Un prete si sfoga
In rete ho trovato questo gustoso articolo scritto da un sacerdote spagnolo. Lo traduco in parte. Purtroppo non tutte le espressioni idiomatiche proprie della lingua spagnola possono essere rese in italiano, ma ho cercato di mantenere il tono generale.
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Se devo celebrare la messa vestito da lucertola o con un cappello fatto di frutta alla Carmen Miranda, allora che me lo dicano, che lo rendano chiaro e obbligatorio per tutta la Chiesa cattolica e che condannino chiunque si rifiuti.
Nei confronti del mondo gay, bisognerebbe chiarire se è opportuno benedire, confessare, incoraggiare, lasciar perdere, mettere bandiere arcobaleno in segno di benvenuto o esorcizzare.
Chiunque agirà per proprio conto sarà condannato alla galera.
Non mi sembra che sia così complicato spiegare quali riti liturgici sono approvati nella Chiesa cattolica, dove e in quali circostanze, e come tutti noi dobbiamo rispettarli. E se un prete, un diacono o persino un vescovo dovesse ignorare l’ordine, che sia condannato a trent’anni. O magari, se è un progressista, alla continua sanificazione delle mani fino a scarnificarle. O, se è un conservatore, a stare in ginocchio a braccia incrociate tenendo in mano un paio di messali di san Paolo VI.
Salvo diversa indicazione, si presume che la fede della Chiesa sia quella contenuta Catechismi nazionali e nel Catechismo della Chiesa cattolica. Se un agente pastorale, sia esso vescovo, sacerdote, diacono, religioso o laico, osa negare, mettere in discussione, ridicolizzare o modificare ciò che insegna il catechismo, gli venga caricato uno zaino sulle spalle con cento copie del catechismo e sia mandato a depositarlo in cima al Sinai. Poi, arrivato lì, come per un novello Sisifo, lo zaino sia gettato alla base e il peccatore ricominci a salire portando il suo carico sulle spalle. Non è un gran problema. Dal monastero di Santa Caterina sono quattro ore. Direi che un anno di pena potrebbe andar bene, per non essere particolarmente crudeli.
Ogni riflessione pastorale, programma d’azione o progetto di presunto rinnovamento che contenga almeno tre volte espressioni come “dipende”, “secondo”, “vedremo” e “dovremo discernere” dovrebbe essere perseguito con vigore.
Ho saputo che negli allevamenti ora mettono un sensore GPS al collo delle mucche, così, quando l’animale lascia il recinto, il sensore inizia a dare una scossa, finché la mucca non torna. Forse potremmo fare qualcosa di simile nella Chiesa. La terza volta che dici “dipende” o “vedrai” o “dobbiamo discernere”, prendi la scossa.