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Caro Aldo Maria…
di Aurelio Porfiri
Caro Aldo Maria,
i tuoi ricordi [qui] mi commuovono e penso sia importante fare quello che tu fai: mantenere la memoria viva. Perché la memoria non riguarda soltanto il passato, ma è anche garante della progettualità del nostro futuro.
Solo su quello che abbiamo possiamo costruire quello che avremo. Non c’è futuro ragionevole se non abbiamo fatto tesoro del passato e della tradizione, che è un tesoro atemporale. Credo sia importante ricordarcelo in un’epoca in cui si è pensato che il nuovo fosse di per sé la soluzione ai nostri problemi. Anche per fare un passo avanti – dico io – devi farne uno indietro. Il passo avanti si poggia su quello che hai fatto indietro.
Purtroppo siamo figli di una follia che non sembra venir meno, una follia che ha deteriorato la visione del mondo di tanta, troppa gente, anche in ambito cattolico. Molti, con una certa ragione, vedono questo fenomeno come un segno di decadenza nell’ambito della fede. Io invece ci vedo un fenomeno molto più generale, un ritorno alla barbarie vestita da progresso.
Mi è capitato negli ultimi tempi di parlare con alcuni membri del clero di Roma e di riflettere con loro sul progressivo abbandono non solo della tradizione, ma proprio del senso cattolico che in passato era una caratteristica importante di questa città. Oggi molte parrocchie non sono altro che monumenti vuoti in cui agisce un clero spesso smarrito. Nel clero romano non vedo molti soggetti pacificati. Spesso si trovano tra l’incudine e il martello: hanno a che fare da una parte con la confusione nelle direttive, il che non contribuisce alla chiarezza d’intenti, dall’altra con il dover fronteggiare un esodo ormai inarrestabile da parte dei fedeli.
Ti devo dire che, malgrado verso questo clero io non di rado sia critico (penso per molti validi motivi), i sacerdoti che vivono questa situazione mi fanno anche tenerezza, soprattutto quando si aprono con me e mi manifestano frustrazione e smarrimento. Ci sono parrocchie in cui non si celebrano più comunioni, cresime, battesimi, matrimoni. Ormai il senso del sacro è stato distorto il più possibile e tante persone vagano fra religioni alternative e smaccata indifferenza.
Verso la narrativa dominante ci sono chiari segnali di insofferenza, anche a livello politico, ma gli aiutanti del principe hanno ancora i mezzi e gli strumenti per imporre il proprio pensiero distorto a quel popolo che loro dicono di voler difendere.
Che cosa ci resta? Mi devo ripetere: ci resta la testimonianza, ci resta il compito di essere la spina nel fianco di un mondo che affonda nel disordine mentale e spirituale.
Continua.
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