Monsignor Viganò: “Di fronte a questa Chiesa devastata non possiamo dormire!”

Cari amici di Duc in altum,  monsignor Carlo Maria Viganò mi ha fatto pervenire un testo forte, nel quale esprime senza mezzi termini il suo giudizio sull’attuale pontificato. Stiamo andando a tutta velocità, denuncia, verso un Novissimus Ordo panteistico e idolatra, all’insegna della tipica ambiguità del modernismo e con un sintomatico declassamento di Maria. Un quadro davvero devastante, nel silenzio quasi totale da parte di cardinali e vescovi.

A.M.V.

***

Così dice il Signore Dio che crea i cieli e li dispiega,

distende la terra con ciò che vi nasce,

dà il respiro alla gente che la abita

e l’alito a quanti camminano su di essa:…

«Io sono il Signore: questo è il mio Nome;

non cederò la mia gloria ad altri,

né il mio onore agli idoli…»

Il Signore avanza come un prode,

come un guerriero eccita il suo ardore;

urla e lancia il grido di guerra,

si mostra valoroso contro i suoi nemici.

Per molto tempo ho taciuto,

ho fatto silenzio, mi sono contenuto;

ora griderò come una partoriente,

gemerò e mi affannerò insieme.

Renderò aridi monti e colli,

farò seccare tutta la loro erba;

trasformerò i fiumi in terraferma e prosciugherò le paludi….

Retrocedono pieni di vergogna

quanti sperano in un idolo, quanti dicono alle statue:

“Voi siete i nostri dèi.” …

Chi abbandonò Giacobbe al saccheggio,

Israele ai predoni?

Non è stato forse il Signore contro cui peccarono,

non avendo voluto camminare per le sue vie

e non avendo osservato la sua legge?

Egli, perciò, ha riversato su di lui

la sua ira ardente e la violenza della guerra.

L’ira divina lo ha avvolto nelle sue fiamme

senza che egli se ne accorgesse,

lo ha bruciato, senza che vi facesse attenzione.

(Isaia 42, 5-17)

***

Maria Immacolata Vergine Madre – Acies ordinata, ora pro nobis

“Vi è forse nel cuore della Vergine Maria altra cosa oltre il Nome di Nostro Signore Gesù Cristo? Anche noi vogliamo avere nei nostri cuori un solo nome: quello di Gesù, come la Santissima Vergine.”

La tragica parabola di questo Pontificato avanza con un susseguirsi incalzante di colpi di scena. Non c’è giorno che passi: dal trono più elevato il Sommo Pontefice procede allo smantellamento della Sede di Pietro, usando ed abusando della suprema autorità, non per confessare ma per negare; non per confermare ma per fuorviare; non per unire ma per dividere; non per edificare ma per demolire.

Eresie materiali, eresie formali, idolatria, superficialità di ogni sorta: il Sommo Pontefice Bergoglio non cessa di umiliare pervicacemente la più alta autorità della Chiesa, “demitizzando” il Papato, come magari direbbe l’illustre compagno Karl Rahner. La sua azione mira a violare il Sacro Deposito e a sfregiare il Volto Cattolico della Sposa di Cristo, con il dire e con il fare, con le dissimulazioni e con le bugie, con quei suoi gesti plateali, di ostentata spontaneità, ma meticolosamente ideati e pianificati, attraverso i quali esalta se stesso, in una continua autocelebrazione narcisistica, mentre viene umiliata la figura del Romano Pontefice, oscurata quella del Dolce Cristo in terra.

La sua azione si serve dell’improvvisazione magisteriale, di quel magistero a braccio, liquido, insidioso come le sabbie mobili, non solo ad alta quota, in balía dei giornalisti di tutto il mondo, in quegli spazi eterei che possono evidenziare un patologico delirio di illusoria onnipotenza, ma anche nell’ambito delle più solenni funzioni che dovrebbero incutere sacro tremore e riverente rispetto.

In occasione della Memoria della Vergine di Guadalupe, papa Bergoglio ha dato sfogo ancora una volta alla sua evidente insofferenza mariana, che evoca quella del Serpente nel racconto della Caduta, in quel Proto-evangelo che profetizza la radicale inimicizia posta da Dio tra la Donna e il Serpente, e l’ostilità dichiarata di quest’ultimo che, fino alla consumazione dei tempi, cercherà di insidiare il Calcagno della Donna e di trionfare su di lei e sulla sua posterità. Quella del Pontefice è un’aggressione manifesta nei confronti delle prerogative e degli attributi sublimi che fanno dell’Immacolata Semprevergine Madre di Dio il complemento femminile al mistero del Verbo incarnato, intimamente associata a Lui nell’Economia della Redenzione.

Dopo averla declassata a “vicina della porta accanto”, o alla migrante in fuga, o alla semplice laica con i difetti e le crisi di una donna qualsiasi segnata dal peccato, o ancora alla discepola, che ovviamente non ha nulla da insegnarci; dopo averla banalizzata e desacralizzata, alla stregua di quelle femministe che stanno guadagnando terreno in Germania con il loro movimento “Maria 2.0”, volto ad ammodernare la Madonna per farne un simulacro, a loro immagine e somiglianza, papa Bergoglio ha ulteriormente infierito sull’Augusta Regina e Madre Immacolata di Dio, che “si meticciò con l’umanità… e meticciò Dio stesso”. Con un paio di battute, egli ha colpito al cuore il dogma mariano e quello cristologico ad esso collegato.

I dogmi mariani sono il sigillo apposto sulle verità cattoliche della nostra fede, definite nei concili di Nicea, Efeso e Calcedonia; sono l’infrangibile baluardo contro le eresie cristologiche e contro lo scatenamento furibondo delle Porte degli inferi. Chi li “meticcia” e li profana mostra di essere dalla parte del Nemico. Attaccare Maria è avventarsi contro Cristo stesso; attaccare la Madre è insorgere contro il Figlio e ribellarsi contro il mistero stesso della Santissima Trinità. L’Immacolata Theotokos, “terribile come schiere e vessilli spiegati” – acies ordinata – darà battaglia per salvare la Chiesa e distruggerà l’esercito del Nemico sciolto dalle catene che Le ha dichiarato guerra, e con lui tutte le pachamama demoniache ritorneranno definitivamente nell’inferno.

Papa Bergoglio sembra non più contenere la sua insofferenza verso l’Immacolata, e neppure riesce a nasconderla sotto quell’apparente quanto ostentata devozione, sempre sotto i riflettori delle telecamere, mentre va disertando la celebrazione solenne dell’Assunta e la recita del Rosario con i fedeli, che riempivano il cortile di San Damaso e la loggia superiore della Basilica di San Pietro con san Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI.

Papa Bergoglio si avvale della pachamama per sgominare la Guadalupana. L’intronizzazione di quell’idolo amazzonico fin sull’Altare della Confessione in San Pietro è stata niente meno che una dichiarazione di guerra alla Signora e Patrona di tutte le Americhe, che con la sua apparizione a Juan Diego ha distrutto gli idoli demoniaci ed ha conquistato a Cristo e all’adorazione del “Verissimo ed Unico Dio” gli indios, grazie alla sua Mediazione materna. E questa non è una leggenda!

A poche settimane dall’epilogo dell’evento sinodale che ha segnato l’investitura di pachamama nel cuore della Cattolicità, abbiamo appreso che il disastro conciliare del Novus Ordo Missae subisce ulteriori ammodernamenti, tra i quali l’introduzione della “Rugiada” nel Canone eucaristico al posto della menzione dello Spirito Santo, terza Persona della Santissima Trinità.

Si tratta di un ulteriore passo nel senso della regressione verso la naturalizzazione e l’immanentizzazione del culto cattolico, verso un Novissimus Ordo panteistico e idolatra. La “rugiada”, entità presente nel “luogo teologico” dei tropici amazzonici, – come abbiamo appreso dai padri sinodali – figura come il nuovo principio immanente di fecondazione della Terra, che la “transustanzia” in un Tutto panteisticamente connesso, a cui gli uomini sono assimilati e sottomessi, a gloria di pachamama. Ed eccoci ripiombati nelle tenebre di un nuovo paganesimo, mondialista ed eco-tribale, con i suoi demoni e le sue perversioni. Da quest’ennesimo stravolgimento liturgico, la divina Rivelazione decade dalla pienezza all’arcaismo; dall’identità ipostatica dello Spirito Santo si scivola giù verso l’evanescenza simbolica e metaforica propria alla rugiada, che la gnosi massonica ha fatto sua già da tempo.

Ma ritorniamo un istante alle statuine idolatriche, di rara bruttezza, e alla dichiarazione di papa Bergoglio all’indomani della loro rimozione dalla chiesa in Transpontina e dal loro annegamento nel Tevere. Anche questa volta, le parole del Pontefice hanno il sentore di una colossale bugia: ci ha fatto credere che le statuine furono prontamente esumate dalle luride acque grazie all’intervento dei carabinieri. Ci si chiede attoniti come mai una troupe di VaticanNews, coordinata da Tornielli e Spadaro di Civiltà cattolica, con reporters e cameramen della stampa di corte, non siano accorsi per filmare le prodezze dei sommozzatori ed immortalare il salvataggio delle pachamama. Ha pure dell’inverosimile il fatto che una simile spettacolare operazione non abbia catturato l’attenzione di qualche passante, munito di un telefonino per filmare e rilanciare poi lo scoop sui social. Siamo tentati di girare la domanda a colui che tale dichiarazione ha proferito. Certamente, anche questa volta, ci risponderebbe con il suo eloquente silenzio.

È da ormai più di sei anni che siamo avvelenati da un falso magistero, sorta di sintesi estrema di tutti le equivoche formulazioni conciliari e degli errori post-conciliari che si sono inarrestabilmente propagati, senza che la maggior parte di noi se ne accorgesse. Sì, perché il Vaticano Secondo ha aperto, oltre che il Vaso di Pandora, anche la Finestra di Overton, e in maniera così graduale che non ci si è resi conto degli stravolgimenti messi in atto, dell’autentica natura delle riforme, delle loro drammatiche conseguenze, e neppure ci è venuto il sospetto di chi realmente si trovasse alla regia di quella gigantesca operazione sovversiva, che il modernista cardinale Suenens definì “il 1789 della Chiesa cattolica”.

Così, nel corso di questi ultimi decenni, il Corpo Mistico è stato lentamente prosciugato della sua linfa vitale attraverso un’inarrestabile emorragia: il sacro Deposito della Fede è stato gradualmente dilapidato, i dogmi denaturati, il culto secolarizzato e via via profanato, la morale sabotata, il sacerdozio vilipeso, il Sacrificio eucaristico protestantizzato e trasformato in Banchetto conviviale…

Ora la Chiesa è esanime, coperta da metastasi, devastata. Il popolo di Dio brancola, analfabeta e derubato della sua Fede, nelle tenebre del caos e della divisione. In questi ultimi decenni, i nemici di Dio hanno fatto progressivamente terra bruciata di duemila anni di Tradizione. Con inaudita accelerazione, grazie alla carica eversiva di questo pontificato supportato dal potentissimo apparato gesuitico, si sta sferrando alla Chiesa un micidiale colpo di grazia.

Con papa Bergoglio – come con tutti i modernisti – è impossibile cercare chiarezza, dal momento che il marchio distintivo dell’eresia modernista è proprio la dissimulazione. Maestri dell’errore ed esperti nell’arte dell’inganno, “si adoperano per fare universalmente accettare ciò che è ambiguo, presentandolo dal suo lato innocuo, il quale servirà come passaporto per introdurre il lato tossico, che all’inizio si teneva nascosto”. (P.  Matteo Liberatore S.I.) Così la menzogna, ostinatamente ed ossessivamente ripetuta finisce col diventare “vera” ed accettata dalla maggioranza.

Tipicamente modernista è anche la tattica di affermare quanto si vuole distruggere, usando termini vaghi ed imprecisi, promuovendo l’errore senza mai formularlo chiaramente. È esattamente ciò che fa papa Bergoglio, con il suo amorfismo dissolutore dei Misteri della Fede, con l’approssimazione dottrinale che gli è propria, mediante la quale “meticcia” e demolisce i dogmi più santi, come ha fatto con quelli mariani della Semprevergine Madre di Dio.

Il risultato di questo sopruso è quello che ora abbiamo sotto gli occhi: una Chiesa cattolica che non è più cattolica; un contenitore svuotato del suo autentico contenuto e riempito con merci d’accatto.

L’avvento dell’Anticristo è inevitabile, esso fa parte dell’epilogo della Storia della Salvezza. Ma sappiamo che è la premessa per il trionfo universale di Cristo e della sua gloriosa Sposa. Quanti fra noi non si sono lasciati ingannare da questi nemici della Chiesa, infeudati nel Corpo ecclesiale, devono unirsi e far fronte comune contro il Maligno, da lungo tempo sconfitto, tuttavia ancora in grado di nuocere e di provocare la perdizione eterna di moltitudini, ma a cui la Vergine Santissima, nostra Condottiera, schiaccerà definitivamente la testa.

Ora tocca a noi. Senza equivoci, senza lasciarci scacciare da questa Chiesa di cui siamo figli legittimi e nella quale abbiamo il sacrosanto diritto di sentirci a casa, senza che l’odiosa orda dei nemici di Cristo ci faccia sentire emarginati, scismatici e scomunicati.

Ora tocca a noi! Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria – Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie – passa attraverso i suoi “piccoli”, fragili certamente, e peccatori, ma di segno assolutamente contrario ai membri arruolati nell’esercito del Nemico. “Piccoli” consacrati, senza limite alcuno, all’Immacolata, per essere il suo calcagno, la parte più umiliata e più disprezzata, più odiata dall’inferno, ma che insieme a Lei schiaccerà la testa del Mostro infernale.

San Luigi Maria Grignion de Montfort si domandava: “Ma quando avverrà questo trionfo? Dio solo lo sa”. Compito nostro è vigilare e pregare come raccomandato ardentemente da Santa Caterina da Siena: “Oimè! Ch’io muoio e non posso morire. Non dormite più in negligenzia; adoperate nel tempo presente ciò che si può. Confortatevi in Cristo Gesù dolce amore. Annegatevi nel Sangue di Cristo crocifisso, ponetevi in croce con Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, fatevi bagno nel sangue di Cristo crocifisso” (Lettera 16)

La Chiesa è avvolta dalle tenebre del modernismo, ma la vittoria appartiene a Nostro Signore e alla sua Sposa. Noi vogliamo continuare a professare la fede perenne della Chiesa di fronte al fragore del Male che l’assedia. Vogliamo vegliare con Lei e con Gesù, in questo nuovo Getsemani della fine dei tempi; pregare e fare penitenza in riparazione delle tante offese loro arrecate.

+ Carlo Maria Viganò

Arciv. tit. di Ulpiana

Nunzio Apostolico

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