Fatta la nuova religione globale, ora occorre fare i globalisti

Cari amici di Duc in altum, vi propongo qui il mio intervento per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.

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Alla fine della preghiera del Regina Caeli di domenica scorsa Bergoglio, davanti alla piazza San Pietro deserta, ha annunciato che, avendo “accolto la proposta dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana”, il prossimo 14 maggio “i credenti di tutte le religioni” si uniranno “in una giornata di preghiera e digiuno e opere di carità, per implorare Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia di coronavirus”. Ed ha aggiunto: “Ricordatevi: il 14 maggio, tutti i credenti insieme, credenti di diverse tradizioni, per pregare, digiunare e fare opere di carità”.

Ci troviamo di nuovo di fronte a un’iniziativa ispirata al sincretismo che nasce dalla Dichiarazione di Abu Dhabi del febbraio 2019, sottoscritta dal papa e dal grande imam Ahmed Al-Tayyeb. Documento, occorre ricordarlo, dai contenuti oggettivamente eretici, dal momento che vi si legge che Dio vuole la diversità fra le religioni.

Quella dichiarazione, da cui è nato l’alto comitato al quale fa riferimento Bergoglio, è diventata la piattaforma della nuova religione globale che professa l’umanitarismo di tipo massonico. Presentata come “fede abramitica”, la nuova religione eleva a concetto supremo la Fratellanza e ovviamente toglie di mezzo ogni peculiarità cristiana e cattolica.

Nato nell’agosto 2019, l’Alto Comitato per la Fratellanza Umana è composto da leader di diverse religioni e ha lo scopo di promuovere questa nuova religione globale.

Un mese dopo è stata presentata la Abrahamic Faith House, la Casa della fede abramitica, sede della nuova religione. È un “complesso multi-religioso” in costruzione su un’isola, a pochi minuti dal centro di Abu Dhabi, comprendente una moschea, una sinagoga e una chiesa che sorgeranno su fondamenta comuni.

Ogni religione ha bisogno di un suo centro di riferimento, e la nuova religione globale avrà dunque questo complesso nel quale tutto il design è ispirato all’uniformità: niente più differenze, ma solo appiattimento e omologazione.

Nel dicembre dell’anno scorso il Vaticano ha chiesto alle Nazioni Unite, diventate partner privilegiato sotto il pontificato di Bergoglio, di dichiarare il 4 febbraio Giornata Mondiale della Fraternità Umana per celebrare la data dell’anniversario della firma della Dichiarazione di Abu Dhabi.

Ogni religione, oltre che di un centro di riferimento, ha bisogno di una sua festa, e ora la nuova religione globale ha anche una festa.

Per il maggio di quest’anno era stato programmato dal Vaticano un incontro a Roma, la Global Education Alliance, ma la pandemia lo ha fatto rinviare a ottobre. Sarà una grande celebrazione della nuova religione globale, del nuovo umanesimo e della fratellanza globale.

Nel suo messaggio in vista dell’incontro, il papa dice che l’iniziativa “ravviverà l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione”.

Come si può vedere, siamo di fronte a un tipico esempio di langue de bois, lingua di legno. Potremmo definirlo, alla buona, menare il can per l’aia: parole seducenti per le orecchie dei moderni, ma che non dicono nulla, perché nulla devono dire. Perché devono solo produrre suoni gradevoli per il pensiero dominante, che in questo modo viene rafforzato. Colpisce il fatto che tali parole starebbero benissimo sulla bocca dei capi dell’Onu o delle logge massoniche. Non c’è neppure bisogno di cambiare una virgola. È il linguaggio globalista standard. Da notare che il papa usa le stesse espressioni, come “patto di educazione globale”, che appartengono al repertorio, per esempio, di Hillary Clinton, che del globalismo è una fiera sostenitrice e rappresentante.

Non per nulla, d’altra parte, nel gennaio 2019 una loggia massonica spagnola, in un messaggio di ammirazione per Bergoglio, scriveva: “Tutti i massoni del mondo si uniscono alla richiesta del papa per la fraternità tra persone di diverse religioni”.

Non è neppure il caso di aggiungere che in tutti questi documenti e in tutte queste iniziative globaliste il nome di Gesù Cristo non compare mai. Perché non deve comparire. Se l’obiettivo è arrivare a una nuova religione mondiale, che ingloba tutto, Gesù diviene un ostacolo, e dunque va tolto di mezzo.

Colpisce anche il fatto che, nel dare appuntamento per il 14 maggio, Bergoglio si sia rivolto ai “credenti di diverse tradizioni”. Ormai perfino la parola religione è di troppo. Meglio ridurre il tutto a tradizione, cioè a qualcosa di semplicemente umano e terreno, eliminando ogni riferimento alla trascendenza.

Nel prossimo novembre il Vaticano sponsorizzerà ad Assisi l’evento denominato Economia di Francesco. Era stato programmato per marzo, ma è stato anch’esso rinviato a causa della pandemia. L’economia di Francesco, qualunque cosa significhi questa espressione, dovrà servire come base per la nuova dottrina sociale ed economica mondiale, le cui linee si trovano in Evangelii gaudium e nella Laudato si’: un “un modello economico nuovo”, come si dice nella presentazione dell’evento di Assisi, ma nel quale di nuovo sembra esserci ben poco visto che appare in tutto e per tutto una nuova edizione del vecchio egualitarismo di matrice marxista, con una spruzzata di ecologismo.

La nuova religione globale ha poi un suo dogma, che è il Dialogo. Poiché la Fratellanza è l’idolo, il Dialogo è ciò che lo deve nutrire e tenere in vita.  E poi c’è l’altro dogma, l’Ecologia. Visto che non abbiamo più un dio ma la Madre Terra, l’impegno ecologico è ciò che deve accomunare tutti.

Nel messaggio per il lancio del patto educativo Bergoglio raccomanda il “coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità. L’azione propositiva e fiduciosa apre l’educazione a una progettualità di lunga durata, che non si arena nella staticità delle condizioni”.

Che vuol dire? Nulla. Ma suona tanto bene.

Insomma, la nuova religione ha un suo centro, ha una sua festa, ha una sua lingua, ha la sua dottrina sociale, ha i suoi dogmi. Ora si tratta di trovare i fedeli, di formarli passo dopo passo. E vediamo che nulla viene lasciato al caso.

“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani” dice la frase attribuita a Massimo D’Azeglio. Parafrasandola, potremmo dire così: “Fatta la religione globale, bisogna fare i globalisti”. E tutto dimostra che l’operazione sta andando avanti speditamente.

A.M.V.

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