Succede in Australia. Anatema Lgbt contro il sindaco di Perth
Cari amici di Duc in altum, vi propongo il mio più recente intervento per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.
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Mentre da noi la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge Zan per il contrasto all’omolesbobitransfobia, sembra il caso di dare un’occhiata a che cosa succede nella lontana Australia.
Vandali che tracciano graffiti di notte sui muri della sua casa, minacce e insulti via social, una petizione popolare che chiede le sue dimissioni immediate. Obiettivo degli attacchi Basil Zempilas, quarantanove anni, dal mese scorso nuovo sindaco di Perth. Ma perché tanto accanimento?
Perché Zempilas, che è anche un noto personaggio della tv e della radio, durante una trasmissione radiofonica d’intrattenimento, occupandosi della questione omosessuale, ha detto che gli esseri umani si dividono in due generi, maschile e femminile, e che “se tu hai un pene sei maschio, se hai una vagina sei femmina. Game over”. Ha aggiunto poi alcune battute circa il fatto che tra i suoi ascoltatori ci sono probabilmente “più persone con i capelli rossi che ermafroditi”.
Apriti cielo. Gli attivisti per i diritti degli omosessuali e dei transgender si sono scatenati e il sindaco è finito rapidamente nella bufera.
“Non è così che dovrebbe comportarsi un sindaco, non è così che qualsiasi persona, al potere o meno, dovrebbe rappresentare qualunque altro essere umano, indipendentemente da sesso, genere, razza. Questo è il 2020, non siamo negli anni Cinquanta! Chi saranno i prossimi nella lista dell’onorevole Zempilas: le donne, i bambini, i disabili? Quando e come si fermerà?”. Così si legge nella petizione popolare lanciata on line una settimana fa dal Perth Scorpions Volleyball Club e che ha raggiunto al momento dodicimila firme (a dire il vero non molte, se si considera che Perth, capitale dello Stato dell’Australia Occidentale, conta più di due milioni di abitanti).
A completamento delle iniziative contro Zempilas, è stata organizzata una marcia “per dire no alla transfobia”.
Il presidente del gruppo pro-Lgbt TransFolk, Hunter Gurevich, ha etichettato i commenti di Zempilas come “ripugnanti, bigotti, di mentalità ristretta, parrocchiali, contrari a quanto dice la scienza”. Inoltre, secondo Gurevich, il sindaco avrebbe esposto “le persone Lgbtqia + al rischio di subire danni, quando siamo già un gruppo sociale vulnerabile”. Lo stesso Gurevich, con il sostegno del presidente del gruppo Pride dell’Australia Occidentale Curtis Ward, ha pubblicato una lettera per elencare minuziosamente i “principi etici” del codice di condotta della città di Perth violati da Zempilas.
“Evidentemente – ha dichiarato Ward – Zempilas non ha capito la differenza tra sesso e genere. È possibile apparire in un modo e sentirsi in un altro. Quando qualcuno dice di essere transgender sta semplicemente dicendo che si sente in modo diverso da come appare. È particolarmente deludente che le dichiarazioni contro la comunità Lgbtqia + siano arrivate dal sindaco di Perth, città che ci sostiene da tempo. Il sindaco ha tradito non solo la nostra comunità, ma il nostro rapporto con la città, e ciò è oltremodo imperdonabile”.
Sottoposto a tali pressioni e anatemi, dopo alcune ore di resistenza il sindaco, specie a causa degli attacchi personali e degli assalti dei graffitari contro la sua abitazione, ha ceduto, e sul sito ufficiale della città di Perth ha pubblicato una dichiarazione: “I commenti fatti durante la trasmissione radiofonica – ha detto – non riflettono i miei valori”.
“I commenti che ho fatto – ha continuato il sindaco cospargendosi il capo di cenere – erano sbagliati. Sono pentito di aver detto quelle cose e mi rendo conto di aver deluso molte persone. Non volevo causare alcun reato. Stavo cercando di essere divertente, ma riconosco che non lo sono stato. Ciò che ho detto era inappropriato e mi scuso. Devo essere migliore e sarò migliore”. Una sconfessione in piena regola, alla quale Zempilas ha fatto seguire un’iniziativa dal forte impatto: i tredici piani della Perth Council House, ovvero la sede del comune, interamente illuminati con i colori dell’arcobaleno.
Basil Zempilas, dopo la dichiarazione, si è di nuovo scusato ripetutamente, anche con un video pubblicato sul sito web del Perth Council, con una conferenza stampa televisiva e nel suo programma radiofonico, ma la sua abitazione privata è stata nuovamente vandalizzata. Durante la sua trasmissione radiofonica del mattino Zempilas, oltre a scusarsi una volta ancora, è tornato sull’argomento intervistando il direttore del quotidiano omosessualista Out in Perth, Graeme Watson, e ha detto di averlo fatto per “istruirsi meglio”.
L’Australia ha legalizzato il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso nel dicembre 2017, un giorno prima della festa dell’Immacolata Concezione.
Aldo Maria Valli
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