Papa eretico e futuro conclave / Monsignor Strickland: “Pastori, non restate in silenzio! Il Deposito della Fede è minacciato”

di monsignor Joseph Strickland

I punti che John Paul Meenan ha sollevato in Catholic Insight nell’articolo Caveat LifeSite: Incipient Schisms sono sicuramente degni di considerazione poiché, sebbene vescovi o teologi possano avere opinioni sulla legittimità di un papa, è vero che non è loro compito determinarla in modo definitivo. La Chiesa nel suo insieme, in particolare il Collegio dei cardinali e i vescovi in ​​comunione con il papa, sono l’autorità appropriata per giudicare tali questioni. Tuttavia, con la mia approvazione dell’articolo menzionato e le dichiarazioni che ho fatto, sto semplicemente riecheggiando l’insegnamento cattolico tradizionale secondo cui un eretico non può essere un papa valido, un assunto discusso dai teologi per secoli. Non sono scismatico. In realtà sto difendendo la fede e adempiendo al mio dovere di successore degli apostoli.

San Tommaso d’Aquino scrisse: “Si deve osservare, tuttavia, che se la fede fosse in pericolo, un suddito dovrebbe rimproverare il suo prelato anche pubblicamente” (Summa theologica, II-II, q. 33, a. 4, ad 2). Similmente, san Roberto Bellarmino, dottore della Chiesa, insegnò che “un eretico manifesto è automaticamente deposto da tutti gli uffici ecclesiastici, incluso quello del papato”. Queste non sono idee nuove, ma parte della tradizione teologica della Chiesa.

A fronte della grave crisi della Chiesa in cui ci troviamo ora, vorrei chiedere al signor Meenan fino a che punto pensa che i vescovi dovrebbero esprimersi, ora che ci troviamo nella situazione di cui parlava l’arcivescovo Fulton Sheen quando disse che sarebbe stata istituita una contro-chiesa “che sarà la scimmia della Chiesa” con “tutte le note e le caratteristiche della Chiesa, ma contraria e svuotata del suo contenuto divino”.

Il silenzio di fronte a un grave errore è un peccato. Papa San Felice III disse: “Non opporsi all’errore significa approvarlo, e non difendere la verità significa sopprimerla”. Ed è noto che santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa, esortò papa Gregorio XI a essere coraggioso: “Grida con centomila lingue! Vedo che il mondo è marcio a causa del silenzio”.

A causa della natura della crisi odierna, i vescovi hanno il grave dovere di mettere in guardia i fedeli. Molti cattolici sono confusi, scandalizzati e fuorviati. Un vescovo che parla apertamente, anche a rischio personale, non è scismatico, ma sta facendo ciò che innumerevoli santi e padri della Chiesa hanno fatto prima di lui. Il vero pericolo sono i vescovi che rimangono in silenzio mentre le anime vanno perdute.

Per anni, la maggior parte dei vescovi e dei cardinali è rimasta completamente in silenzio mentre il Deposito della Fede veniva attaccato più e più volte e, in molti casi, completamente messo da parte. Questo papato lo ha chiarito: il silenzio è richiesto e non sono ammesse domande. Di fatto, se domande vengono poste, nessuna riceverà risposta, almeno non in modo definitivo.

Per fare un esempio, indico le risposte di papa Francesco alle due serie di dubia ricevute dai cardinali. Il primo dubium, nel 2016, riguardante Amoris laetitia, chiedeva se il documento consentisse di dare la Santa Comunione ai cattolici divorziati e risposati senza annullamento. Papa Francesco non ha dato alcuna risposta diretta a questo dubium, sebbene il suo silenzio sia stato visto da alcuni come una risposta implicita. Il secondo dubium, nel 2023, riguardava la chiarezza dottrinale su diversi argomenti, tra cui la possibilità di benedire le unioni omosessuali, se la rivelazione divina può cambiare nel tempo e se la sinodalità può alterare la dottrina della Chiesa. In questo caso papa Francesco ha risposto, ma non nel tradizionale modo “sì” o “no”, bensì in un modo aperto che ha evitato chiare affermazioni dottrinali. E questa è effettivamente diventata la norma dell’attuale pontificato.

Sembra che il silenzio non sia solo la risposta di questo papato, ma anche la risposta richiesta a ogni sacerdote, vescovo e cardinale desideroso di difendere in modo chiaro e caritatevole il Deposito della Fede quando da Roma vengono prodotte ambiguità. La mia rimozione da vescovo di Tyler è un buon esempio di ciò che accade quando l’ammonimento di stare in silenzio non viene ascoltato. E spesso senza che venga fornita alcuna motivazione. Ma dobbiamo riconoscere che la verità non può cambiare e il Deposito della Fede è Verità. Un attacco al Deposito della Fede è un attacco a Cristo stesso, Colui che è la Verità incarnata. Quindi il Deposito della Fede deve essere difeso a tutti i costi, indipendentemente da dove o da chi provengano gli attacchi. “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; e chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà'” (Matteo 16:24-25).

In quest’epoca in cui ci vogliono far stare in silenzio è il silenzio stesso che minaccia la Chiesa. Nel corso della storia, santi, teologi e persino documenti della Chiesa hanno messo in guardia contro la falsa prudenza, ovvero il rimanere in silenzio quando invece la verità deve essere difesa a gran voce.

L’idea che un papato, o qualsiasi leadership della Chiesa, possa esigere il silenzio da coloro che cercano di difendere le verità perenni della fede è preoccupante, soprattutto quando sono in gioco questioni dottrinali o morali. Quando c’è una crisi, il silenzio non è neutralità: spesso è complicità con gli errori che minacciano la fede. Quando i vescovi hanno paura di difendere la dottrina, come è accaduto in questo papato, la verità non è più salvaguardata. Storicamente, la Chiesa ha sempre dibattuto questioni teologiche, a volte ferocemente, ma questo papato sembra esigere silenzio e sottomissione senza discussione, il che contraddice l’intera tradizione della Chiesa.

San Paolo affrontò san Pietro quando le azioni di Pietro causarono confusione (cfr Galati 2:11-14). E il Diritto canonico afferma che i fedeli, compresi i vescovi, “hanno il diritto e talvolta anche il dovere di manifestare ai sacri pastori il loro parere su questioni che riguardano il bene della Chiesa” (Can. 212.3).

Pertanto, se un vescovo ritiene che la Chiesa stia affrontando una grave crisi, come la possibilità di avere un papa eretico o un conclave manipolato, allora restare in silenzio è negligenza piuttosto che obbedienza. Infatti, direi che il silenzio ha portato a:

  • La diffusione di ambiguità dottrinali su temi come l’Eucaristia, il matrimonio e la sessualità umana.
  • L’aumento del lassismo liturgico tra il clero e i laici.
  • Un indebolimento dell’identità cattolica, poiché alcuni insegnamenti vengono sminuiti in nome dell’ecumenismo o della sinodalità.

Certo, i vescovi normalmente dovrebbero esprimersi all’interno della struttura gerarchica, ma ci sono momenti in cui è necessario un avvertimento pubblico.

La preoccupazione per un’elezione invalida costituisce un tema teologico dibattuto per secoli. La Chiesa riconosce che un papa deve essere cattolico e non eretico, ma il processo per gestire una situazione del genere non può essere lasciato al giudizio privato. Al tempo stesso, ritengo sia importante riconoscere che ora ci troviamo in un momento di pericolo senza precedenti nella Chiesa e, pertanto, è necessario un avvertimento.

Nell’approvare un articolo sul prossimo conclave e nell’esporre l’argomentazione secondo cui se viene eletto un candidato eretico l’elezione potrebbe essere invalida, ho sostenuto che potremmo trovarci di fronte a una situazione di emergenza e ho fatto una dichiarazione pubblica su ciò che a mio giudizio potrebbe accadere in questa situazione. In risposta alle preoccupazioni del signor Meenan, ritengo che le mie dichiarazioni non abbiano una conseguenza canonica diretta, poiché non ho formalmente rifiutato di riconoscere un papa scelto in un futuro conclave. D’altra parte, mettere in discussione la legittimità di un papa è diverso dal rifiutare la sottomissione a un papa eletto validamente. La Chiesa ha sempre riconosciuto che dobbiamo avere la libertà di discutere apertamente su questioni anche difficili, se vogliamo arrivare a una comprensione più profonda dei problemi teologici e dottrinali quali, ad esempio, i concili ecumenici e gli scritti dei santi.

Ho ritenuto importante fare questi commenti perché sento l’obbligo morale di sollevare preoccupazioni prima del prossimo conclave, in modo che i cardinali possano considerare queste questioni e affrontarle con la serietà e la gravità dovute ad aspetti così importanti. La mia intenzione non era e non è quella di dichiararmi giudice finale della legittimità di un futuro papa. Ecco i miei obiettivi:

  • Ai cardinali viene ricordata la loro grave responsabilità: un conclave non è solo un processo politico, ma un sacro dovere. Si tratta di eleggere un papa che custodisca e trasmetta fedelmente la fede cattolica. Parlando, speravo di stimolare la riflessione tra i cardinali sul loro dovere di eleggere qualcuno che sia veramente cattolico nella fede e nella pratica.
  • Un avvertimento contro possibili problemi nelle elezioni. Poiché ci sono valide preoccupazioni circa candidati eretici e/o pressioni da influenze esterne, ho ritenuto necessario richiamare l’attenzione su questo problema prima che si svolgano elezioni. Alcuni esempi storici mostrano che si sono verificate elezioni papali contestate e la Chiesa ha dovuto affrontare sfide alla legittimità (ad esempio lo Scisma d’Occidente).
  • Per affrontare quello che temo sarà motivo di confusione tra i fedeli: se un papa venisse eletto in circostanze discutibili, potrebbe causare grande divisione e scandalo all’interno della Chiesa. Sollevando preoccupazioni ora, spero che se dovesse accadere qualcosa di discutibile la Chiesa sarà meglio preparata ad affrontarlo, piuttosto che reagire in uno stato di crisi.
  • Non un atto di scisma, ma un invito al discernimento: non sto agendo in sfida al papa né rifiuto l’autorità papale; sto semplicemente lanciando un avvertimento. Non sto rivendicando l’autorità personale per dichiarare invalido un papa e, pertanto, non sto uscendo dall’insegnamento della Chiesa. Sto esprimendo una preoccupazione teologica. Affermando che se il prossimo conclave dovesse eleggere un papa eretico o non veramente cattolico non sarebbe un papa valido, ho avanzato un argomento che affonda le sue radici in un insegnamento cattolico di lunga data: un eretico manifesto non può ricoprire cariche ecclesiastiche, incluso il papato, una posizione affermata da teologi e santi come san Roberto Bellarmino. Ho sentito, e continuo a sentire, di dover parlare apertamente poiché molti dei miei colleghi vescovi oggi rimangono in silenzio di fronte alla confusione dottrinale e alla corruzione morale all’interno della Chiesa. Il silenzio consente all’errore di diffondersi senza controllo, danneggiando i fedeli. Santi come san Tommaso d’Aquino, santa Caterina da Siena e papa san Felice III hanno avvertito che non opporsi all’errore equivale ad approvarlo. Parlando, sto adempiendo al mio dovere di pastore per difendere la verità, proteggere le anime e chiamare la Chiesa a una fedeltà più profonda in Cristo, qualcosa di cui c’è disperatamente bisogno nel nostro tempo.

Speravo, con le mie dichiarazioni, di fare appello al dovere di tutti i vescovi e cardinali, come successori degli Apostoli, e di ricordare loro che il silenzio di fronte a un grave errore è un tradimento del loro ufficio e un pericolo per le anime. Pertanto, vorrei ancora una volta rivolgere loro un appello.

Eccellenze, dove sono le vostre voci? La Chiesa è in crisi! Le anime sono fuorviate dalla confusione dottrinale, dalla corruzione morale e dall’aperta mancanza di riguardo per la Sacra Tradizione. Come successori degli apostoli, vi è stato dato il sacro dovere di custodire il Deposito della Fede e di pascere i fedeli. Ma troppi di voi rimangono in silenzio mentre i lupi devastano il gregge.

Vorrei ricordarvi le parole di papa san Felice III: “Non opporsi all’errore significa approvarlo. Non difendere la verità significa sopprimerla”. I fedeli si aspettano da voi chiarezza, coraggio e la voce del Buon Pastore. Parlerete o rimarrete in silenzio mentre la Chiesa soffre?

Il tuo silenzio non sarà dimenticato, e neanche il tuo coraggio, se sceglierai di stare dalla parte di Cristo e della sua verità. Non temete la perdita dell’approvazione umana, perché un giorno saremo di fronte al tribunale di Dio. Scegliete ora chi volete servire.

bishopjosephstrickland

 

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