Monsignor Viganò: “I fedeli hanno il diritto di sapere”
Cari amici di Duc in altum, ho ricevuto da monsignor Carlo Maria Viganò una testimonianza, che qui vi propongo, sulle manovre curiali che stanno dietro la nomina del cardinale Re a decano del collegio cardinalizio e del cardinale Sandri a vice-decano. Come vedrete, la questione si ricollega alle protezioni vaticane su cui poté contare il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, e ha ripercussioni sul prossimo conclave.
A.M.V
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Siamo appena reduci da uno dei più indecenti episodi in cui abbiamo visto all’opera il principe della menzogna con l’intento di contraffare il libro di papa Benedetto XVI e del cardinale Robert Sarah, coprendoli di ignobili insulti e volgari insinuazioni, che hanno visto all’azione in veste di giuda il carceriere del papa, ora anche in funzione di sicario. E nuovamente ci troviamo ad avere a che fare con un altro capolavoro di inganno: le conferme da parte del pontefice dell’elezione effettuata dai cardinali-vescovi del nuovo decano e del nuovo vice-decano del collegio cardinalizio. Esse sono passate quasi inosservate, mentre celano una subdola strategia. Occorre aver presente infatti che nel giugno 2018 papa Francesco ha accresciuto il numero dei cardinali-vescovi, da secoli rimasto immutato, promuovendone quattro nuovi in un sol colpo. In questo modo si è assicurato una maggioranza a lui favorevole, come ha sempre fatto con la creazione dei nuovi membri del collegio cardinalizio.
Al cardinale Giovanni Battista Re, nominato decano all’età di 86 anni, perciò escluso dal prossimo conclave, auguro una vita ancor più longeva di quella di suo padre. Ma la sua è una nomina di copertura di quell’altra nomina più effettiva – quella del cardinale Sandri – predisposta ad hoc per pilotare il prossimo conclave secundum Franciscum, alias secondo una edizione aggiornata e aumentata della Mafia di San Gallo.
Al cardinale Leonardo Sandri sono legato da lunga amicizia, risalente al tempo condiviso nella Pontificia accademia ecclesiastica, poi durante gli undici anni nel medesimo ufficio come segretari di tre sostituti della Segreteria di Stato, e i sette anni di collaborazione, da quando, reduce dalla missione di soli sei mesi come nunzio in Messico, fu nominato sostituto della Segreteria di Stato.
“Amicus Plato sed magis amica veritas”. Questa massima, attribuita ad Aristotele, poi ripresa da Platone nei confronti di Socrate e successivamente da Cicerone, è così spiegata da san Tommaso d’Aquino in Sententia libri Ethicorum, Liber 1, Lectio 6, n. 4–5: “Quod autem oporteat veritatem praeferre amicis, ostendit hac ratione. Quia ei qui est magis amicus, magis est deferendum. Cum autem amicitiam habeamus ad ambo, scilicet ad veritatem et ad hominem, magis debemus veritatem amare quam hominem, quia hominem praecipue debemus amare propter veritatem et propter virtutem… Veritas autem est amicus superexcellens cui debetur reverentia honoris; est etiam veritas quiddam divinum, in Deo enim primo et principaliter invenitur. Et ideo concludit, quod sanctum est praehonorare veritatem hominibus amicis.”
In una nostra traduzione suona così: “Che poi sia necessario anteporre la verità agli amici, lo si dimostra con questa ragione. A colui che ci è maggiormente amico va tributato un onore più grande. Essendo amici di entrambi, cioè della verità e del prossimo, dobbiamo amare più la verità che il prossimo, perché dobbiamo amare il prossimo soprattutto in ragione della verità e della virtù. La verità infatti è l’amico eccellentissimo a cui si deve la riverenza dell’onore. La verità è qualcosa di divino, essa si trova in primo luogo, e come nel suo principio in Dio. Se ne conclude quindi che è cosa santa anteporre agli amici l’onore alla verità”.
Quello che perciò mi accingo a scrivere sul cardinale Leonardo Sandri è ispirato unicamente dall’amicizia che mi lega a lui da quasi cinquant’anni, per il bene della sua anima, per amore alla Verità che è Cristo stesso e per la Chiesa sua Sposa, che insieme abbiamo servito.
Nella prima udienza che Francesco mi concesse dopo quella già nota del 23 giugno 2013 in cui mi chiese del cardinale McCarrick, egli mi pose una domanda simile: “Il cardinale Sandri com’è?” Colto di sorpresa da quella domanda su un mio caro amico, nell’imbarazzo non risposi. Allora Francesco, accostando le due mani aperte, le fece oscillare – come per dire: “Così, così… si barcamena” – e mi fissò negli occhi cercando il mio consenso. Di riflesso, mi venne di confidargli: “Santo Padre, non so se lei sa che il nunzio Justo Mullor, presidente della Pontificia accademia ecclesiastica, fu rimosso dalla nunziatura apostolica in Messico perché si opponeva alle direttive provenienti dalla Segreteria di Stato volte a coprire le gravissime accuse contro Marcial Maciel.” Questo dissi al papa, affinché lo tenesse in conto ed eventualmente rimediasse all’ingiustizia che monsignor Mullor aveva subito per non essersi compromesso, per essere rimasto fedele alla verità e per amore alla Chiesa. È questa verità che qui riaffermo per onorare questo fedele servitore della Santa Sede, sulla cui tomba nella cattedrale di Almeria, in Spagna, ho celebrato una Santa Messa di suffragio.
Già scrissi nella mia prima testimonianza che il principale responsabile della copertura dei misfatti commessi da Maciel fu l’allora Segretario di Stato cardinale Angelo Sodano, la cui recente accettazione delle dimissioni da decano del Collegio cardinalizio è stata collegata alla sua implicazione nella vicenda di Maciel. Egli, oltre ad aver protetto Maciel, non è certamente estraneo alle promozioni di McCarrick. Nel contempo è giusto che venga riconosciuto al cardinale Francis Arinze il merito di essersi opposto, in seno alla Congregazione per la dottrina della fede, al tentativo di Sodano di insabbiare il caso Maciel.
Purtroppo per lui, anche Sandri si lasciò coinvolgere da Sodano in questa operazione di copertura degli orribili misfatti di Maciel. Per sostituire monsignor Mullor a Città del Messico occorreva nominare una persona di sicura fedeltà a Sodano. Sandri ne aveva già dato prova come assessore della Segreteria di Stato. Allora nunzio in Venezuela da poco più di due anni, fu trasferito in Messico. Di queste losche manovre, che i responsabili qualificherebbero come normali avvicendamenti, sono stato diretto testimone in una conversazione da loro tenuta, il 25 gennaio 2000, festa della Conversione di San Paolo, mentre ci stavamo recando alla basilica che porta il suo nome, per la chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il concatenamento delle date di questi trasferimenti è quanto mai significativo: 19 gennaio 2000 trasferimento a Mosca di monsignor Giorgio Zur, da solo un anno presidente della Pontificia accademia ecclesiastica; 11 febbraio 2000 nomina di monsignor Justo Mullor a presidente della Pae, in Messico da appena due anni e mezzo; 1º marzo 2000 trasferimento in Messico di monsignor Sandri dopo soli due anni e mezzo trascorsi in Venezuela. Solo sei mesi dopo, il 16 settembre 2000, Sandri è promosso sostituto della Segreteria di Stato, come braccio destro di Sodano.
I Legionari di Cristo non mancarono di manifestare a Sandri la loro riconoscenza. In occasione del pranzo tenutosi nell’atrio dell’aula Paolo VI in onore dei cardinali creati nel concistoro del 24 novembre del 2007, fra i quali Sandri, rimasi sconcertato quando quest’ultimo mi anticipò quanto stava per comunicare di lì a poco a Papa Benedetto andandogli incontro mentre faceva il suo ingresso: “Santo Padre, mi scuserà se non resto per il pranzo, ma sono atteso da cinquecento miei ospiti dai Legionari di Cristo.”
Ecco che Francesco, dopo aver ripetutamente ed ossessivamente indicato in un non meglio precisato “clericalismo” la causa degli abusi sessuali, per evitare così di denunciare la piaga dell’omosessualità, ostenta egli stesso il più spregiudicato clericalismo, quello di cui accusa gli altri: promuove Sandri cardinale-prete nel maggio 2018 e un mese dopo cardinale-vescovo, così da poterlo approvare vice-decano del Collegio dei cardinali, candidato predisposto da Francesco a presiedere il prossimo conclave.
I fedeli hanno il diritto di conoscere questi sordidi intrighi di una corte corrotta. Nel cuore della Chiesa ci pare di intravedere l’ombra della sinagoga di Satana (Ap 2, 9).
+ Carlo Maria Viganò
Arciv. tit. di Ulpiana
Nunzio apostolico
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