Rileggendo un testo di monsignor Lefebvre / Francesco? Il frutto più maturo di un albero nato molto prima

di Robert Morrison 

La prefazione, scritta nel 1989, al libro Peter, Lovest Thou Me? dell’abate Daniel Le Roux (versione italiana: Pietro mi ami tu? Giovanni Paolo II, papa di tradizione o papa della rivoluzione?) è sorprendente da leggere oggi, nel 2025. Il contenuto si può applicare sostanzialmente alla situazione attuale della Chiesa cattolica e del mondo. Eccone un brano: “Una lettura di Pietro, mi ami tu? è sufficiente a riempire di disperazione un fedele cattolico, se non fosse per la promessa di Nostro Signore che non abbandonerà mai la sua Chiesa. Sarà veramente con noi tutti i giorni, ma solo lui, nella sua misericordia, sa quali prove dovremo sopportare. Possiamo guardare il mondo mentre diventa di giorno in giorno sempre più malvagio, e possiamo osservare i prìncipi della Chiesa che non fanno nulla per difenderla. Possiamo vedere più chiaramente gli avvertimenti dati dalla Beata Vergine a La Salette, a Lourdes, a Fatima. A La Salette ci ha detto che Roma perderà la verità e diventerà la sede dell’Anticristo. A Fatima la Madonna diede a suor Lucia una terza parte del messaggio che doveva essere pubblicata nel 1960. Il mondo aspetta ancora, ma quasi certamente parlava di un’apostasia generale. E non è forse questo ciò a cui stiamo assistendo oggi?”.

Ogni fedele cattolico oggi dovrebbero accogliere con favore il ricordo della promessa di Nostro Signore di rimanere con la sua Chiesa; ma l’anno in cui furono scritte le parole appena citate causa probabilmente qualche difficoltà. In particolare, come avrebbe potuto l’autore vedere “l’apostasia generale” nel 1989, durante il pontificato di Giovanni Paolo II? Se la situazione era davvero così brutta già nel 1989, come possiamo immaginare che l’attuale crisi nella Chiesa sia principalmente legata a Francesco?

Per valutare questi problemi, possiamo prendere in considerazione alcune citazioni di Giovanni Paolo II contenute nel libro dell’abate Le Roux, nonché la postfazione dell’arcivescovo Marcel Lefebvre.

Il libro non è il compendio più completo di citazioni eterodosse di Giovanni Paolo II, ma l’arcivescovo Lefebvre e altri cattolici tradizionalisti pensavano che presentasse un argomento conclusivo sul fatto che la profonda crisi nella Chiesa già allora aveva raggiunto il papato. Quasi certamente, molti cattolici che oggi denunciano gli errori di Francesco troveranno poche ragioni, o nessuna, per individuare difetti nelle dichiarazioni di Giovanni Paolo II. Tuttavia, i papi precedenti al Concilio Vaticano II avrebbero denunciato queste dichiarazioni.

Eccone alcune.

“Le Chiese e le comunità separate, benché un tempo si credesse che soffrissero di carenze, non sono del tutto prive di importanza e di valore nel mistero della salvezza. Lo Spirito di Cristo non rifiuta di servirsene come mezzi di salvezza, attraverso la forza che deriva dalla pienezza di grazia e di verità che è stata conferita alla Chiesa cattolica” (p. 42).

“La nostalgia per l’unità dei cristiani fa causa comune con quella dell’unità dell’intera razza umana. Il nuovo concetto di Popolo di Dio ci ha fatto rivedere la vecchia verità sulla possibilità di redenzione al di fuori dei limiti della Chiesa cattolica. Ciò dà origine all’atteggiamento della Chiesa verso le altre religioni, che si basa sul riconoscimento dei loro valori spirituali, umani e cristiani insieme, raggiungendo religioni come l’Islam, il Buddismo, l’Induismo…” (p. 45)

“Nel celebrare la Redenzione andiamo oltre le incomprensioni storiche e le controversie contingenti per ritrovare ciò che è comune a tutti i cristiani, cioè come i redenti! (p. 111).

“Cristiani e musulmani, ci incontriamo nella fede nell’unico Dio, nostro creatore, nostra guida, nostro giudice giusto e misericordioso. Ci sforziamo di mettere in pratica nella nostra vita quotidiana la volontà di Dio, seguendo l’insegnamento dei nostri rispettivi libri sacri” (p. 140).

“Cristiani e musulmani, abbiamo molte cose in comune come credenti e come uomini… Crediamo nello stesso Dio, l’unico Dio, il Dio vivente. Il rispetto e il dialogo richiedono la reciproca reciprocità in tutti gli ambiti, specialmente per quanto riguarda le libertà fondamentali e più in particolare la libertà religiosa. Ogni uomo si aspetta di essere rispettato per quello che è e per quello in cui crede” (p. 141).

“Gerusalemme deve diventare la città dell’uomo, nella quale i credenti delle tre grandi religioni monoteiste — cristianesimo, ebraismo e islam — vivano in piena libertà e uguaglianza, come i credenti delle altre comunità religiose, nella riconosciuta garanzia che questa città è patrimonio sacro di tutti, ed è destinata all’adorazione dell’Unico Dio, alla mediazione e all’opera della fraternità” (p. 200).

Pietro, mi ami tu? contiene anche numerose citazioni di Giovanni Paolo II sulla collegialità e la massoneria, ma già queste affermazioni relative al falso ecumenismo, alla salvezza universale e alla libertà religiosa sono sufficienti a giustificare le condanne contenute sia nella prefazione del libro sia nella postfazione di monsignor Lefebvre.

L’arcivescovo Lefebvre apre la sua postfazione (datata 7 giugno 1988) con parole che possono sembrare estreme per coloro che sanno poco di ciò che la Chiesa ha insegnato prima del Concilio Vaticano II: “Leggere queste righe che presentano il vero volto di Giovanni Paolo II è un’esperienza terrificante per il fedele cattolico, riempie l’anima di tristezza e timore”.

Sì, le parole di Giovanni Paolo II causarono terrore e timore, e sollevarono i problemi che l’arcivescovo Lefebvre non nasconde: “… seri problemi di fede per ogni vero cattolico; problemi che spesso non hanno soluzione, sebbene spieghino la perplessità e la confusione che ora stanno turbando anche coloro la cui fede è più forte. Il papa è Pietro, la roccia su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa. È colui la cui fede non deve venire meno; deve confermare i suoi fratelli, pascere le sue pecore, pascere gli agnelli. È colui che, assistito dallo Spirito Santo, per quasi venti secoli ha dato al papato una credibilità morale unica nella storia del mondo. È concepibile che, dagli anni Sessanta, la Sede Apostolica sia stata occupata da papi che sono stati la causa dell’autodemolizione della Chiesa e stanno diffondendo al suo interno il fumo di Satana? Lasciando da parte la pertinente questione di cosa siano questi papi, siamo certamente obbligati a interrogarci, e possiamo osservare con allarme e stupore che essi stanno introducendo nella Chiesa la Rivoluzione dell’89, con il suo motto e il suo statuto, fondamentalmente opposto ai principi della fede cattolica”.

Come vedete, sono gli stessi problemi che affrontiamo oggi con Francesco, ma l’arcivescovo Lefebvre e altri li videro già decenni fa, anche prima delle consacrazioni episcopali del 1988. Eppure, mentre non aveva problemi a permettere abusi reali che si stavano diffondendo a macchia d’olio, Roma perseguitò coloro che si pronunciarono contro la rivoluzione del Vaticano II.

Nonostante l’ingiusta persecuzione, l’arcivescovo Lefebvre non si piegò perché vide i fatti e ne comprese le implicazioni: “Questo libro è molto illuminante sulle attività di Giovanni Paolo II, un vero seguace di Paolo VI. Abbiamo davanti agli occhi i fatti che, illuminati dall’immutabile fede cattolica, con crescente dolore e sofferenza vedono ora la Chiesa minacciata da una rovina completa”.

Anche altri videro i fatti, ma furono spinti a immaginare che l’immutabile fede cattolica potesse cambiare radicalmente per adattarsi al nuovo orientamento. Quindi, invece di vedere la realtà come fece l’arcivescovo Lefebvre, adottarono la prospettiva dei rivoluzionari. Così facendo, tagliarono i legami con i papi pre-Vaticano II che avevano messo in guardia su cosa sarebbe successo se i cattolici avessero fatto pace con l’errore: “Facendo eco ai papi prima degli anni Sessanta, che predissero i disastri che si sarebbero abbattuti sulla Chiesa se i loro avvertimenti non fossero stati ascoltati e le loro condanne non tenute in considerazione, e facendo eco alle profezie di Nostra Signora di La Salette e di Fatima, sforziamoci di ristabilire i princìpi eterni insegnati dal Magistero per quasi venti secoli, respingendo gli errori della Rivoluzione modernista liberale, anche quando questi errori possono essere approvati da coloro che occupano la Sede di Pietro”.

Poiché l’arcivescovo Lefebvre credeva ai papi pre-Vaticano II, riconobbe gli errori derivanti dal Vaticano II e capì che minacciavano di portare la Chiesa alla completa rovina. Tuttavia, sapeva anche che la Beata Vergine Maria aveva avvertito che queste calamità avrebbero afflitto la Chiesa e che avremmo dovuto rimanere fedeli all’immutabile fede cattolica, specialmente quando i tirapiedi di Satana che occupavano Roma avrebbero cercato di convincerci del contrario.

Di conseguenza, l’arcivescovo Lefebvre rimase fedele alla Roma eterna mentre prendeva le distanze dalla Roma modernista: “La Dichiarazione che abbiamo fatto il 21 novembre 1974 dopo la prima visita a Roma è ancora rilevante, e siamo stati obbligati a riaffermarla dopo la nostra seconda visita nel 1987. Dobbiamo respingere la Roma modernista mentre persegue il suo corso di distruzione della Fede e del Cristianesimo. È nostro dovere quotidiano ripudiarla legandoci alla Roma eterna, proclamando più che mai la necessità del Regno di Nostro Signore Gesù Cristo e della sua Santa Madre, Maria Nostra Regina. Per realizzare l’avvento di questo Regno, abbiamo bisogno di vescovi, sacerdoti e religiosi che abbiano un solo nome sulle labbra e un solo amore nei loro cuori: quello di Nostro Signore Gesù Cristo”.

Questa rimane la soluzione, anche oggi. Ma troppi cattolici non riescono a liberarsi dagli errori promossi dai predecessori di Francesco. Quindi, invece di attaccarsi alla Roma eterna rappresentata da ciò che la Chiesa ha insegnato inequivocabilmente prima del Vaticano II, cercano di attenersi alla religione che è stata compromessa dagli errori conciliari.

Questo insieme di credenze religiose radicate nel falso ecumenismo è gravemente offensivo per Dio e conduce le anime all’inferno. Per decenni, ben prima che quasi tutti noi avessimo sentito parlare di Jorge Mario Bergoglio, Roma aveva promosso l’auto-demolizione della Chiesa, come la chiamava Paolo VI. Bestemmia, sacrilegio, apostasia e scandalo: tutto ciò che scaturiva da Roma era accettato come normale, persino tra i cattolici conservatori. Era come se la maggior parte del mondo cattolico si fosse adagiata nel vedere il Corpo Mistico di Cristo subire una Passione e una Crocifissione.

In che modo Dio, il nostro Dio amorevole, può svegliarci? Possiamo almeno riflettere su una possibilità: che Dio abbia permesso le demoniache buffonate da cartone animato di Francesco perché i fedeli cattolici aprano finalmente gli occhi e si rendano conto che l’intera rivoluzione del Vaticano II è stata una grave offesa a Dio che deve essere respinta. Naturalmente Francesco è molto più offensivo dei suoi predecessori, ma i suoi mali sono semplicemente i frutti maturi e più abbondanti dell’albero rivoluzionario che ha incominciato a produrre frutti a partire da tutti gli occupanti post-conciliari del papato.

Dio vuole che giudichiamo (e rifiutiamo) l’intero albero rivoluzionario, non solo i frutti di Francesco che oggi troviamo così grotteschi. Per farlo, dobbiamo imparare a vedere ciò che l’arcivescovo Lefebvre vide non solo nel 1988, ma già prima, nel 1974, come sappiamo dalla sua famosa dichiarazione. E coloro che, per varie ragioni, hanno tratto in inganno le anime nel seguire la rivoluzione del Vaticano II devono trovare la forza di rinunciare ai propri errori e ammettere che l’arcivescovo Lefebvre vide le cose chiaramente.

Se un numero sufficiente di cattolici si svegliasse e valutasse l’attuale crisi in base alla fede immutabile difesa dall’arcivescovo Lefebvre, potremmo scoprire che Dio ci fornirà i mezzi per risolvere la crisi del papato. Tuttavia, per come stanno le cose ora, troppi di coloro che si lamentano che Francesco non è il papa gioirebbero se al suo posto ci fosse un altro Paolo VI o un altro Giovanni Paolo II. Forse Francesco non è il papa… ma ciò che veramente dobbiamo chiedere a Dio è che, attraverso la sua misericordia, sempre più cattolici rifiutino l’albero rivoluzionario che può produrre solo altri frutti empi come Francesco.

Cuore Immacolato di Maria, prega per noi!

Fonte: remnantnewspaper.com

 

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