski, sostenitore della linea “lasciamo che Trump sia Trump”. Lewandowski disse che Wiles e LaCivita stavano rovinando tutto e consigliò a Trump di licenziare l’intera leadership della campagna.
Trump ne parlò con Wiles e LaCivita, secondo i quali non era il momento di cambiare strategia e Lewandowski avrebbe rischiato di mandare la campagna fuori rotta. Trump fu d’accordo e relegò Lewandowski a un ruolo marginale, per le comparsate nelle tv via cavo.
Il confronto televisivo tra Harris e Trump determinò una certa preoccupazione. La candidata democratica si mostrò avversaria più ostica del previsto, ma le acque si calmarono quando i sondaggi mostrarono che il confronto non aveva spostato i rapporti di forza.
Wiles incaricò Alex Bruesewitz, un consulente di ventisette anni, di presentare a Trump un elenco di personaggi di podcast online. L’indomani Bruesewitz e Danielle Alvarez, un’altra consulente senior di Trump, raggiunsero Trump sul campo da golf e gli proposero un elenco. Al che Trump rispose: “Ne avete parlato con Barron?”, riferendosi al figlio diciottenne.
“No, signore”, rispose Bruesewitz.
“Allora chiamate Barron, vedete che cosa ne pensa e fatemi sapere”.
Parlando con Barron, i due consiglieri di Trump scoprirono che il figlio diciottenne di Trump è particolarmente affezionato ad Adin Ross, uno streamer di ventiquattro anni, noto soprattutto per la collaborazione con le celebrità in live-streaming di videogiochi. Decisero dunque che Trump avrebbe dovuto iniziare da lì.
Ad agosto Trump partecipò al podcast di Ross, che diventò subito virale, raccogliendo milioni di visualizzazioni sul livestream, e le settimane successive furono caratterizzate da una successione di interviste con conduttori di podcast: Logan Paul, Theo Von, Joe Rogan. La campagna a quel punto aveva deciso di evitare la maggior parte delle interviste con i media tradizionali.
Nelle ultime settimane della corsa, il miliardario Elon Musk versò più di cento milioni di dollari nel comitato d’azione politica per aiutare Trump negli Stati in bilico. Promettendo la guida di una nuova “commissione per l’efficienza del governo” che avrebbe supervisionato la miriade di agenzie federali che regolano le sue aziende, Musk assunse collaboratori e li incentivò con lauti pagamenti per raggiungere gli elettori. Egli stesso si accampò in Pennsylvania, considerata uno Stato cruciale, e distribuì assegni per un totale di un milione di dollari in lotterie per gli elettori registrati. Inoltre Musk trasformò X, la sua piattaforma di social media, in uno strumento a favore di Trump, senza esitare a lanciare slogan apocalittici: “Se Trump non vince, queste saranno le ultime elezioni”.
Verso la fine della campagna i collaboratori hanno dovuto tenere a bada Trump e i suoi “impulsi autodistruttivi”. Il comizio al Madison Square Garden di New York, segnato dalla retorica xenofoba e razzista di alcuni oratori, ha rischiato di diventare un passo falso. Ma alla fine Trump ce l’ha fatta. La strategia è risultata vincente. Ed è già oggetto di studio.
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Fonte: time.com