Il dovere della memoria e il senso di colpa alimentato nella coscienza collettiva

Cari amici di Duc in altum, so che il seguente contributo di Martino Mora – da me condiviso – susciterà reazioni negative in alcuni di voi. Il tema è altamente divisivo e tocca sensibilità profonde.  Vi prego di credermi se vi dico che pubblico questa breve riflessione di Mora non per approfondire fratture già molto radicate, ma perché ritengo che il pensiero unico vada combattuto sempre e per intero.

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di Martino Mora

Uno dei modi più efficaci per dominare i popoli è intrappolarli in un perpetuo senso di colpa.

Il senso di colpa è un raffinato strumento di potere e di manipolazione.

Perché l’attuale politica sterminazionista dello Stato di Israele rimanga perennemente impunita, e anzi sostenuta, occorre rinfocolare continuamente, negli europei, il senso di colpa collettivo per la Shoah.

Per questo il Giorno della memoria, come anche la cinematografia hollywoodiana sullo stesso tema, è l’assicurazione sulla vita del sionismo.

Intendiamoci: non della legittima aspirazione all’esistenza di Israele, ma dell’impunità della sua politica aggressiva e dei suoi metodi più brutali.

A Gaza, e non solo, gli eredi delle vittime di ieri sono divenuti i carnefici di oggi. Hanno massacrato migliaia di donne e bambini palestinesi, musulmani e cristiani. Tutti lo possono constatare, ma quasi nessuno lo dice.

Hanno bombardato e invaso due paesi sovrani, la Siria e il Libano, col sostegno dell’America e la complicità dei governi europei. Pochissimi hanno condannato questa politica criminale.

Non l’hanno fatto per diversi motivi, ma uno è senz’altro il principale: perché viviamo da decenni sotto il perpetuo senso di colpa che i grandi padroni del denaro e dell’informazione, con il consenso della peggiore politica (di destra e di sinistra, concordi), continuano a infondere a reti unificate e sin dalla scuola dell’obbligo nella coscienza collettiva.

L’Europa tramonta anche per questo motivo.

 

 

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