Alla faccia della sinodalità / Caso Cipriani, solo l’ultimo della serie. Vescovi ridotti a funzionari papali. Diritto sistematicamente ignorato

di Bruno M.

Abbiamo già parlato qualche tempo fa, in un articolo intitolato La bananizzazione del diritto nella Chiesa, della preoccupante tendenza a fare a meno del diritto canonico in ambito ecclesiastico, sostituendolo con il mero arbitrio e lasciando i fedeli indifesi. Questa tendenza, purtroppo, sembra diventare sempre più marcata, e forse il suo aspetto più eclatante è il pericolo di trasformare i vescovi in ​​semplici funzionari alle dipendenze del papa.

Negli ultimi dodici anni abbiamo visto vescovi trattati in un modo che non è consono al loro status: sono stati ignorati i processi canonici appropriati e persino le più elementari regole di cortesia. Ciò è molto grave, considerando che stiamo parlando dei successori degli apostoli, che devono essere trattati come tali. Immaginiamo se, ad esempio, san Pietro avesse rifiutato di ricevere l’apostolo san Filippo nel caso quest’ultimo avesse cercato di parlargli di questioni molto serie. O avesse liquidato san Tommaso senza nemmeno dire perché. Impensabile. Purtroppo, però, pare che durante questo pontificato un fatto del genere sia accaduto numerose volte.

Basta consultare gli archivi dei giornali per scoprire che i casi deplorevoli sono stati numerosi. Monsignor Rogelio Livieres, vescovo di Ciudad del Este (Paraguay), improvvisamente destituito senza processo canonico, si è recato a Roma per parlare con il papa e, sorprendentemente, non è stato ricevuto. Il cardinale Zen è stato costretto a pubblicare articoli su Internet nella speranza che raggiungessero l’attenzione del papa, perché quest’ultimo non voleva riceverlo. I quattro cardinali dei dubia hanno posto domande di fede molto serie riguardo ad Amoris laetitia e, ancora una volta sorprendentemente, non hanno ricevuto risposta (due di loro sono già morti). Monsignor Daniel Fernández, vescovo di Arecibo (Porto Rico) è stato destituito dal papa senza processo canonico per “mancanza di comunione” (a quanto pare, per il semplice fatto di essersi rifiutato di firmare una dichiarazione della Conferenza episcopale sui vaccini Covid contenente gravi errori morali, come aveva il diritto e il dovere di fare). L’anno scorso, il vescovo Strickland di Tyler, negli Stati Uniti, è stato deposto, ancora una volta senza alcun processo canonico. Nello stesso anno, monsignor Dominique Rey, probabilmente il miglior vescovo di Francia, ha ceduto alle pressioni del papa ed ha accettato di dimettersi tre anni prima di raggiungere l’età pensionabile, il che in pratica costituisce un insulto gratuito e stupefacente (aveva fatto cose così gravi da rendere impossibile che continuasse per altri tre anni?). Abbiamo appreso di recente che il cardinale Cipriani è stato condannato al silenzio e alla scomparsa dalla vita pubblica senza essere ascoltato e senza che gli sia nemmeno consentito di ascoltare le accuse a suo carico, contro tutti i principi di diritto. A tutto questo si aggiungono i casi, ancora più numerosi, di affronti e ritiri accettati con indecente fretta.

So anche che molti vescovi hanno paura di parlare chiaramente e cercano di mantenere un basso profilo affinché la stessa cosa non accada a loro. Sono vescovi fedeli, con un grande amore per il papato e la Chiesa. Lo stesso cardinale George Pell si sentì obbligato a scrivere sulla situazione della Chiesa usando lo pseudonimo di Demos (popolo), come venne rivelato dopo la sua morte. Basta vedere che gli unici a parlare con forza sono quasi sempre i vescovi in ​​pensione, che non hanno più nulla da temere. Purtroppo questa paura non sembra toccare i vescovi sostenitori di posizioni palesemente eterodosse, come alcuni tedeschi e non solo.

Si potrebbe sostenere che si deve sempre dare per scontato che il papa opera al meglio. Si dirà: avrà le sue ragioni, e certamente detiene l’autorità suprema nella Chiesa. Tutto questo è vero, naturalmente, ma bisogna notare che una cosa è un caso isolato, in cui si può supporre che il papa abbia avuto ragioni serie e ponderate per agire in quel modo; un’altra cosa è invece la sistematicità data da una serie di casi, uno dopo l’altro, in cui le regole sono state ignorate o stravolte. L’accumulo di casi parla da sé: si sta agendo in modo arbitrario.

Quanto al presumere che il papa agisca sempre al meglio, che è una regola sensata di azione, non possiamo dimenticare che, nello stesso senso e per le stesse ragioni, dobbiamo presumere il meglio anche per i vescovi coinvolti. Non sarebbe giusto dare per scontato il meglio dell’uno e non il meglio dell’altro. È proprio a questo che serve la legge: a evitare la parzialità. Ma, se la si ignora, è molto facile cadere nella tentazione di essere eccessivamente permissivi con gli amici ed eccessivamente severi (o addirittura ingiusti) con i nemici. Il fatto che i vescovi disciplinati siano quasi sempre coloro che non sono amati dal papa o dagli amici del papa è un’indicazione: a questa tentazione spesso il papa ha ceduto. Al contrario, egli sembra avere un’infinita pazienza con i suoi amici, come dimostrano gli esempi di monsignor Zanchetta, del cardinale Daneels, di monsignor Ricca, di don Grassi, di padre Rupnik o dei vescovi del gruppo di McCarrick che hanno ricevuto la berretta cardinalizia.

Infine, è vero che il papa ha l’autorità suprema nella Chiesa e quindi è del tutto nel suo potere la decisione di condannare qualcuno, anche un vescovo, senza un previo processo canonico. Tuttavia, il fatto che il papa possa fare qualcosa non significa che sia appropriato che lo faccia. Trascurare i principi fondamentali del diritto, i processi canonici e la trasparenza nel processo decisionale è sempre molto pericoloso. Il sistema, se adottato come modo abituale di agire, porta a conseguenze disastrose e proietta un’immagine negativa. Ancora più della moglie di Cesare, il papa non solo deve essere irreprensibile, ma deve anche apparire tale. Parlare sempre di sinodalità e trattare i vescovi come semplici dipendenti potrebbe non essere ipocrita, ma certamente lo sembra.

Infine, vale la pena ricordare l’effetto che tutto ciò ha sugli sforzi per promuovere l’unità con i non cattolici. In realtà, questo modo di agire sta realizzando i peggiori timori sia degli ortodossi sia dei protestanti. Quando il papa si comporta come un monarca dispotico, deponendo i vescovi a suo piacimento, come possono gli ortodossi non temere che la stessa cosa accadrà se e quando torneranno nella Chiesa cattolica? Se i protestanti osservano che il papa può dire qualsiasi cosa di nuovo in materia di dottrina e morale senza che nessuno osi contraddirlo, i loro pregiudizi secondo cui il “papismo” cattolico è una religione del papa e non della Rivelazione di Cristo saranno immediatamente confermati.

Dobbiamo sempre tenere presente che, secondo la fede cattolica, i vescovi non sono semplici dipendenti del papa e la missione di quest’ultimo non deve sostituire o assorbire la missione dei vescovi. Come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, “i vescovi sono succeduti agli Apostoli come pastori della Chiesa per divina istituzione, affinché chi ascolta loro ascolta Cristo, e chi disprezza loro disprezza Cristo e colui che lo ha mandato”. Essi esercitano con il papa “l’ufficio di legare e di sciogliere”, inoltre “governano, come vicari e legati di Cristo, le Chiese particolari che sono state loro affidate”. “Il potere che esercitano personalmente in nome di Cristo è proprio, ordinario e immediato”.

Il papa non è immune da tentazioni derivanti dal suo ufficio, e disdegnare i vescovi, soprattutto quelli che osano correggerlo, potrebbe essere una di queste. Per affermare l’autorità del papa non bisogna indebolire l’autorità dei vescovi, perché entrambi hanno la stessa origine. Fu Cristo stesso a dire: uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli.

Come si addice ai veri fratelli, il Vicario di Cristo deve trattare con squisito rispetto e carità fraterna coloro che sono autentici vicari di Cristo nelle loro diocesi e successori degli Apostoli, come lui è successore di Pietro.

Fonte: infocatolica.com

 

I miei ultimi libri

Sei un lettore di Duc in altum? Ti piace questo blog? Pensi che sia utile? Se vuoi sostenerlo, puoi fare una donazione utilizzando questo IBAN:

IT64Z0200820500000400192457
BIC/SWIFT: UNCRITM1D09
Beneficiario: Aldo Maria Valli
Causale: donazione volontaria per blog Duc in altum

Grazie!