Notizie sul morire
Prima notizia
Si chiama Sarco (da sarcofago) ed è la macchina per suicidarsi. Costa mille euro e può essere realizzata in casa con una stampante 3 D.
A forma di baccello, assomiglia a una bara avveniristica. Vuoi farla finita? Bene. Entri nel baccello, azioni il meccanismo e nel giro di un minuto l’azoto liquido, prendendo il posto dell’ossigeno, farà il suo dovere. Tutto molto rapido e indolore, a quanto pare. Anzi, l’azoto liquido, assicurano i progettisti, mette anche un po’ di buonumore, procurando una specie di ubriachezza.
Inventato dal medico (?) australiano, nonché attivista pro-eutanasia, Philip Nitschke, meglio noto come Dottor Morte, e dall’ingegnere olandese Alexander Bannink, Sarco, presentata per la prima volta a una fiera funeraria ad Amsterdam e ora esposta a Venezia, è portatile, e così può essere sempre a disposizione.
Nitschke, che ha anche fondato l’organizzazione no-profit Exit-end-life, da più di vent’anni è un sostenitore del “diritto” all’eutanasia. In Olanda il “suicidio assistito” è legale nel 2001, ma già alcuni anni prima il Dottor Morte aveva ucciso uno dei suoi pazienti con un’iniezione letale.
Autore del libro The Peaceful Pill Handbook, con istruzioni sull’uso di droghe e veleno per suicidarsi, Nitschke precisa che prima di utilizzare Sarco l’utente deve compilare un test online per valutare la sua idoneità mentale. Solo se ritenuto sano di mente, infatti, colui che vuole suicidarsi riceve un codice di accesso, dopo di che può infilarsi nel baccello e azionare il meccanismo. In seguito all’immissione del codice, all’utente viene chiesta un’ulteriore conferma. Se viene data, l’azoto liquido incomincia a essere immesso nella capsula riducendo il livello dell’ossigeno. Nel caso l’utente cambiasse idea in corso d’opera, può premere il pulsante “stop” (sempre che nel frattempo non sia già più morto che vivo, ovviamente).
I progettisti assicurano che all’interno di Sarco la morte è indolore, senza alcuna sensazione di soffocamento.
Il fatto che Sarco sia portatile consente di mettere in atto il suicidio negli scenari preferiti: in montagna, in riva al mare, in un luogo particolarmente significativo. D’altra parte, “dove si muore è certamente un fattore importante” spiega il Dottor Morte.
Seconda notizia
La notizia della macchina per l’eutanasia (ma forse sarebbe meglio chiamarla macchina per il suicidio) arriva dopo che negli Usa lo Stato di Washington ha ufficialmente reso legale la trasformazione dei resti umani in concime per il terreno. Il provvedimento, firmato dal governatore Jay Inslee, permette dunque alle imprese funebri di proporre ai clienti, oltre alla cremazione e alla sepoltura, anche questo nuovo servizio: la trasformazione del cadavere in un prodotto utile per l’ambiente.
La tecnica prevede di inserire il corpo in una capsula insieme ad alcune sostanze organiche (come erba medica, segatura e paglia), poi bisogna solo aspettare. In seguito al processo di riduzione organica naturale, che dura una trentina di giorni, si possono ottenere, assicurano gli esperti, fino a due carriole di terriccio di qualità, il quale potrà poi essere disperso come avviene per le ceneri oppure, molto meglio, utilizzato come concime.
Presentata come l’alternativa più ecologica alla sepoltura e all’incenerimento, la possibilità di ridurre il caro estinto in concime ha immediatamente riscosso interesse. Mettere le bare nel terreno è considerato poco ecologico, sia per lo spazio che occupano sia per il potenziale inquinamento, anche delle falde acquifere. E la cremazione è a sua volta dannosa perché provoca l’emissione di anidride carbonica e particelle solide nell’atmosfera. Diciannove Stati americani consentono di eliminare il cadavere anche sciogliendolo, ma in questo caso si tratta di usare sostanze chimiche a loro volta inquinanti. La trasformazione del defunto in concime si presenta dunque come la più ecologica e pulita, senza contare che è meno costosa degli altri procedimenti. Mentre infatti negli Usa una sepoltura costa in media 7 mila dollari, qui parliamo di 5 mila dollari.
La legge entrerà in vigore a maggio 2020 e per allora, spiegano nello Stato di Washington, sarà in funzione il primo centro che assicurerà il nuovo servizio.
Terza notizia
La governatrice democratica del Maine, Janet Mills, ha firmato mercoledì il Dignity Act, facendo così dello Stato la decima giurisdizione che ha legalizzato il suicidio assistito.
Il primo Stato a legalizzare la pratica di prescrivere farmaci letali a scopo di suicidio fu l’Oregon, seguito da California, Colorado, Hawaii, Vermont, Washington, New Jersey e il distretto di Columbia. La Corte Suprema del Montana si è pronunciata a favore della pratica, ma non c’è alcuna legge statale che la autorizzi esplicitamente.
Il vescovo di Portland, Robert Deeley, ha dichiarato in una nota che la normativa “legalizza una pratica che ha effetti devastanti sul bene comune. Il suicidio è sempre una tragedia. Questo è un giorno triste per il Maine. Ora i giovani penseranno che le persone possono essere usa e getta”.
“Il suicidio assistito è una pratica pericolosa, che mette a rischio le persone più vulnerabili, che possono essere vittime di abusi, coercizioni ed errori”, ha detto Matt Valliere, direttore esecutivo di Patients Rights Action Fund.
“La legge fornisce inoltre incentivi perversi alle compagnie di assicurazione orientate al profitto nell’offrire una morte rapida piuttosto che costose cure. I malati terminali, le persone con disabilità e i poveri meritano di meglio”.
Una volta che il disegno di legge avrà effetto, i pazienti di età pari o superiore ai diciotto anni ai quali sarà diagnosticata una malattia terminale che presumibilmente causerà la morte entro sei mesi potranno richiedere il cocktail di sostanze letali, simile a quello usato per le esecuzioni .
Per ottenere il via libera al suicidio ci vorranno due richieste verbali e una richiesta scritta. I singoli operatori sanitari potranno scegliere se prestarsi a questa pratica oppure rifiutare. In caso di rifiuto, su richiesta del paziente la cartella clinica potrà essere trasmessa a un altro operatore sanitario.
“Alcuni sostengono – ha dichiarato la governatrice – che con questo disegno di legge il governo gioca a diventare Dio. In realtà non è il governo a decidere chi può morire e chi può vivere, quando le persone dovranno morire e quanto dovranno vivere. È nostro dovere fornire la più completa assistenza per la fine della vita, un compito che solo recentemente abbiamo iniziato a riconoscere”.
Oltre che del suicidio assistito, la governatrice Mills è una forte sostenitrice dell’aborto ed ha firmato una legge che consente anche ai non medici di praticare aborti e un’altra che obbliga gli assicuratori pubblici e privati a coprire le spese per gli aborti.
Secondo gli oppositori del disegno di legge il provvedimento ha unicamente motivi economici. Disfarsi di malati gravi e disabili costa meno che occuparsi di loro. Un ruolo importante sarà giocato dalle assicurazioni. Se negheranno o ritarderanno i rimborsi per le spese salvavita, la pratica del suicidio assistito si diffonderà.
Pochi giorni fa l’American Medical Association (AMA) ha adottato a maggioranza una risoluzione del suo Consiglio per gli affari etici e giudiziari nella quale si afferma che il comportamento dei medici che aiutano i loro pazienti a morire “è fondamentalmente incompatibile con il ruolo del medico come guaritore”.
Aldo Maria Valli