Pastori, vi prego, tornate alla Verità
Cari amici, ho ricevuto una lettera molto appassionata. L’ha scritta una laica, indirizzandola a cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi. Come una novella santa Caterina da Siena, richiama i pastori alle loro responsabilità e li ammonisce: parlate di “rivoluzione culturale” e “cambio di paradigma”, ma non annunciate Gesù e non proponete la dottrina nella sua integrità. “Tornate, vi prego, alla Verità”.
A.M.V.
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Reverendi padri, cardinali, vescovi, sacerdoti, pastori consacrati a Dio!
Consapevole che “i fedeli hanno il diritto di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali […] e anzi talvolta anche il dovere di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori” (cfr. Codice di diritto canonico, can. 212, § 2 e 3), umilmente manifesto il mio pensiero con un interrogativo che pongo come premessa necessaria: credete che Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, abbia sofferto una passione cruenta e dolorosa, per amore delle nostre anime nonché per riparare agli eretici e agli infedeli?
La dottrina cristiana è la dottrina che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato per mostrarci la strada della nostra salvezza. E il vero cristiano è colui che, battezzato, crede e professa la dottrina cristiana. Per aprirci la via della salvezza Gesù ha accettato di essere tradito, arrestato, incatenato, deriso. Gesù ha ricevuto percosse, schiaffi, sputi, è stato oltraggiato. Ha sofferto l’oscurità della prigione, in uno stato pietoso e umiliante.
Provate ora a immaginare Gesù, il nostro Dio, col volto santissimo contuso, gonfio, sanguinante. Le orecchie stanche per gli insulti. Il collo oppresso da pesanti funi. Le sue mani sante annerite dalla strettezza delle legature. È stato coronato di spine e caricato della Croce; nella salita al Calvario è caduto diverse volte e ha incontrato la Sua Santissima Madre impietrita dal dolore (e molti di Voi mettono persino in dubbio l’Immacolata Concezione di Maria, la sua perpetua verginità). I carnefici infine hanno inchiodato le mani e i piedi di Gesù. Ed ecco che lui, straziato da ogni pena, infine emette le ultime parole: “Nelle tue mani, o padre, raccomando lo spirito mio!”
Padri di Santa Romana Chiesa, tutto questo può bastarvi per provare vergogna di ogni vostra condotta deplorevole? Ogni colpo che Gesù ha ricevuto possa oggi ferire il vostro cuore per esortarvi a tornare alla santità, anime a lui consacrate che, per mancanza di coraggio e di fede, lo bestemmiate con la vostra eresia, ostinandovi a non credere alle verità rivelate da Dio! Lo lasciate solo, lo abbandonate, rinnegate la fede cattolica!
Ma la Provvidenza sin dai primi secoli ha suscitato quei “grandi uomini, gloria immortale del cristianesimo, che, ripieni di sapienza e di virtù sovrumana, combatterono vittoriosamente le eresie e gli errori a misura che insorsero: Santi Padri e Dottori che brilleranno come stelle […] per riconoscere la Tradizione e il senso delle Sante Scritture”.
Mi rivolgo dunque a voi con profonda sofferenza nel cuore, con l’animo afflitto di una figlia che, in un naufragio, ha smarrito i genitori e avverte il pericolo di restare orfana. Soffro nel parlarvi così duramente, perché non sono esente dal peccato né dalla debolezza, ma voglio amare Gesù Cristo, senza compromessi col mondo e chiedervi per me e i miei fratelli cibo che salva, non veleno che uccide!
Desideravo da tempo rivolgervi un filiale appello ma non mi decidevo sulle parole da indirizzarvi.
Parlate di “rivoluzione culturale” e di “cambiamento di paradigma”, dite che la linea pastorale va cambiata per affermare una “nuova Chiesa” in nome del “progresso dei tempi”. Ma voi non siete stati chiamati alla “rivoluzione” bensì alla Verità senza eccezione!
Nell’epilogo dell’Apocalisse, il Libro della Rivelazione, al capitolo 22, versetti 18 e 19, è scritto: “Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro”.
Queste parole ci riportano a quanto ha detto Gesù Cristo stabilendo per gli uomini di tutti i tempi che il compimento della sua legge non prevede l’abolizione dei suoi precetti, anche minimi, in nome delle mutevoli istanze del mondo. Nessuno, nemmeno un pontefice, può cambiare la legge di Dio! Qui habet aures audiendi, audiat: chi ha orecchi per intendere, intenda!
Perciò, come dice l’apostolo Paolo, “se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!” (Gal 1, 8).
Che fare dunque? Ce lo spiega Sua Santità Leone XIII con l’enciclica Sapientiae christianae: “In tanta pazza confusione di ideologie così vastamente diffuse, è certamente compito della Chiesa assumersi la difesa delle Verità e sradicare dagli animi gli errori […] Cedere all’avversario o tacere, mentre dovunque si alza tanto clamore per opprimere la Verità, è proprio dell’inetto oppure di chi dubita che sia vero quello che professa. L’uno e l’altro atteggiamento sono ignobili e ingiuriosi a Dio […] Gl’impegni più importanti di questo dovere sono di professare la Dottrina cattolica a viso aperto e con costanza, e di propagarla come ciascuno può […].”
E ancora Gesù disse: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli” (Mt 5,17-19).
E voi osservate la legge di Dio? O piuttosto avete deciso di trasgredire i precetti e insegnare vostre dottrine? Nel Vangelo di Luca 16,13 leggiamo: “Nessun servitore può servire a due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona”. Malgrado ciò, molti ministri di Dio offendono Gesù Cristo ogni giorno! Come? Vi mostro alcuni esempi. Quando vestite come ordinari laici, senza alcun segno del vostro sacerdozio; quando parlate come leader politici amici di abortisti; quando lasciate intendere che il diavolo non esiste o che i miracoli sono favole; quando ignorate che il sesto comandamento è un precetto sacro e non una formalità bigotta da superare. “Veritas numquam dimittenda est propter timorem scandali”, la Verità non va mai taciuta, nemmeno per la paura che crei scandalo. Perciò tornate a proclamare in mezzo alle genti il santo Vangelo, altrimenti, come ci ricorda Luca 21,6, “verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”.
Negli ultimi decenni molti di voi, trascurando in modo evidente la vostra missione primaria di salvare anime, hanno sbagliato gravemente. Comportandovi come qualsiasi operatore sociale incredulo, avete svuotato le vostre azioni del sacro mandato conferitovi da Cristo, riassunto nel Vangelo di Matteo 28, 19-20, quando ha inviato i suoi apostoli dicendo loro: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Dunque, reverendi padri, dovete decidervi per l’osservanza di tutto ciò che ha comandato Gesù, e non solo per alcune parti del suo Santo Vangelo.
Che sofferenza nel vedere che molti di voi hanno persino smesso di credere all’esistenza del demonio, o forse non ci avete mai creduto e così, colpevolmente, abbandonate la moltitudine di anime che soffrono per la sua azione diabolica feroce e vi ostinate a non nominare esorcisti nelle diocesi, perché non volete “turbare” le comunità parrocchiali, perché ritenete che credere nell’opera del diavolo sia qualcosa di retrogrado. Basterebbe questo per vedervi tutti scomunicati latae sententiae!
Se le mie parole vi sembrano irriguardose vi chiedo perdono, ma è soltanto zelo per il Vangelo.
Chi permette la confusione spirituale? Chi permette l’ambiguità pastorale per la diffusione di dottrine ingannevoli? È il diavolo! Ma oggi chi favorisce la sua opera di confusione, per mandare all’inferno le anime? Siete voi, voi che avete abbracciato il mondo facendone il trono delle vostre comodità, il modello delle vostre scelte che promuovono il vizio, il peccato, la modernità. Voi in tal modo vi rendete strumento di satana perchè acconsentite al peccato, disprezzate i dogmi e avete tramutato il sacro altare dell’ubbidiente all’Agnello in una soppalco per le vostre stravaganze! Come disse santa Caterina da Siena ai cardinali: “Sarete miei veri Padri quando vi allontanerete dalla morte e ritornerete alla vita”.
Amatissimi pastori consacrati al sommo Dio, quando ritornerete alla vita che solo nella perfetta ubbidienza al Signore potete ritrovare? Dov’è, padri, la gratitudine che dovreste mostrare nei confronti della Chiesa che vi ha nutriti? Scrive ancora santa Caterina: “Non vedo altro che ingratitudine…[…] chi mi mostra che voi siete ingrati, rozzi e mercenari? La persecuzione che voi, assieme agli altri, avete fatto e fate a questa Sposa nel tempo in cui dovreste essere degli scudi che proteggono dai colpi dell’eresia”. Ma non temete il giudizio di Dio?
Nel libro Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi, quando l’intervistatore chiede a Benedetto XVI se il potere del Papa sia nei numeri, egli risponde: “La comunione con il Papa è di tipo diverso, e naturalmente anche l’appartenenza alla Chiesa […] Già ai suoi tempi sant’Agostino diceva: molti che sembrano stare dentro, sono fuori; e molti che sembrano stare fuori, sono dentro”.
Oggi, vi chiedo, chi è dentro e chi è fuori?
Benedetto XVI ha anche affermato che nel suo “sì” fondamentale era compreso questo: “Sono a disposizione del Signore e forse un giorno dovrò fare anche cose che non vorrei fare”.
Quelle sue dimissioni, il segreto di Fatima, l’apostasia nella Chiesa, l’impostura religiosa, due troni… La Verità è una ma si può testimoniare “in Dio” o tradire “contro Dio”! L’una sarà testimonianza evangelica, l’altra una testimonianza diabolica!
Una è la Via di Verità, ma due le strade che oggi abbiamo innanzi, una è falsa e sarà scelta dagli apostati della fede, dai novelli Giuda, da ciò che il venerabile monsignor Fulton Sheen ebbe a definire “il falso corpo mistico dell’anticristo svuotato del suo contenuto divino”. L’altra via è stretta, ma santa, e sarà accolta dal piccolo resto cattolico. E sono proprio le Sacre Scritture ad insegnarci che per ogni cosa c’è un tempo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante, un tempo per demolire e un tempo per costruire, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Io, misero nulla, mi limito a pensare che taluni eventi, i quali sembrano contraddittori, o addirittura fallimentari agli occhi del mondo, potrebbero essere proprio quella pietra di inciampo che fa lo “sgambetto” agli uomini di questo secolo per compiere i disegni del Signore.
Tornate, vi prego, alla Verità, tornate a colui che, in silenzio, soffre o offre per confermare i fratelli nella Fede.
Simona Marino