Ragazzo che hai detto no alla scala arcobaleno, sei il nostro eroe!
Il ragazzo di tredici anni che in una scuola di Verona si è rifiutato di percorrere la scala arcobaleno, predisposta dal preside in nome dell’inclusione e a favore della comunità Lgbtqi eccetera, è un nostro eroe. Un eroe di Duc in altum. Non conosciamo il suo nome, ma gli diciamo: bravo! E bravo il suo papà, che non ha subito in silenzio ma si è fatto sentire. Il ragazzo, costretto a salire la scala, ha visto negato il suo fondamentale diritto alla libertà di pensiero, di espressione e di scelta. E il preside, che ha accusato il giovane di «omofobia», ha il coraggio di parlare di democrazia, inclusione e rispetto.
Pur di non fare la scala, lo studente – dicono le cronache – si è arrampicato su una ringhiera, mettendosi in pericolo. E noi gli diciamo: doppiamente bravo! Obiezione di coscienza a qualunque costo!
A proposito del preside, ecco un assaggio della sua prosa, tipica della langue de bois, la pomposa e vuota lingua di legno dei paladini del politicamente corretto. Sottolineando «la grande tradizione di democrazia, inclusione e rispetto di ogni pensiero e diversità» dell’istituto che dirige, il signor preside ha detto: «Auspico che i genitori dell’alunno comprendano la gravità dell’azione commessa dal figlio che si è posto in una situazione di grave pericolo per la sua incolumità fisica e contestualmente assumano consapevolezza che l’Istituto opera nel più grande rispetto di tutti e delle opinioni di tutti, con la precisazione che le manifestazioni di dissenso non possono sconfinare in azioni che mettano in pericolo l’incolumità propria e la sicurezza dell’Istituto stesso».
Non stiamo a commentare. Ci limitiamo a una replica in stile Totò: «Ma mi faccia il piacere!».
E come diceva una canzoncina di tanti anni fa: «Ci avete rotto! Non ne possiamo più!».
