“Gesù, pensaci Tu”. Vita, opere, scritti e eredità di don Dolindo Ruotolo

“Mille preghiere non valgono un atto solo di abbandono. Ricordatelo bene. Non c’è novena più efficace di questa: o Gesù, mi abbandono in te, pensaci Tu!”.

Sono parole, queste, do don Dolindo Ruotolo (1882 – 1970), uno dei più grandi mistici della nostra epoca, la cui vita viene ora raccontata nel bel libro “Gesù, pensaci Tu”. Vita, opere, scritti e eredità spirituale di don Dolindo Ruotolo scritto dalla nipote, Grazia Ruototo, con il contributo del giornalista Luciano Regolo.

Pubblicato dall’Ares (288 pagine, 16 euro), il libro è destinato a restare punto di riferimento per la conoscenza del mistico napoletano, proprio perché fondato sulla testimonianza diretta e documenti originali, anche fotografici, in possesso della nipote Grazia, oggi ultranovantenne, che ha voluto condividere così l’immenso lascito esistenziale e spirituale dello zio.

Sacerdote, esorcista, ora servo di Dio del quale è in corso la causa di canonizzazione, don Dolindo fin da giovane ha intessuto dialoghi con il Cielo, in particolare con il Signore Gesù e la Madonna, ma anche con l’angelo custode e santa Gemma Galgani. La sua figura è legata a quella di Padre Pio, con cui era in contatto spirituale. Due figure, don Dolindo e Padre Pio, simili sotto molti aspetti: la salute sempre provata, i fenomeni mistici come la bilocazione, gli scontri notturni con il demonio, l’obbedienza all’autorità della Chiesa.

Nel 1965 don Dolindo predisse, con tredici anni d’anticipo, l’elezione di Giovanni Paolo II. Doni soprannaturali che erano il frutto dell’adorazione, della preghiera contemplativa, delle mortificazioni mediante le quali il mistico si preparava agli incontri con i fedeli che lo assediavano per ascoltare le sue prediche, confessarsi, chiedere intercessioni e consigli.

Teologo e apologeta, don Dolindo scrisse numerose opere, tra le quali spiccano un Commento alla Sacra Scrittura in più di trenta volumi, ma fu anche autore di semplici messaggi, aforismi e devozioni che gli venivano dettate durante le locuzioni interiori e che il sacerdote trascriveva sulle immaginette che donava a tutti come sostegno nella vita di fede.

Il suo primo insegnamento è stato di vivere guardando sempre a Gesù, nella certezza che in ogni circostanza, anche la più difficile e dolorosa, se ci affidiamo a Lui la nostra vita volgerà al bene.

Alla fine delle lettere si firmava “Il povero nulla sac. Dolindo Ruotolo”, e in quello che può essere considerato il suo testamento spirituale scrisse: “Se picchierete sul mio sepolcro, io dirò ancora: ‘Confido in Dio’. Confido in Dio, sia gloria a te o mio Dio, a te solo, nella mia nullità! … Quando la mia bara sarà benedetta, sorridimi ancora, o Gesù, dal tuo Tabernacolo, abbracciami ancora con la tua Misericordia, suggellami ancora col tuo amore; dimmi, o Gesù: ‘Io sono la Resurrezione e la vita!’. E fa’ che ogni cellula mia che si dissolve nella terra canti la mia nullità e la tua gloria!”.

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Grazia Ruotolo con Luciano Regolo, “Gesù, pensaci Tu”. Vita, opere scritti e eredità spirituale di don Dolindo Ruotolo nel ricordo della nipote, con un invito alla lettura di monsignor Vittorio Formenti (Ares, 2020)

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